«Mondati nel tunnel allo sbaraglio»

«Mondati nel tunnel allo sbaraglio» «Siamo entrati senza respiratori e disinformati, ci avevano detto: brucia un camion» «Mondati nel tunnel allo sbaraglio» Rogo al Bianco, l'accusa dei vigili francesi CHAMONIX DAL NOSTRO INVIATO La lettera è del 24 febbraio 1998. Il comandante dei vigili del fuoco di Chamonix, il capitano Christian Comte che scrive ai suoi superiori: «I respiratori non si possono utilizzare, perché i miei uomini non hanno fatto i previsti corsi di formazione». Comte si riferisce ai respiratori di alta professionalità, a circuito chiuso, che hanno una autonomia di due ore e che sarebbero serviti per il primo intervento nell'inferno del Traforo del Monte Bianco. Il perché è nel bilancio destinato alle attrezzature dei pompieri: ci volevano diecimila franchi (circa 3 milioni) che non erano disponibili. E ora scoppia la polemica in Alta Savoia. Sui primi soccorsi, che non hanno potuto far nulla perché non attrezzati al meglio e sulle prime notizie date dal Traforo alle squadre di soccorso. «C'è un incendio ci hanno detto, ma, senza specificare che era un rogo di quelle proporzioni», ricorda un pompiere. E «Jojo» Georges Tosello, vigile del fuoco di Chamonix è morto. Era lui il caposquadra del primo nucleo di soccorso. «Si è sacrificato per i compagni», ha detto ieri il comandante dei vigili dell'Alta Savoia Jean-Guy Laurent. Su quella camionetta, ora ridotta ad un ammasso di rottami, c'erano soltanto i quattro respiratori con venti minuti di autonomia in dotazione, ma i vigili erano sei. «Jojo» non ce l'ha fatta. Ieri i compagni l'hanno ricordato davanti a quanto rimane del rifugio numero 12, a un terzo di Tunnel, dove Tosello è morto. Per questo ci sono due inchieste, condotte sia dal procuratore di Annency, Bruno Charve, sia dal giudice istruttore di Bonneville Jacques Gueston. La prima inchiesta sulla morte di «Jojo» e sui soccórsi, la seconda sull'incidente, sull'efficienza dei servizi di sicurezza. Le vittime da ieri sono salite a 45. Automobilisti e camionisti potevano essere raggiunti prima e quindi potevano essere salvati? Questo è l'interrogativo che si pongono i magistrati. Il capitano Comte da anni chiede più mezzi e anche una caserma più efficiente. I vigili del fuoco con attrezzature appropriate per poter intervenire in un rogo di così vaste proporzioni sono dovuti venire da Lione e da Ginevra, ma sono giunti a Chamonix solo due ore dopo, quando la galleria si era trasformata in un forno. I magistrati dovranno anche chiarire quando il camion dell'autista belga Gilbert Degraves ha incominciato a bruciare: all'inizio della galleria o a metà, dove Gilbert lo ha lasciato già avvolto dalle fiamme? Rimane il mistero del nastro scomparso della registrazione del circuito tivù intento del Tunnel. Il procuratore Charve dice soltanto: «Esiste un problema». E' possibile che «il problema» si riferisca ad uno dei due nastri esistenti che sarebbe scomparso o forse manomesso. L'ipotesi deriva dalle prime informazioni date sul versante italiano. L'amministratore della Società del Traforo Ruggiero Bor¬ gia aveva parlato di un fumato che mostrava quanto registrato dalle telecamere 1 e 2 cioè poco dopo l'imbocco della galleria sul versante francese e che un impiegato del Tunnel era stato per questo mandato a fermare il camion. La versione è poi cambiata. Franco Colombo, vice presidente del Traforo, ha detto: «Il camion ha cominciato a fumare solo a metà galleria». I nastri comunque sono due, uno registrato nella sala comandi italiana, l'altro in quella francese. Esiste anche un testimone e cioè un impiegato della Società francese che avrebbe visto la registrazione sulla consolle della sala comandi. Ieri l'uomo è stato interrogato dalla polizia. Sul fronte dei soccorsi vi è poi un rapporto del 1998 dei «Services Departimentaux» dell'Alta Savoia in materia di incendi e sicurezza che mette in guardia le autorità sui possibili problemi del Traforo del Bianco nel caso di un incendio. Parla di «copertura dei pericoli per definire i mezzi più idonei a far fronte ai rischi». In quel rapporto il sistema di areazione del Traforo del Monte Bianco è definito insufficiente. In un'altra parte poi si insiste sull'impossibilità di intervenire con efficacia in caso di un incendio di grande proporzioni. Ma sia sul versante italiano, sia su quello francese, le società di gestione del Traforo dicono «di non conoscere il rapporto». Chi dice invece di conoscerlo è Pierre Breuil, prefetto di Bonneville, che sbotta con un'imprecazione francese. Insomma, per il prefetto quelle sono solo parole. Breuil aggiunge: «Sappiamo del rapporto. E' nonnaie che ci fossero critiche dopo un disastro del genere. Ricordiamoci che il Traforo è un'opera datata, tuttavia i sistemi di sicurezza hanno funzionato lo stesso, anche quello di areazione e di ventilazione». E' possibile però che le apparecchiature abbiamo avuto un'avaria. I pompieri di Chamonix, compagni di «Joio», hanno detto che da alcune delle bocchette dell'aria pura usciva fumo. Ciò potrebbe significare che una delle cinque condotte che corrono sotto la carrozzabile avrebbe una falla, oppure che dall'esterno sia stato aspirato del fumo e immesso in uno dei tubi. Il comandante dei pompieri Jean-Guy Laurent dice: «E' la giustizia che deve stabilirlo». Questa mattina il premier francese Jospin sarà al traforo, dove porterà la solidarietà de) governo. Enrico Martinet Altro attacco: ignorato il rapporto di un anno fa in cui si segnalava che il tunnel sarebbe stato a rischio in caso di incendio Stamani al traforo il premier Jospin I vigili del fuoco francesi rimuovono uno dei veicoli rimasti coinvolti nel rogo all'interno della galleria del Monte Bianco

Luoghi citati: Breuil, Ginevra, Lione, Savoia