Bologna, la rivincita dei Ds

Bologna, la rivincita dei Ds La nomination alla candidata che era sostenuta dalla Quercia. Vitali: alle primarie hanno vinto i partiti Bologna, la rivincita dei Ds Mia Bartolini l'ottanta per cento dei voti BOLOGNA DAL NOSTRO INVÌATO La Convention magari ò un po' casareccia, non ci sono bandiere e trombe, non ci sono ballerine e le tv. L'Ulivo fa festa alla sala congressi dell'Atc, quartiere Bolognina, città operaia, e per ora conta i numeri delle primarie e dice che sono grandi numeri. In fondo ha ragione: 20 giorni per rabberciare il voto e 21688 schede nelle 61 sezioni allestite in fretta sono «davvero un risultato eccezionale», come sottolinea Prodi, lasciando la convention. Ha vinto Silvia Bartolini, candidata ufficiale dei ds alla poltrona da sindaco, anzi ha stravinto: 17224 preferenze, pari al 79,95 per cento. Il primo che si alza in piedi ad applaudire è Imbeni, «l'ultimo dei grandi sindaci», come hanno voluto raccontare a Bologna. E non è un caso. Stasera, Imbeni sarà a cena a casa di Giuseppe Campos Venuti, architetto e assessore all'urbanistica ai tempi di Zangheri, e con loro ci saranno Federico Stame e Giorgio Pesti, ex anima nobile del psi, e Felicia Bottino, sovrintendente al Teatro Comunale. Regista della cena è Zangheri, che è poi il regista dell'operazione Bartolini: un candidato di fiducia, un funzionario dal buon curriculum, per ricompattare il partito dei grandi vecchi di Bologna, uniliato da una crisi nata prima al proprio interno e poi esplosa fuori, in città, sui giornali, nelle tv. Adesso, come dico Roberto Matulli, segreteria ds, uno dei garanti delle primarie, «si ricomincia da capo, si butta via tutto il male che ci è piovuto ad¬ dosso in questi mesi». In realtà, non è così semplice come sembra. Ripartendo da zero, il partito dovrà fare i conti con i numeri anche al suo interno. Le primarie per il candidato sindaco di Bologna hanno detto che dopo la Bartolini, Cevenini ha preso 1876 voti, cioè l'8,73, Giorgio Celli 1363, pari al 6,34 e Giuseppe Paruolo, quello indentificabile come prodiano, 1071 preferenze, ultimo della fila. Ma questo significa che come minimo almeno il 4,98 per cento dei voti di sinistra possono andare all'asinelio di Prodi e Di Pietro. E in realtà, spiega Filippo Boriani, portavoce dei verdi e coordinatore dell'Ulivo, «la percentuale dovrebbe salire ancora, perché i voti dei Democratici erano distribuiti pure fra quelli che ha preso Cevenini». Diciamo, in tutto, l'8%, giusto? Boriani dice forse, tergiversa un po', dice che non si possono fare calcoli così. Però avverte: «Non sono pochi». Un sondaggio dell'Istituto Cattaneo, fronte Mulino e quindi fronte Prodi, attribuisce all'asinelio l'I 1%. Un altro sondaggio della Macno, cioè del Polo, consegna ai Democratici lo stesso ìndice di gradimento a Bologna, 10-11%. Cosi suddivisi: il 2% lo prenderebbero a Guazzaloca, il candidato della destra, molto ai ds, e poi soprattutto farebbero scomparire il ppi. Ce n'è per turbare i sonni di molti a sinistra. Ma c'è di più. Prodi a Bologna vanta forti amicizie e simpatie nel mondo potentissimo delle cooperative. Luciano Sica, presidente del Granarolo, una delle più importanti cooperative d'Emilia, è compagno di bici dell'ex presidente, e, guardacaso, non voleva saperne di sostenere la Bartolini. E' prodiano Pierluigi Stefanini, presidente della Coop Adriatica, la più grande cooperativa di consumo, ed è prodiano pure Lazzari, dell'Ansaloni, coop di costruzioni. E Gianni Consorte, presidente e amministratore delegato dell'Unipol, non è prodiano, è l'unico vero uomo di D'Alema nel mondo della cooperazione, e però era lo stesso scettico sulla candidatura di Bartolini. Alla fine, attorno a lei, hanno fatto quadrato gli uomini del vecchio pei di via Barberia, quello della città dei sindaci. E tornato in campo Zangheri e 'Imbeni ha appoggiato la sua protetta. Visti i risultati persino inattesi delle primarie, per ora hanno vinto loro. E Vitali, il sindaco uscente, sospettato di guardare con troppa simpatia a Prodi, e forse emar- ginato anche per questo, sembra quasi riconoscerlo: «Ritengo questa partecipazione al voto un successo eccezionale. Detto questo, tengo ferme le mie valutazioni sulle primarie, che si debbano svolgere prima che i partiti decidano le candidature. A Bologna si è fatto l'opposto». Nonostante tutto, le divergenze restano, le polemiche continuano. E sarà un caso, ma i tre emergenti del pds di Bologna o sono passati all'asinelio come La Forgia, o restano nel partito da dissidenti prodiani come Sergio Sabatini e Walter Vitali. La verità è che il nemico se non è in casa poco ci manca. E Prodi, intanto, quando esce dalla convention non fa solo i complimenti alle primarie: «Sono un fatto grosso, una conseguenza immediata del bipolarismo, di una nuova forma di governo con una forte partecipazione dal basso». Dice anche: «Adesso vanno fatte in tutti gli altri casi». Nelle altre città, dove i ds non possono contare sull'organizzazione di Bologna, e per scegliere il leader di governo. Beh, più chiaro di così... Pierangelo Sapegno Ma un sondaggio prevede l'll% per la lista dei Democratici Ultimo il candidato ufficiale di Prodi Il professore soddisfatto: successo eccezionale per la partecipazione alle urne, adesso bisogna scegliere così il candidato premier Il leader dei Democratici Romano Prodi A destra Silvia Bartolini che ha vinto le primarie dell'Ulivo a Bologna