«Milosevic, uomo di ingegno» di Gian Antonio Orighi
«Milosevic, uomo di ingegno» «Milosevic, uomo di ingegno» Libro di Holbrooke sui segreti di Dayton MADRID NOSTRO SERVIZIO Richard Holbrooke, il plenipotenziario statunitense artefice degli accordi di pace in Bosnia firmati nel novembre del '95 a Dayton, conosce meglio di nessun altro Slobodan Milosevic. Il «Kissinger dei Balcani», che ha cercato invano di convincere Belgrado a negoziare sul Kosovo, trattò tre anni e mezzo fa con Milosevic, da agosto a novembre. Da quel grande successo Holbrooke, 57 anni, diplomatico di carriera, ha tratto un libro, «Per farla finita con la guerra». Il libro, i cui passi salienti sono stati anticipati ieri da «El rais», non solo svela tutti i retroscena di Dayton, ma fornisce anche mi insegnamonto validissimo oggi. E le sorprese non sono poche. «Il mio primo incontro con il presidente serbo avvenne il 17 agosto del '95, e durò quasi sei ore - esordisce Holbrooke -. Il nostro ultimo ambasciatore in Jugoslavia lo definiva così: "Milosevic produce un'ottima prima impressione in chi non abbia informazioni per refutare le sue soventi affermazioni erronee". Molti senatori o parlamentari americani uscivano dal suo ufficio dicendo: "Non è neanche la metà di quell'uomo malvagio che mi aspettavo!"». «Ma, nonostante il suo ingegno, Milosevic stava giocando con parole prive di contenuto. E lo sapeva. Dagli inizi dell'anno discuteva su cambi senza importanza nelle sue bozze, senza offrire niente in cambio. Il suo obiettivo continuava ad essere evitare le sanzioni senza dover pagare per ciò nessun prezzo». «Dick», che tornò a riunirsi con Milosevic il 30 agosto mentre la Nato bombardava le posizioni serbobosniache, scrive: «Dissi a Milosevic che se ci garantiva la fine dell'assedio di Sarajevo, io avrei "raccomandato" una sospensione dei bombardamenti. Lui, sempre in comunicazione diretta con Mladic, il comandante dei serbo-bosniaci accusato dal Tribunale Internaziona¬ le di essere un criminale di guerra per il massacro di migliaia di persone, mi trasmise la risposta di Mladic: "Ha la sua promessa di fermare le azioni contro i musulmani a Sarajevo se i musulmani e la Nato fermano le azioni contro le sue truppe". La trattativa falli». Il 13 settembre Holbrooke toma a Belgrado. «Milosevic disse che la situazione richiedeva "tranquillità" - racconta il plenipotenziario Usa -. Credevo di poter conseguire che i serbo-bosniaci accettassero un "cessate il fuoco" in cambio della fine dei bombardamenti. Allora disse Milosevic - dobbiamo convocare una conferenza di pace per farla finita con la guerra. D suo cambiamento mi sorprese. Pensai, non per la prima volta: se i bombardamenti continuano ancora un po', le opportunità di pace saranno maggiori. Incontrari poi Mladic e Karadzic. Ed arrivò quindi Dayton». Forse una prefigurazione del '99. Gian Antonio Orighi
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