Per 6 ore braccato nel buio

Per 6 ore braccato nel buio Per 6 ore braccato nel buio // «film» dell'operazione di recupero DALLA PAURA ALLA SALVEZZA AVIANO DAL NOSTRO INVIATO Sei ore nei boschi: buio, freddo, paura. La sensazione di essere preda dentro il cerchio di una caccia che si stringe sempre più. Sei ore sperando che l'esile filo elettronico del trasmettitore di segnali abbia raggiunto le apparecchiature degli Awacs in volo, lassù, oltre le poche nuvole di questo cielo serbo. Questo è il racconto della lunga notte del capitano Ken Dwelle, originario del New Mexico, pilota dell'I7-117 caduto a Nord Ovest di Belgrado e poi salvato con un'azione di commando. Guarda l'orologio dal quadrante fosforescente, l'ufficiale. Sono le 3 e lui è qui dalle 21 : da quando, cioè, il paracadute lo ha fatto scendere in una radura ai margini della boscaglia. Vede, molto lontane, luci inquietanti: i cacciatori che seguono la sua pista. Si addentra, allora, ancor più nel folto. Tempo per aver paura e per sperare. E, intanto, per ripercorrere il film di questo volo tagliato a metà dalla sfortuna: Ken ricorda il momento in cui il suo «Falco nero» si è sollevato nella luce del tramonto dalla pista di Aviano puntando in direzione opposta al sole. Erano le 18,48. Dopo pochi minuti, nel cielo si è compattata l'intera formazione degli Stealth: otto micidiali macchine da guerra che costano quasi 100 miliardi l'una e che, tra i Paesi della Nato, soltanto gli Stati Uniti possiedono. Sera quieta sull'Adriatico; nei piloti, come sempre, il senso di sicurezza che nasce dal manovrare aerei praticamente invisibili ai radar: le apparecchiature di avvistamento, infatti, quando inquadrano un F-l 17 registrano un segnale uguale a quello prodotto da un piccione in volo. Ora i caccia, scuri come ombre, sono quasi sull'obiettivo. Nessuno ancora sa che cosa accada all'aereo del capitano Dwelle: si sa soltanto che il pilota preme il pulsante per far esplodere il meccanismo d'espulsione del suo sedile. Un guasto improvviso che ha schiantato il motore? O, forse, sullo schermo del computer di bordo è giunto il segnale più temuto, quello che annuncia l'inarrestabile arrivo di un missile? Ken, ancora frastornato dalla spinta che l'ha catapultato nel buio, scende appeso al pa¬ racadute. Lunghi momenti d'apprensione quando scorge la terra nemica. Tocca il suolo e subito gli scattano nella mente le regole mille volte applicate durante gli addestramenti alla base di New Mexico: 1) nascondere il paracadute; 2) trovare un rifugio dal quale, «senza esporsi», poter inviare i segnali elettronici che indicano la propria posizione. Indossa un giubbotto salvavita che contiene una bussola, un ricevitore che consente di sapere, in ogni angolo del pianeta graziti all'aiuto di un satellite, dove ci si trovi con un'approssimazione di dieci metri. Il pilota fa «il punto», quindi lo comunica attraverso segnali in codice con la sua trasmittente. Come da manuale ripete l'operazione allo scoccare di ogni ora. Il contatto arriva quasi subito. Cuore stretto dalla tensione, Dwelle invia, allora, agli Awacs, che accompagnano tutte le missioni, un nuovo segnale: composto da una cifra, una lettera e una parola d'ordine. Ora, nel freddo ventre di questa notte, non resta che sperare ed attendere che le pattuglie mimiche si allontanino. Ken controlla il suo kit di sopravvivenza: fischietto, specchio, bengala, trousse per il pronto soccorso, coperta termica, una razione di cibo ed acqua. E controlla anche il foglio su cui, extrema ratio, sono scritti i nomi di chi, in qulla zona, può eventualmente prestargli aiuto. Centinaia di chilometri a Ovest di quest'uomo in tensione, il dispositivo d'emergenza è già scattato. Gli Awacs hanno fatto rimbalzare le indicazioni del pilota alla base attorno a Brindisi, dove è di stanza il Hi" gruppo operazioni speciali. Si alza un elicottero Super Stallion accompagnato da duiCobra. Un breve balzo, fino al ponte di una portaerei che incrocia nell'Adriatico, per fare rifornimento. Quindi, il volo sul territorio nemico guidati dagli aerei radar mentre sciami di cacciabombardieri pattugliano il cielo per tenere lontani i Mig di Milosevic. Sono ormai le 3 quando la notte del capitano Dwelle ha un sussulto di gioia. Sulla radura a poche decine di metri da lui, si posa il grande Stallion. Ora la fuga può riprendere. Ma il dispositivo di soccorso, denominato CSAK (ricerca e salvataggio di combattimento) prevede un altro atto: il recupero della scatola nera e di tutte le apparecchiature tecnologicamente più sofisticate dello Stealth Non e certo che il commando sia riuscito anche in questo compito. Cosi come sembra fantasiosa la voce secondo cui, andandosene, gli americani avrebbero sparato un missile sul relitto per regalarlo inutilizzabile ai serbi. Meno di due ore: Ken Dwelle ed i suoi salvatori arrivano alla base di Tuzla in Bosnia. Sono le 5: è il tempo di un altro trasferimento volando, questa volta, in cieli amici: è l'alba quandi) un aereo atterra ad Aviano. Il capitano è davvero al sicuro. Qualcuno sostiene che, prima di andare finalmente a dormire, abbia commentato: «E' bello sapere che quando sei nei guai c'è chi non ti lascia solo e lavora per portarti a casa». Ma questo è un altro film. Renato Rizzo Il drammatico lancio dal jet che precipita sul territorio nemico Poi una notte nascosto nei boschi La vita affidata a un apparecchio elettronico che calcola la posizione e a un messaggio radio in codice Gli elicotteri di soccorso atterrano nella zona battuta dalle pattuglie dell'esercito serbo Al ritorno: «E' bello sapere che quando sei nei guai c'è chi non ti lascia solo e ti riporta a casa» Qui accanto le varie fasi dell'operazione di salvataggio Il radar di un aereo Awacs che ha ricevuto il segnale del trasmettitore del pilota

Persone citate: Milosevic, Renato Rizzo, Sera

Luoghi citati: Aviano, Belgrado, Brindisi, New Mexico, Stati Uniti