«La nostra prima vittoria»

«La nostra prima vittoria» Danze di gioia sui rottami. a Belgrado concerto rock: scusate, non sapevamo che era invisibile «La nostra prima vittoria» I serbi in festa per l'F-117 abbattuto BUDENOVCI DAL NÒSTRO INVIATO La superstar dei superarmamenti della superpotenza giace in un fangoso campo di mais appena fuori del villaggio, a poche decine di metri dalle ultime case, in mezzo alla pianura verso il confine con l'Ungheria, già un sapore di puzta, di mare di erba non ancora cresciuta. Ecco visibile e concreta, l'ala ferita, accasciata, del caccia invisibile, materializzato qui a terra, il meglio dei laboratori scientifici più avanzati, tutto materie nuove, ridotto a rottame. I contadini del villaggio si avventano su di essa, i giornalisti pure. Ognuno cerca di agguantare un pezzo, un pezzettino, del materiale di carbonio a più strati che copre l'ala, quello che lo rende invisibile ai radar. Siamo a poco meno di un'ora d'auto da Belgrado, a Nord Est, uscita a Ruma dall'autostrada per Zagabria e proseguimento su strade secondarie Abbattuto o caduto per malfunzionamento, il misterioso, leggendario i'"-ll7, l'invisibile, e un trofeo di guerra che stimola l'orgoglio nazionale, mentre la Jugoslavia e la sua capitale restano sotto tiro. Domenica mattina alle otto in punto, Belgrado e squassata da un boato che come un colpo di terremoto scuote le case. In un grande concerto rock patriottico in centro sotto la pioggia, dominato dalle musiche del film Underground di Kusturica, svetta un vistoso, ironico striscione in inglese: «Ci dispiace, non sapevamo che fosse invisibile». Finora silenzioso sulle operazioni militari, lo Stato Maggiore avverte la potenza di immagine nell'aver abbattuto ii meglio del meglio, e permette alla stampa internazionale di recarsi sul po- sto, a verificare. E' un maggior successo militare sul piano tattico in una campagna in cui, davanti agli attacchi Nato, le forze jugoslave sono finora rimaste stranamente passive, come se stiano preparando mosse a sorpresa. Intanto eccoci in questo villaggio di casette tutte eguali, abitazione e stalla, su due strade che si incrociano al centro. Girando a sinistra venendo dall'autostrada, una scuola materna. Nel cortile si intravedono alcuni carri armati. Conferma che qui l'armata ha dislocato i suoi mezzi, come in tutto il paese, in luoghi ben diversi dagli obiettivi militari che la Nato sta colpendo. La strada su cui è la scuola materna finisce sui campi ed ecco giù in fondo, a poche decine di metri dalle ultime case, l'ala del caccia, rottame qualsiasi, non della star dei mezzi d'attacco. Su di essa in più punti si distinguono otto fori di mitragliatrice. Intatta la stella delle forze armate americane. La fusoliera dell'aereo è più distante, laggiù tra un ciuffo d'alberi a qualche chilometro. Non ci si può avvicinare ad essa. L'armata la sta recuperando, c'è un gran via vai di trattori. Lo Stato Maggiore ha permesso la visita, ma non dà alcun rapporto o precisazioni sull'abbattimento o caduta che sia. Intorno ai giornalisti si affollano alcuni degli abitanti del villaggio, disposti a parlare malgrado la rigidità di informazioni .stabilita dall'armata. Dalle loro parole appare chiaro che il caccia invisbile è stato abbattuto, non caduto per guasti. Jivko Nepotic, 55 anni; «Erano le nove di sabato sera, e abbiamo avuto grande paura. Ho visto il missile terra-aria centrare l'aereo, che è diventato una palla di fuoco, ha fatto alcuni giri su se stesso ed è caduto. L'intero villaggio è accorso qui poco dopo. Nessuna traccia del pilota. Siamo rimasti qui a lungo, mentre laggiù in lontananza T'aero bruciava, ma non ci siamo avvicinati. Qui è pieno di militari che hanno bloccato la zona». Un sottufficiale: «Ho sentito una doppia esplosione, con alcuni minuti di intervallo. Due missili. La prima esplosione molto forte, la seconda meno. Sette, otto secondi dopo la prima esplosione, un grande bagliore in cielo, poi l'aereo è venuto giù, e si è incendiato laggiù in fondo. Una mez¬ z'ora dopo, mentre continuava a bruciare, ha un'altra esplosione». Adesso, sull'ala, si avventano abitanti del villaggio e giornalisti, a caccia di un souvenir del caccia invisibile, mentre l'armata sta facendo tesoro del ricco bottino tecnologico della fusoliera e del cockpit, degli strumenti di comando. Davanti al circo delle Tv di mezzo mondo, davanti a centinaia di fotografi e giornalisti, gli abitanti del villaggio si entusiasmano. Sentono che Budenovci passerà alla storia come il luogo in cui Davide ha abbattuto Golia, sia pure non decisivamente. Alcune donne salgono sull'ala, improvvisano danze, cori. E un'altra festa ci sarà oggi se verrà confermata la notizia, diffusa nella notte dalla radio ufficiale jugoslava di altri due aerei della Nato abbattuti a Sud-Ovest di Belgrado. Moti di gioia per il successo militare che almeno per ora riscatta molte frustrazioni. Ma intanto l'armata si sta rifacendo in Kosovo, mentre a Belgrado, insieme col festoso concerto rock sotto la pioggia, trovano sfogo gli estremismi. L'ambasciata di Croazia è stata circondata e assaltata da un centinaio di manifestanti, che hanno tentato di farvi irruzione, ma sono stati bloccati dalla poizia. Sui muri dell'ambasciata di Francia è apparsa mia grande scritta, «Repubblica Corsica». Vano tenere il conto degli ululati delle sirene d'allarmeper gli attacchi. Il boato di ieri mattina, quello da scossa di terremoto, dovuto a missili che hanno colpito obiettivi vicini all'earoporto internazionale: per lo spostamento d'aria, le vetrate dell'aerostazione sono andate in frantumi. Belgrado, deserta tutt'oggi dopo il concerto, è da ore silenziosa e vuota. Ma la notte non sarà muta. Fernando Mozzetti I contadini si contendono i pezzi di ala come souvenir La radio jugoslava «Due altri aerei nemici colpiti nella notte» Di fianco, soldati dell'esercito jugoslavo esaminano i resti dell'F117 Stealth «l'aereo Invisibile» precipitato ieri vicino al villaggio di Budenovci 45 chilometri a NordOvest di Belgrado. Nella foto grande, gli abitanti del villaggio danzano sulla carcassa del velivolo

Persone citate: Fernando Mozzetti I, Golia, Kusturica, Ruma