« Bertinotti? E' come D'Annunzio » di Antonella Rampino

« Bertinotti? E' come D'Annunzio » INTERVISTA IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA « Bertinotti? E' come D'Annunzio » Diliberto: fa solo bei gesti, noi lavoriamo per la pace GROMA UERRIGLIA nelle piazze e davanti alle ambasciate, Botteghe Oscure presa d'assalto, e una settimana, la prossima, di manifestazioni a gettito continuo: la sinistra di fronte alla guerra reagisce retrodatando se stessa di un buon quarto di secolo. Oliviero Diliberto, che dell'estrema non è mai stato, dice da buon comunista che «la pace è un tema fondante, il rifiuto della guerra è non a caso architrave della Costituzione italiana, voluto da socialisti e comunisti, e dai cattolici». E per quel che riguarda i Comunisti italiani, da poco divorziati da Bertinotti, è addirittura all'inizio di tutto. Percbé fu sul Voto per l'intervento nella Guerra del Golfo, nell'agosto del 1990, che 11 senatori dell'alloro pei si alzarono, e se andarono, dando poi vita a Rifondazione comunista. «La guerra per un comunista è sempre sbagliata, e si può'sempre evitare», dice Diliberto. Lei è dunque d'accordo con Bobbio, quando dice che essa è una scommessa sempre, perché si scopre solo alla fine, e dopo molte distruzioni, se era giusta guerra? «La guerra non è solo una scommessa: parafrasando Talleyrand e Fouché, "è peggio che un delitto, è un errore". Perché non risolverà il problema. Lo vediamo anche in queste ore. Esattamente come in Iraq, i bombardamenti piegheranno la popolazione civile, ma non i governi». Lei è un comunista al governo. Nessun disagio, mentre la sinistra manifesta contro i bombardamenti? «Cossutta ha invitato tutti gli italiani a scendere nelle piazze. Disagio no, perché il nostro governo si è mosso con determinazione nel cercare la via negoziale fino all'ultimo. Tant'è che è ancora aperta l'ambasciata italiana a Belgrado». Voi Comunisti italiani non rischiate di pagare con un salasso elettorale l'essere al governo? «Faccio una domanda: ma se noi uscissimo e il governo dovesse cadere, la guerra finirebbe? Si vedrà il 13 giugno, e comunque questo è l'ultimo problema per un comunista in presenza di una guerra. Spero che le nostre classi sociali di riferimento si rendano conto che è più utile cercare di condizionare il governo verso una posizione di pace che fare un sit in di cinquanta persone di fronte a un'ambasciata». E' piuttosto difficile, però, distingue la vostra posizione da quella di Bertinotti, che Eugenio Scalfari ha definito di «querimonie con radici oniriche, politicamente e razionalmente inconfaconti». «La differenza tra noi e Bertinotti è abissale, è la differenza che c'è tra le parole e le cose, tra i comunisti e D'Annunzio, tra chi costruisce pazientemente, vorrei dire togliattianamente, una linea politica, e chi invece fa solo bei gesti». Nel popolo comunista dei fax c'è qualcuno che propone «Ricostruiamo il muro di Berlino». Questa guerra insinua nostalgie di guerra fredda? «L'equilibrio del terrore non è un bel ricordo per nessuno. I comunisti italiani hanno fatto i conti con questo ben prima del crollo del Muro. Noi non vogliamo tornare a quel tempo, speriamo non lo voglia anche l'unica parte rimasta in piedi». La partita politica che si gioca dietro l'operazione Determinateti force riguarda anche il ruolo della Nato, e sono osservatori europei a notare che forse si vuole imporla all'Europa come propria forza di sicurezza. Questo mette voi Comunisti italiani in posizione ancora più difficile. «Noi stiamo preparando il nostro congresso e questo è uno dei punti centrali: si deve creare un sistema di difesa europeo, che aiuterebbe l'Onu, ormai in crisi preagonica». Però Cossutta continua a minacciare la crisi di governo. Reggeremo ancora per poche ore, ha detto, mentre Dini avverte che la fine dell'attacco non è questione di ore. «Noi tutti ci auguriamo che l'iniziativa del governo italiano sortisca, nel tempo che è necessario, risultati di successo. Che ci sia la sospensione dei bombardamenti e si riapra un tavolo di trattative: questo implica che ci sia anche da parte di Milosevic un atteggiamento costruttivo. Lo sforzo per il cessate il fuoco non può che essere uno sforij congiunto». Diliberto, se il governo D'Alema è favorevole alla via diplomatica, ci dica cosa si sta facendo in queste ore. «Si sta lavorando, il governo italiano si sta muovendo per il cessate il fuoco. Quando e in che for- ma sarà, non lo sappiamo. Ci stiamo battendo, il Parlamento ha votato, anche grazie a noi, una mozione che impegna all'azione diplomatica...». Una mozione con molte scappatoie semantiche. «Queste dipendono sempre dalla volontà di mettere in pratica l'impegno politico. Il governo italiano è di centrosinistro, si impegnerà a fondo per la pace. Noi comunisti vigileremo che non ci siano cadute di questo profilo. Senno ne trarremo le conseguenze». Cossutta ha detto che le lettere di dimissioni dei ministri comunisti sono pronte. Cosa c'è scritto sulla sua? «I^a mia è qui, nel cassetto. C'è scritto semplicemente che le condizioni non sono tali per consentire che i comunisti restino nel governo. Il che non vuol dire che noi non vogliamo che questo governo comunque prosegua. Se dovessimo dimetterei, questo non vorrebbe dire che usciremmo dalla maggioranza. Tutto vogliamo, fuorché la caduta del governo. Antonella Rampino «Pronto a dimettermi ma questo non vuol dire che usciremo dalla maggioranza» «Si deve creare un sistema europeo di difesa che aiuti l'Onu, ormai in crisi preagonica» Luigi Manconi

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