D'Alema e Clinton; sì a interventi più duri

D'Alema e Clinton; sì a interventi più duri Cossutta s'appella al popolo. Manconi al premier: fino a che punto staremo con la Nato? D'Alema e Clinton; sì a interventi più duri Palazzo Chigi: ma subito dopo riparta il negoziato ROMA. «Determinare le condizioni essenziali che costrìngano la Serbia a fermare i massacri e consentano di sviluppare una iniziativa politica per una soluzione equa basata sul rispetto dei diritti umani e della pacifica convivenza»: è questo l'obiettivo del governo italiano «permanentemente impegnato, nel momento in cui l'Italia assolve alla sue responsabilità contro la barbarie dell'aggressione alle popolazioni del Kosovo». Lo ribadisce, a tarda sera, una nota di Palazzo Chigi. E l'avevano chiesto, durante il giorno, molti esponenti del partito di Cossutta, sempre agitando le lettere di dimissioni che i loro ministri hanno in tasca. «Anche oggi il presidente del Consiglio, in stretto collegamento con i ministri degli Esteri, della Difesa e dell'Interno - si legge nella nota - ha seguito gli sviluppi dell'azione militare e delle iniziative umanitarie con cui far fronte al dramma dei profughi». D'Alema ha avuto anche «una serie di contatti intemazionali con gli alleati della Nato e, d'intesa con questi, con autorità di altri Paesi interessati ad aprire un varco che conduca alla ripresa di un negoziato ragionevole». Palazzo Chigi, guardando alle tensioni di Montecitorio, conferma anche che, «così agendo il premier rispetta in pieno gli impegni assunti in Parlamento, nell'interesse del Paese e per l'affermazione dei principi umanitari dell'intera Comunità intemazionale». Poco dopo, mentre si accingeva a partire per Camp David, il presidente degli Stati Uniti annunciava di aver «consultato i capi di governo europei, compreso Massimo D'Ale¬ ma, e di averli trovati d'accordo sulla necessità di intensificare l'azione militare contro Belgrado». Due segnali apparentemente in contraddizione, che sembrerebbero confermare l'esistenza di due linee inconciliabi - all'interno del fronte Nato: i "trattativisti", con D'Alema in testa da una parte, gli "intransigenti", con Clinton e Blair dall'altra. In realtà nel corso dei contatti telefonici fra Casa Bianca e Palazzo Chigi (sarebbero stati almeno un paio negli ultimi due giorni), Clinton e D'Alema avrebbero concordato sulla necessità di inasprire l'azione militare contro la Serbia. E l'intesa su questo punto sarebbe stata ancor più facile dopo le notizie del mezzo milione di profughi in fuga e dell'intensificarsi delle azioni militari degli uomini di Milosevic contro le popo¬ lazioni del Kosovo. La risposta della Nato, dunque, non sarà breve e durerà alcuni giorni «e non ore», come ha detto lo stesso ministro Dini ieri. Ma subito dopo - e questo è lo spirito del comunicato di Palazzo Chigi - il governo italiano, anche sulla base degli impegni presi da D'Alema in Parlamento, si augura che la diplomazia riprenda il suo spazio, e si riera min ci a trattare. Per ribadire questo obiettivo, Massimo D'Alema ha contattato telefonicamente sia il Cancelliere tedesco Gerhard Schrooder che il governo francese. E la discussione, anche negli alui Paesi, è aperta. Intanto, sul fronte italiano, Cossutta e i Verdi fanno rialzare la temperatura. Così, ieri, il segretario dei comunisti italiani ha annunciato che prepara una mobilitazione generale del Paese, esortando anche i sindacati a darsi da fare. Mentre il portavoce dei Verdi, Luigi Manconi, ha chiesto un incontro urgente con il presidente del Consiglio «per sapere quale è il Limite che il governo ritiene invalicabile per la partecipazione all'azione della Nato». Gli altri segretari dei partiti di governo fanno quadrato attorno a D'Alema, pur manifestando gran preoccupazione per l'evolversi dell'azione, ed esortando il governo a sollecitare una mediazione della Russia. Che non ci siano problemi per la tenuta del governo, lo conferma anche Berlusconi. Che a Sanremo ha detto: «Noi avevamo ed abbiamo il dovere di essere un'opposizione responsabile in un momento drammatico come questo della guerra nel Kosovo. Il governo non cadrà, perchè Cossutta non si distanzierà. Non è caduto neppure sull'Albania». L'avviso di Armando Cossutta al governo è, comunque, molto forte. Il segretario dei Comunisti italiani ha rivelato ieri che i suoi ministri e i suoi sottosegretari avevano già le lettere di dimissioni pronte in tasca. Però, per ora, i ministri non vernino ritirati ma il governo «drve fare tutto il possibile per bloccare la guerra, perché noi non possiamo attendere ancora a lungo». Cossutta si è rivolto al popolo italiano perché manifesti il dissenso alla guerra e «ai sindacali, lo dico con animo scevro da ogni volontà polemica, dico che devono restare fedeli alla loro tradizione di pace e solidarietà». Nel discorso al congresso provinciale del suo partito, a Milano, Cossutta ha ammesso: «Lo so clie non si può concludere tutto in poche ore. Dico però di dare un segnale forte, avviare la diplomazia a tutti i livelli. La nostra ambasciata è l'unica rimasta aperta a Belgrado. E poi, ci sono altre istituzioni. Lo sapete dell'interesse del Vaticano...». «Oggi è la domenica delle Palme e le chiese saranno affollate. Anche lì si deve parlare della guerra e dei suoi orrori». Il vicepremier Sergio Mattarella ha spiegato che si sta facendo «tutto il possibile»: «A nessuno piacciono i bombardamenti, ma a nessuno piace che sia in corso, sostanzialmente, un genocidio, vma espulsione in massa eli un'intera popolazione, E' per contrastare queste coso che si sta facendo l'azione militare». Si spera nella fine dei bombardamenti, «ma occorre che dalla Serbia arrivi quantomeno un segnale di disponibili Là», [r. r.) «E' più utile cercare di condizionare il governo dall'interno che lare un sit-in di cinquanta persone» «La guerra per un comunista è sempre sbagliata e si può sempre evitare» Qui accanto il ministro Oliviero Diliberto con D'Alema A sinistra il leader del Pdci Armando Cossutta