«Ma non bisogna dimenticare il Vietnam»

«Ma non bisogna dimenticare il Vietnam» l'intervista del filosofo alla «Stampa» rilancia il dibattito sulle prospettive della guerra in Serbia «Ma non bisogna dimenticare il Vietnam» Dal centrosinistra molti consensi alla «lezione» di Bobbio ROMA. I dubbi sull'efficacia di questa guerra, dubbi che hanno attraversato tutto il mondo politico, ritornano, ancora più forti, tra gli esponenti dei partiti che hanno contestato l'attacco Nato alla Serbia, dopo l'intervista rilasciata da Norberto Bobbio alla Stampa. Unica voce dissonante, quella del segretario del Pri Giorgio La Malfa, che polemizza con il filosofo. Racconta Sandro Curzi, direttore del quotidiano di Rifondazione comunista Liberazione: «La lettura dell'intervista mi ha emozionato e ulteriormente convinto dell'inefficacia di questa guerra. Il filosofo ha una mente lucida, mentre, purtroppo, tanti personaggi della politica nostrana che approvano questo intervento sombrano non avere cervello. Bobbio descrive bene la violenza degli americani, il gusto che provano nel guardare la guerra». E c'e un particolare che ha colpito emotivamente il direttore di Libera zione: «E' lì dove il filosofo ricorda il suono delle sirene d'allarme nella seconda guerra mondiale». «Chi non ha mai sentito quel suono - spiega Curzi - non può capire che cosa significhi. Io me lo rammento». C'è un altro passaggio dell'intervista su cui il giornalista vuole soffermarsi: «Bobbio - osserva il direttore di Liberazione - ha perfettamente ra- gione quando sostiene che probabilmente nemmeno gli Stati Uniti sanno che cosa produrrà questa guerra. La verità è che siamo sull'orlo di un baratro e non sappiamo dove andare...». Infine è quell'accenno al precedente del Vietnam a colpire Curzi: «E' un esempio sottolinea - che fa riflettere. Allora tutto si chiuse perché il mondo era diviso in due e la paura della guerra atomica che poteva essere scatenata dall'altro blocco, era un deterrente, orribile, ma un deterrente. Ora che non c'è più, chissà quello che può accade¬ re». La Malfa, naturalmente, parte da un ragionamento diametralmente opposto e rovescia l'impostazione del filosofo. Il segretario del Pri premette innanzitutto che quell'intervista lo ha «molto sor- Ì)reso». E spiega il perché: «Mi ìa fatto impressione - osserva • leggere Bobbio che di e che gli americani sono in una situazione diversa perché non corrono il rischio di essere bombardati dai serbi, al contrario di noi. Ma come! Gli Usa sono quelli che rischiano di più, perché hanno inviato i pi- loti lì, e non dimentichiamoci che furono sempre gli americani, mandando i loro uomini a morire, a salvare l'Europa dal fascismo. Già, quell'Europa, che anche in questo frangente, ha dimostrato la prò? pria incapacità di evitare una strage». La Malfa non è d'accordo con il filosofo nemmeno su un altro punto: «Nessuno - sottolinea il segretario del Pri - può sapere se questo attacco sarà efficace, è vero, ma può Bobbio pensare che Milosevic non ammazzerebbe decine di migliaia di persone in Kosovo, cioè in casa sua, avendolo già fatto in Bosnia e in Croazia?». Nemmeno il paragone con il Vietnam piace al segretario repubblicano, che osserva: «Non dimentichiamoci che lì si difendeva veramente qualcosa, dovremmo capirlo almeno adesso che si sa cosa e stata la tragedia del comunismo nel Vietnam, in Corea, in Cambogia...». «Insomma - è la conclusione di La Malfa - mi ha stupito enormemente un atteggiamento del genere da parte di un uomo, come Bobbio, che sa che cosa è stato l'antifascismo, che cosa è stato il nazi¬ smo». «Completamente d'accordo» con il filosofo è, al contrario, il senatore Giorgio Mele, uno degli esponenti della sinistra della Quercia che più si è battuto all'interno del suo partito contro l'attacco. «Anch'io spiega Mele - non mi fido degli americani, e nemmeno degli inglesi. Il filosofo cita il Vietnam, prospettando l'ipotesi di anni e anni di guerra. Pure io, benché partendo da un'altra considerazione, e cioè che in Europa le guerre non sono mai durate meno di qualche anno, temo che i tempi si dilatino. E Bobbio ha ragione su un altro {>unto: non è vero che gli itaiani sono vigliacchi. Chi lo sostiene, chi ricorda l'otto settembre, muove da una visione manichea e farisaica». Anche il braccio destro di Cossutta, Marco Rizzo, è d'accordo con il filosofo, e osserva: «Il paragone con il Vietnam mi colpisce, e come l'allora segretario del Pei Longo si appellò al popolo, a tutto il popolo, non solo a quello comi mista, adesso Cossutta con un iniziativa analoga richiama l'Italia ostile alla guerra alla mobilitazione generale», [m. t. m.] Sandro Curzi L'America agì da sola Ora, i Paesi Nato che hanno deciso l'intervento sono 19 compresi i tre Stati ex comunisti Critico soltanto La Malfa: ora che si conosce la tragedia del comunismo, ammettiamo che anche lì si difendeva qualcosa Giorgio La Ma?fa Militari americani feriti in un campo attaccato dai Vietcong durante la guerra del Vietnam