La Nato; «E' in atto un genocidio» di Francesco Manacorda

La Nato; «E' in atto un genocidio» Denunce di atrocità e violenze: «E9 la maggiore catastrofe umanitaria del dopoguerra» La Nato; «E' in atto un genocidio» «Mezzo milione di persone costrette a fuggire con la forza» BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «E' una catastrofe umanitaria», avverte la Nato. «Genocidio», lo definiscono Londra e Bonn. «Pulizia etnica», la chiama Washington. Al quinto giorno di attacchi contro la struttura militare jugoslava, la situazione dei profughi in Kosovo prende il sopravvento. «Più di mezzo milione di persone, oltre un quarto della popolazione» sono in fuga dalle proprie case, annuncia ieri a Bruxelles il portavoce dell'Alleanza Atlantica Jamie Shea. «Non si tratta più di un'offensiva contro le roccaforti dell'Uck - aggiunge - ma di una campagna sistematica contro gli albanesi del Kosovo. Siamo sull'orlo di un disastro umanitario come non si vedeva dagli ultimi giorni della seconda Guerra Mondiale». Da Washington il segretario di Stato Usa Madeleine Albright riferisce «resoconti di stupri, di uomini separati a forza dalle loro famiglie e fucilati, di villaggi incendiati, di gente che arriva al confine albanese senza scarpe perchè è stata letteralmente cacciata di casa». «In Kosovo sta cominicando un genocidio», sostiene il ministro della Difesa tedesco Rudolph Scharping, mentre il suo collega britannico George Robertson parla anch'egli di «un regime intento al genocidio» e avverte che la Nato «ora sta concentrando la sua azione su specifici gruppi di persone che stanno terrorizzando, cancellando interi paesi, torturando e mutilando». ■ L'esodo di profughi, secondo le informazioni della Nato, ha assunto dimensioni enormi. «Negli ultimi giorni 50 mila persone - dice ancora il portavoce dell'Alleanza sono state cacciate dalle loro case e cercano rifugio dove possono. Secondo informazioni che devono ancora essere confermate 20 mila persone stanno .scappando dai con ìbaltimenti. in. Kosovo £<fterca- no di raggiungere l'Albania». Ieri a Bruxelles è stato evocato per la prima volta lo spettro della Bosnia: le operazioni condotte in Kosovo - dice infatti Shea - «sono simili alla massiccia pulizia etnica che abbiano visto in Bosnia nel '92». E come per la Bosnia, assicura il portavoce dell'Alleanza, anche i responsabili di crimini di guerra in Kosovo verranno portati un giorno di fronte al Tribunale penale internazionale dell'Aja. L'obiettivo di Milosevic, secondo la Nato, è quello di svuotare completamente il Kosovo dai suoi abitanti di origine albanese «creando una situazione irreversibile sul terreno e allo stesso tempo destabilizzando la regione». A questo proposito Shea cita il fatto che ai profughi costretti a varcare il confine jugoslavo, la polizia «strappa i documenti e ritira le targhe delle auto». Dal punto di vista umanitario la Nato è particolarmente preoccupata della sorte di quasi tutti gli uomini in età adatta per combattere. «La cosa più allarmante - dice ancora il portavoce parlando dell'esodo dei profughi - è che la maggioranza sono donne e bambini. Che fine hanno fatto gli uomini tra i sedici e i sessantanni?». Anche il portavoce militare dell'Alleanza, il commodoro David Wilby, racconta di resoconti secondo cui molti uomini sono stati separati alle loro famiglie e uccisi e spiega che «i paesi sono sistematicamente svuotati e saccheggiati e poi distrutti». Migliaia di persone hanno iniziato a fuggire anche dalle città di Prizren, la più importante del Ko¬ sovo sud orientale, e di Prec. «L'intera città è stata svuotata - racconta Daut Haxhia, 52 anni, di Prec -. 80.000 abitanti in fuga». Haxhia riferisce che nel primo pomeriggio di ieri la polizia serba è entrata in città in forze insieme ai reparti dell'esercito e che ha ordinato all'intera popolazione con megafoni di lasciare il centro abitato. 1 primi profughi sono giunti al confine albanese di Morini e hanno raccon¬ tato che a migliaia si stanno avvicinando all'Albania. Il flusso sembra essere inarrestabile. Centinaia di persone raggiungono a piedi la frontiera mentre altri lo fanno a bordo di propri automezzi. Lo scatenarsi di una vera catastrofe umanitaria in Kosovo mette l'Alleanza in una situazione difficile. Da una parte il coinvolgimento massiccio dei civili potrà spingere alcuni settori dell'opinione pubbli¬ ca europea ed americana a sostenere l'azione militare Nato, ma dall'altra molti osservatori sono convinti che siano stati proprio i raid contro le forze armate jugoslave a scatenare la rappresaglia serba contro i civili in Kosovo. Una circoastanza, questa, che viene negata con forza dal segretario generale dell'Alleanza. Javier Solana: «La pulizia etnica era pianificata da tempo, dal giorno in cui sono falliti i negoziati di pace a Parigi». Quel che è certo è che la decisione della Nato di passare in tempi così stretti dalla «fase uno» alla «fase due» dell'operazione contro Belgrado testimonia la necessità di arrivare presto a risultati concreti per bloccare la strage di civili. Risultati che per ora l'Alleanza non è stata in grado di raggiungere. Francesco Manacorda A sinistra il ministro tedesco della difesa Scharping e qui sopra un convoglio di profughi kosovari appena entrati in Albania [fOTOHFUTfB]

Persone citate: David Wilby, George Robertson, Jamie Shea, Javier Solana, Madeleine Albright, Milosevic, Morini, Rudolph Scharping, Scharping