Profughi, ecco l'avanguardia
Profughi, ecco l'avanguardia Profughi, ecco l'avanguardia La Puglia si prepara all'emergenza LECCE. «Bruciavano tutto, ci sparavano addosso. Hanno devastato i nostri villaggi». Disperati, terrorizzali, feriti, affamati e senza soldi, migliaia di kosovari - primo contingente di un esercito di cinquecentomila profughi - sono arrivati in Albania, ma non possono raggiungere l'Italia perché non hanno il danaro richiesto dagli scafisti albanesi per la traversata. Così Otranto, 71 chilometri al di là del mari!, resta lontanissima. Pochi vi sono approdati, 150 tra la serata di sabato e l'alba di ieri. Non solo kosovari, perché ormai nel Salento sbarcano ogni giorno anche iracheni, curdi, cinesi. I kosovari erano però una buona parte, ottanta, con i vestiti bagnati, i racconti delle atrocità serbe e i segni delle granate sul corpo. Ismet ha 29 anni e ne stringe nelle mani una scheggia. Si è lasciato dietro tre amici, uccisi: «Stavano fuggendo con me, sono stati ammazzati. I serbi sparavano sulla gente che scappava verso il confine. C'erano donne che tentavano di proteggere i loro bambini». Molti dm kosovari arrivati in Puglia e ora ospitati nei centri di accoglienza, dove ricevono pasti caldi e la solidarietà dei pugliesi, sono rimasti a lungo in Albania, lavorando per racimolare i soldi e poter pagare gli scafisti. «Anche due o tre mesi di lavoro sono necessari» raccontano. «Ma tutti vo- ?liono scappare e raggiungere Italia». Distesa nell'Adriatico con un fianco volto ai Balcani e alla guerra, la Puglia somiglia a una grande portaerei e insieme a un gigantesco molo. Accanto alle attorie contraeree piazzate sulle spiagge a due passi dalle case e tra il frastuono dei caccia che decollano da Gioia del Colle e Amendola sotto gli occhi dei radar puntati a Est, il molo di Otranto attende il grande esodo. Cinquecentomila - dati della Nato - sono i kosovari in fuga e solo 3500, secondo la Regione (che chiede al governo nuovi fondi per l'emergenza), i posti letto disponibili. «Strano che tutto sia ancora così tranquillo» osserva il tenente Pietro Spanò, che comanda le unità navali della Guardia di Finanza a Otranto. Il mare non è calmissimo, ma in queste condizioni di solito i gommoni approdano a decine. E Luigi Faranga, dell'associazione Misericordia: «La guerra? Non so se sia giusta o ingiusta, non spetta a me dirlo. So però che da anni vedo persone disperate, vedo in quali condizioni arrivano e noi abbiamo il dovere di aiutarli. Lo abbiamo fatto, lo faremo sempre». «L'Adriatico è così pattugliato che non passerà uno spillo, con l'eccezione dei, gommoni carichi di profughi» dice amaramente don Cesare Lodeserto, il sacerdote che dirige uno dei centri di accoglienza Regina Pacis. Don Cesare guarda il mare: «Certo che arriveranno» dice, «gli albanesi non si lasceranno sfuggire l'occasione di trarre ricchezza dalla tragedia. E allora questa sarà una vergogna più grande della guerra». Sandro Tarantino Ismet, 29 anni, ha perso due amici «Fuggivano con me, li hanno ammazzati» Sbarco dai gommoni in Puglia
Persone citate: Amendola, Cesare Lodeserto, Luigi Faranga, Pietro Spanò, Sandro Tarantino Ismet
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