«I serbi stanno spartendo il Kosovo»
«I serbi stanno spartendo il Kosovo» De Mistura: si profila una separazione territoriale che lasci a Belgrado la zona dei monasteri «I serbi stanno spartendo il Kosovo» II rappresentante Onu in Italia: c'è un piano preciso ROMA. L'Alto Commissariato dell'Orni pur 1»; Nazioni Unite (Unhcrl è mobilitato per far fronte alla castrofe umanitaria dei profughi albanesi mentre il presidente dell'Assemblea generale dell'Orni, l'uruguaiano Didier Operiti, è giunto a Roma per «discutere della guerra e dell'emergenza dei rifugiati» negli incontri di oggi con il Papa e Massimo D'Alema. Secondo l'Unhcr da sabato in 1200 sono arrivati in Montenegro e 6500 in Albania con circa 10 mila persone in cammino verso i conimi mentre la gran parte del totale dei 260 mila che hanno lasciato le case vaga in Kosovo, «A questi numeri bisogna aggiungere spiega Laura Boldrini, portavoce dell'Unhcr - i rifugiati già ospitati nei paesi limitrofi: 25 mila in Montenegro, 16 mila in Macedonia, 10 nula in Bosnia, 1H500 in Albania e 30 mila in Serbia». Staffali Do Mistura, alto rappresentante delle Nazioni Unite in Italia, che cosa sta avvenendo in Kosovo? «La tragedia si sta consumando all'interno del Kosovo a causa dell'assenza di osservatori internazionali. E' un drammatico acceleramento del movimento interno di popolazione. Il numero di chi abbandona le case distrutte e sproporzionato rispetto a quello di chi esce, Guardiamo le cifre: da sabato circa 8000 profughi sono arrivati in Montenegro e in Albania più forse altri 10 mila in cammino. Nulla a che vedere con i 260 mila, forse 300-350 mila, che secondo i rapporti che arrivano hanno le case distrutte». Oliali,' spiegazione date a questo fenomeno? «Le mosse di Belgrado delineano una strategia che mira a seppellire gli accordi di Kambouillet creando uno status quo che, se i negoziati dovessero ricominciare, potrebbe precostituire una separazione territoriale fra le tradizionali zone serbi! dei monasteri e quelle albanesi in Kosovo. Questo scenario e corroborato dal fatto che i serbi preparavano l'offensiva sin dalla mancala firma di pace a Parigi». Non crede dunque che siano stati i bombardamenti della Nato a far precipitare l'emergenza profughi... «No. Tutto (; iniziato a Parigi: mentre gli albanesi accettavano l'accordo sul Kosovo proposto dal ( inippo ili Contatto a Kambouillet, i serbi decidevano di aumentare la loro presenza militare inviando altri 30 mila uomini delle forze speciali e predisponendosi per favorire questo impressionante trasferimento di popolazione che ricorda quello chi; avvenne, pur in numeri diversi, fra Pakistan e India alla fine del periodo coloniale. Lo spiegamento delle forze speciali è continuato anche durante la missione di Richard Holbrooke a Belgrado», Belgrado sarebbe dunque disposta a rinunciare ad una paite del Kosovo? «I serbi possono cedere il Kosovo, non consegnarlo. Per loro una sconfitta militare può diventare una nobile vittoria, come fu nel 1389 (piando persero contro i turchi proprio in Kosovo fermando però la loro avanzata in Europa, Uopo le bombe, potrebbero cedere quella parte del Kosovo dove resta- no eli albanesi e tenersi l'altra ora- no gli albanesi e tenersi l'altra ora mai svuotata. Ma, attenzione, c'è anche un altro scenario possibile da tener presente...». Quale? «I serbi all'improvviso potrebbero aprire una frontiera-rubinetto finora blindata catapultando in un paese di frontiera un numero altissimo di profughi con chiari fini di destabilizzazione. Il paese più a rischio ò, inutile dirlo, l'Albania ma non è difficile immaginare cosa succederebbe anche in Macedonia se in poche ore arrivasse un fiume di 200-300 mila persone bisognose di tutto. Alla fine della guerra del Golfo, mentre la coalizione internazionale si preparava alla vittoria, Saddam Hussein giocò questa carta spingendo un milione e mezzo di curdi verso i confini». Come può contribuire l'Italia ad affrontare l'emergenza dei profughi kosovari? «La priorità è aiutare i profughi lì dove arrivano. Bisogna contribuire concretamente all'opera dell'Alto Commissarialo per i Rifugiati, che ha i propri team dislocati lungo i confini del Kosovo, in Albania e Macedonia, ed ha un piano per circa centomila persone. Dopo la lettera inviata dal ministro degli Esteri, Lamberto Dini, all'Alto Commissario per i Rifugiati, Sadakho Ogata, si sta discutendo proprio di questi aspetti: sostegno finanziario, logistico e militare italiano. Poi c'è anche la Nato. Una cellula logistica dell'Alleanza sta lavorando all'emergenza profughi». Maurizio Molinari «Spero che la Jugoslavia non voglia usare i profughi come arma per destabilizzare le fragili Repubbliche confinanti» Il presidente della Assemblea generale Onu Didier Operiti incontra oggi Giovanni Paolo II e il premier D'Alema s Il rappresentante delle Nazioni Unite in Italia De Mistura e una immagine del drammatico esodo di civili braccati dalla vendetta serba
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