Bologna, il boom delle primarie

Bologna, il boom delle primarie Bologna, il boom delle primarie Ha vinto la Bartolini, 21 mila i votanti PRIMA PROVA INTESTA LA CANDIDATA BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO Alle 17,14 l'unico treno in orario che viaggia nel nostro Paese, è arrivato a Bologna: è sceso Prodi. Alle 17,15 Roberto Matulli, dei ds, sussurrava agli amici e ai colleghi i numeri delle primarie per il candidato sindaco di Bologna: «Non so, ma è una roba... Alle 5 sono andati a votare più di 14mila persone». A Matulli scappava un po' da ridere. Nessuna coincidenza: è che proprio non ci credeva. E probabilmente non ci credeva nemmeno Romano Prodi, appena sceso a Bologna dal Pendolino Roma-Milano delle 17,14 sul binario uno (onore al merito), assalito dai cronisti come ai bei tempi: «Certo che andrò a votare. Mi hanno detto che ci sono molti votanti e questo è importantissimo. Come voi sapete, sulle primarie abbiamo sempre calcato e insistito. Alla fine sono andati a votare in ventunmila. E' una cosa grossa, signori». Numeri ufficiali, garantisce adesso Matulli. Ha vinto Silvia Bario lini, candidata ufficiale ds. Poi diranno che qui ri sono le truppe cammellate, che questa è una città diversa, che fa storia a sé. Però, Bologna s'è ripresa la scena, la sinistra ha rialzato un po' la testa, il Partito ha un po' meno paura, e Alessandro Ramazza, segretario dei Ds, può chiosare per tutti, come si faceva ai bei tempi, come dicevano i sindaci d'oro, come ripetevano Imbeni, o Zangheri, o Dozza ai neofiti che venivano: «Bologna si conferma mi importante laboratorio politico nazionale». E' bastato pensare all'americana: far scegliere agli elettori il candidato della sinistra alla poltrona di sindaco. Il primo a buttar lì l'idea, giurano a Bologna, sarebbe stato proprio Alessandro Ramazza: «Facciamo le primarie». Nerio BentivogU, coordinatore del Movimento per l'Ulivo, ha detto subito di sì. Paolo Giuliani, segretario dei Popolari, ha detto subito di no. E allora? Sono intervenuti Prodi, Veltroni e D'Alema in ordine sparso e non rigorosamente alfabetico. Si fa, hanno ordinato. Così, ecco le prime primarie d'Italia, un po' improvvisate e un po' raffazzonate alla svelta con un comitato di garanti che ne sorveglia la regolarità. Quattro candidati, di area centrosinistra: Silvia Bartolini, ds, candidata ufficiale del partito; poi Giorgio Celli, l'entomologo che conduce un programma tv su Raitre, Maurizio Cevenini, ds, e Giuseppe Paruolo, Ulivo. Per partecipare, spiegano quelli del Comitato dei garanti, bisogna esibire una tessera o firmare una dichiarazione di voto per il centro- sinistra. Nei seggi, c'è chi ha il compito di stare attento agli impostori. Giurano che «ieri non ce ne sono stati». Silvia Bartolini s'è presentata alle 10,27, al teatro delle Celebrazioni, seggio del Saragozza: «Sono tranquilla. Ho votato bene per il centrosinistra e non ho nessuna tensione. Ho fatto moltissimi incontri nei quartieri in questi giorni e ho capito che è la cosa giusta, perché la gente ha voglia di esprimersi». Walter Vitali, il sindaco che sta per lasciare la poltrona, invece è andato a votare alle 17,30. Senza commenti. Ramazza, quello che ha avuto l'idea, non ha votato perché è straniero, e viene da Granarolo. Ma ha commentato: «E' un risultato storico, al di là di ogni più rosea previsione, per una iniziativa mai tentata in altre città». E' un fiume in piena: «Ulivo e Ds hanno avuto coraggio di innovare, investendo e dando fiducia a cittadini e elettori. E chi dà fiducia la riceve. Quella di Bologna è un'indicazione che diamo anche al leader nazionale della coalizione. Vorremmo che questo sistema avesse un seguito anche a livello nazionale». Sarà che la gente ha scoperto «la voglia di cambiare», come diceva Prodi scappando dalla stazione. «La gente vuole che la scelta della classe dirigente avvenga con la maggior selezione possi¬ bile, davanti agli occhi di tutti, per decisione popolare». Poi, alle 18,20, entrando al seggio 55, vicino al bar Otello, quello dei tifosi del Bologna, con gli stemmi e le bandiere, l'ex presidente del Consiglio ha ripetuto che le primarie funzionano, ormai è un dato di fatto: «Sono state preparate in fretta, però la gente ha voglia di determinare i candidati, e non di arrivare alla democrazia dell'ultimo minuto votando gente preparata da altri». Alla fine, un sospiro di sollievo l'hanno tirato in tanti, anche Arturo Parisi, il suo consigliere, che gli faceva eco alla stazione: «Abbiamo seguito con ansia gli sviluppi di queste primarie perché si è partiti tardi ed eravamo preoccupati. Ora sappiamo che è andata bene». Il fatto è che l'Ulivo nei giorni scorsi faceva tutt'altre dichiarazioni: «speriamo in almeno diecimila votanti». E l'altroieri, alla vigilia, si sarebbe accontentato persino di qualcosa in meno. Tirava un'aria strana. Avevano mobilitato anche Lucio Dalla, Susy Blady e Patrizio Roversi: «Imperfetta o limitala che sia è un'occasione di democrazia. Bisogna andare». E l'appello l'avevano sottoscritto pure l'ex direttore di Cuore Michele Serra e il regisui Gabriele Salvatores: «Se abitassimo a Bologna voteremmo anche noi». Tutto questo perche, come racconta Mutuili, ci credevano hi pochi: «Mi dicevano: ma lo sai che cosa vuol din' mettere diecimila persone in fila? E' quasi impossibile». Poi erano i giorni che la sinistra sembrava ancora più sbandata. Il polo presentava il suo candidato: Giorgio Guazzai oca, presidente dell'Associazione commercianti, cioè uno dei potenti della città bottegaia. Presentavano anche un sondaggio: An primo partito, 21%, i ds al 18. E adesso? Gonfiano il petto, come faceva Peppone. «Voltiamo pagina, si riprende a lavorare da capo nel modo giusto», sospira Matulli «Farciamo piazza pulita di tutte lo parole, le cattiverie e le accuse». Come dicevano Iniboni, Zeliglieli, eccetera: «Bologna si conferma un modello per tutti...» Pierangelo Sapegno Silvia Bartolini L'incontro del leader Ds Walter Veltroni con Romano Prodi