I segreti dei guerrieri serbi

I segreti dei guerrieri serbi I segreti dei guerrieri serbi Armi nascoste, tattiche da partigiani L'ARMATA JUGOSLAVA aROMA UATTRO giorni sotto un inferno di missili e bombe che stanno distruggendo in maniera sistematica l'apparato difensivo jugoslavo. E nessuna reaziono. Solo cinque Mig 29 hanno provato ad alzarsi in volo e sono stati rapidamente abbattuti. I satolliti della Nato hanno localizzato un solo missile che nemmeno è stato lanciato: l'hanno immediatamente localizzato e distrutto, Gli strateghi della Alleanza atlantica sono i primi ad essere stupiti della mancata reazione dell'esercito di Belgrado. E' tutta qui la capacità di un popolo guerriero come i serbi? E' una mossa astuta per fingersi deboli e spingere la Nato a inviare truppe di terra? Oppure è l'effetto micidiale di 500 missione aeree supportate da satelliti e da radar volanti? Le Forze armate jugoslave, la «Jugoslovenska Vojiska», sono un enigma. Di questa armata popolar-fedorale, che per cinquanta anni è stata addestrata a opporsi a un'invasione «da qualunque parte provenga», cioè rivolta contro l'Ovest come contro l'Est, si sa in verità molto poco. Si conosceva qualcosa del vecchio capo di Stato Maggiore, il generale Momcilo Perisic: lo raccontano alto, magro, capelli tirati all'indietro, una fama da duro, considerato un criminale di guerra dai croati per aver bombardato Zara nel 1990. Ebbene Perisic - indebolito agli occhi del regime per non aver saputo mantenere l'ordino interno all'armata - ò stato sostituito qualche mese fa. Al suo posto è andato un generale ancor più duro, Ojadanic, che per parte sua ha fatto radere al suolo la città di Vukovar nel 1991. 11 nuovo capo di Stato Maggioro jugoslavo, prima che un generale, ò un membro del partito di governo «Jul», Sinistra unita jugoslava, guidato dalla signora Markovic. Che è anche, tra parentesi, la moglie di Milosevic. Insieme a Perisic sono stati avvicendati il comandante dell'Aviazione militare, il responsabile dei servizi segreti e, in ultimo, proprio qualche giorno fa, il dirigente del servizio segreto militare: il generale Aleksandar Dimitryevic è stato rimpiazzato dal pari grado Geza Farkas. E' evidente, dall'insieme di queste mosse, che Milosevic temeva un putsch dei «suoi» militari. Ha fatto scalpore la sostituzione soprattutto del capo degli 007 civili, Jovica Stanisic. Un uomo che da dieci anni pareva l'eminenza grigia del regime. Responsabile anche della polizia che, molto più dell'esercito, è il vero braccio armato del re- Sime. Una polizia molto diversa a quelle a cui siamo abituati in Occidente: 70 mila uomini ben agtp addestrati, ben pagati, equipaggiati con elicotteri e carri armati. E' stata la polizia, ad esempio, a gestire le operazioni «antiterrorismo» in Kosovo nell'ultimo anno. Al posto di Stanisic c'è ora un altro fedelissimo che vieni! dal partito: Rade Markovic. Milosevic, insomma, secondo le intelligence militari occidentali, ha cercato di prevenire una rivolta dell'esercito. Lo forze armato di Belgrado, infatti, che contano su circa 100 mila soldati di leva e altrettanti riservisti richiamati allo armi in questi giorni, sono in preda a grande malessere. Secondo l'agenzia di infor- inazioni «Jane's», che è la bibbia doi militari nel mondo, l'esercito è suddiviso in tre armute più un quartier generale dell'Aviazione. La Prima e la Seconda armata sono dislocate a difesa di Belgrado. La Terza è schierata attorno e dentro il Kosovo: un battaglione paracadutisti, due reggimenti di missili contraerea Sam, artiglieria e truppe motorizzate. Ma tantissime sono le diserzioni. Ci sono state persino marce di protesta delle madri dei co- Recenti pue nei servizil malconte scritti. Al comando della Terza dovrebbe esserci il generale Samardzic. Un lupo della guerra che ben conosce l'inferiorità del suo esercito rispetto a quello della Nato. E che ha preso le contromisure: svuotati i palazzi, dall'inizio dell'offensiva c'è un assoluto silenzio radio. I sensori della Nato stanno impazzendo alla ricerca delle batterie missilistiche che, finché saranno nascoste nei bunker, e finché nessuno farà l'errore di parlare alla radio o al telefono, non si possono individuare. Tattiche di un esercito che è stato allevato nel culto della guerra partigiana del maresciallo Tito contro i nazisti. Nelle accademie militari jugoslavi per decenni s'è insegnato che un aggressore può avere il controllo dei cieli, ma se ci si nasconde bene - e la Jugoslavia si presta, tutta boschi e montagne - la battaglia si sposta a terra. E qui, nel suo ambiente, il soldato serbo è davvero temibile. Ci sono quelli che alla cintola hanno le pistole Mauser rubate dai padri o dai nonni ai tedeschi. Asprezza di chi non è stato cresciuto a televisione e benessere. E ferocia. I racconti dal fronte croato o da quello bosniaco sono terribili. Gli analisti, però, invitano a non esagerare. Quello jugoslavo è anche un esercito demoralizzato, snobbato da Milosevic, minato dalle purghe contro gli ufficiali di rango medio-alto. Tirato per i capelli in un confronto con la Nato che i generali assolutamente non volevano. Francesco Grìgnetti Recenti purghe ai vertici militari e nei servizi segreti: serpeggiava il malcontento, si temeva il putsch

Luoghi citati: Belgrado, Jugoslavia, Kosovo, Zara