«Siamo come Guernica, ma resisteremo»

«Siamo come Guernica, ma resisteremo» Cessata l'emergenza per la nube tossica. Il governo dà il primo elenco degli obiettivi colpiti «Siamo come Guernica, ma resisteremo» Belgrado colpita di giorno, le campane come sirene d'allarme BELGRADO DAL NOSTRO INVIATO Dopo la pioggia di missili della notte tra venerdì e sabato, per il quarto giorno consecutivo i sobborghi di Belgrado sono stati colpiti in pieno giorno e poi ancora in serata. Alle 16,30 si ò sentito un boato. Poco dopo l'urlo delle sirene, cui si sono unite, per la prima volta, le campane delle chiese ortodosse. Forse anche stavolta si e trattato di missili che sfuggono al pre-allarme aereo, magari i «tomahawk» lanciati dagli incrociatori americani in Adriatico. Sono stato colpite alle porto della città Rakovica, zona industriale o in parte residenziale, e Zemun, vecchia cittadina austro-ungarica vicina all'aeroporto militare di Batajnica, già centrato più volte. Altri boati si sono avuti tra le 20,40 o lo 21. Indeboliti i sistemi di comunicazione o di difesa aerea, la Nato si starebbe concentrando sugli acquartieramenti dell'esercito e delle unità speciali di polizia impegnato nella lotta contro «il terrorismo albanese». Il Presidente Milosevic, incontrando una delegazione ucraina, ha lanciato un appello alla resistenza: «Al nostro Paese e stata imposta una guerra, nella quale il nostro popolo difende la patria, la libertà e l'onore nazionale. Davanti a questa sfida, è salda l'unità del popolo e delle forze armate, per impedire all'aggressore di conseguire i suoi scopi criminali». E il ministro dell'informazione Milan Komnecic non ha esitato a paragonare Belgrado alla città di Guernicu, rasa al suolo dall'aviazione di Hitler: «Come Guernica fu il simbolo della guerra civile spagnola Belgrado è as¬ surta a simbolo della nostra resistenza alla Nato». La capitale intanto tirava il fiato. La città ò rimasta vuota, molti negozi chiusi. Poca gente nel vecchio centro solitamente brulicante, e che ha comunque cominciato a svuotarsi nel primo pomeriggio. I mezzi pubblici sono scarsi, i taxi scomparsi. Pochi usano la macchina: non c'è benzina, scarseggiano pane, sigarette, zucchero. Chiusi o con misere cose i banchi dui mercati. E' uno strano clima di guerra in cui però i servizi pubblici essenziali, come acqua/luce, gas, continuano a funzionare: i telefoni un po' meno, ma sono accettabili. Su quanto accade realmente, filtrano poche notizie. Alcuni giornali scrivono che l'ondata della notte fra venerdì e sabato si è rovesciata su quattro centri alle porte della capitale. Un missile ha colpito il deposito di carburante di una fabbrica di missili. Secondo Belgrado, sarebbero sta¬ ti abbattuti quattro aerei Nato; un pilota sarebbe stato fatto prigioniero, a un altro si sta dando la caccia nei boschi. Il Centro informazioni serbo di Pristina afferma che un altro aereo alleato è stato abbattuto ieri nei deli del Kosovo, per precipitare poi in Macedonia. Ma degli uni e dell'altro manca qualsiasi conferma. Smentita, dal ministero delle informazioni, la notizia di fonte Nato che due Mig avrebbero violato lo spazio aereo bosniaco e sa¬ rebbero stati abbattuti. Un bilancio, benché vago, di quanto finora accaduto è stato fatto ieri dai militari, con la prima conferenza stampa tenuta da un colonnello, portavoce dello stato maggiore. Secondo l'armata, l'azione Nato ha 90 obiettivi, tra cui in primo luogo le caserme: «Precisa volontà di uccidere», dice. Poi elenca. Colpiti dalla Nato 14 installazioni di contraerea, 8 centri di comunicazione, 5 postazioni di comando, 5 basi con ma- gazzini e depositi, 6 unità sul terreno, 20 altre installazioni difensive. Alti danni materiali non solo a strutture militari, ma anche civili «con vittime innocenti tra la popolazione». Indignazione per i bombardamenti su Cettigne, «che non ha nulla di militare», e su Grecanica, nel Kosovo, il cui monastero è la culla dello spirito nazionale serbo. «I nostri piloti, malgrado l'inferiorità, hanno distrutto un significativo numero di aerei della Nato», dice, ma senza dare cifre su morti e feriti, nessuna domanda permessa. Off Limits, per i media, le zone colpite. Sotto gli attacchi, si celebra oggi la festa nazionale della Serbia. Centinaia di ufficiali di pohzia sono stati promossi per la «lotta ai terroristi», ma viene introdotta anche una tassa di guerra dello 0,6 per cento su ogni transazione commerciale. E venerdì, sotto le bombe, la tv di Stato ha mandato in onda il film «Sesso e potere», con Robert De Niro e Dustin Hoffman: una satira feroce su un presidente americano che inventa un conflitto in Albania per distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica da uno scandalo sessuale. Fernando Mazzetti L'esercito parla di aerei Nato abbattuti: «Sparano con una precisa volontà di uccidere» Durante il bombardamento la tv jugoslava trasmetteva il film «Sesso e potere» A destra c sotto, truppe della polizia speciale serba appoggiate da corazzati entrano nel villaggio di Konjevac, in Kosovo, 12 chilometri a Nord di Pristina per liquidarvi la resistenza dell'Uck ifotomutfrsi

Persone citate: Dustin Hoffman, Fernando Mazzetti, Hitler, Milosevic, Robert De Niro