Bernabé attacca, Olivetti fa il pieno di Zeni

Bernabé attacca, Olivetti fa il pieno «L'utile per ogni azione Telecom crescerà del 5%, con noi c'è già più del 30% del capitale» Bernabé attacca, Olivetti fa il pieno Ivrea ha raccolto 64.000 miliardi MILANO. Prima il bastone: «Sono state diffuse al mercato informazioni fantasiose, i numeri dell'OLivetti sulla nostra struttura dei costi e sul rapporto con i ricavi sono da Enalotto, sono falsi, mi stupisco che la Consob non sia intervenuta». Poi la carota: «Non ho idee scolpite nel marmo, io preferisco ascoltare gli azionisti, se mi convincono che si possono fare operazioni diverse da quelle individuate, le faremo». Sarà anche stato uomo dal basso profilo, Franco Bemabè, manager alla guida di Telecom («Da soli 90 giorni», sottolinea), ma certo la battaglia dell'Opa l'ha trasformato. E parecchio, se è vero che il newlook ha sorpreso, e non poco, gli analisti accorsi ieri all'incontro con la comunità finanziaria milanese: aggressivo il necessario, mediatore quanto basta. Bastone e carota insomma, carota per cercar consensi tra i soci, bastone col «nemico Olivetti» che ieri, da parte sua, ha incassato la chiusura del prestito da 22,5 imbardi di euro, portando a oltre 64 mila mibardi, con la cessione di Omnitel e l'aumento di capitale, la disponibilità finanziaria per l'assalto: una cifra senza precedenti che molti dubitavano che Roberto Colaninno sarebbe riuscito a mettere insieme. Il tempo stringe, tra quindici giorni incombe l'assemblea della verità, quella che può rendere difficile se non impossibile l'Opa Ouvetti, tocca convincere gli indecisi, volare a Londra e a New York, lasciar aperte alternative. Abile, Bernabò. Sette giorni fa era toccato a Colaninno, gran capo dell'Olivetti, incontrare la business community, puntando tutto sull'immagine da «industriale coraggioso e deciso», risanatore dell'Ohvetti che sogna la Telecom per rilanciarla alla grande. Inevitabile il confronto: da una parte l'industriale che ama il rischio e ha per credo parole come «redditività» e «mercato». Dall'altra? «Tutto tranne che un industriale». Eh no, non ci sta, Bernabò: «In sette anni all'Eni ho sempre fatto quel che avevo promesso sono stato il primo a sottoLineare l'importanza di creare va- lore per gli azionisti». Certo, la battaglia dell'Opa pretende promesse e ostentazione d'ottimismo. Nessun dubbio, tanto per cominciare, sull'assemblea del 10 aprile: il quorum del 30%, sorride Bernabò, verrà superato visto che nella precedente («Dove non c'era ancora questo clima da curva sud») era presente il 28,5%. E via con le promesse per conquistare la maggioranza sulla convenienza del piano Telecom: «Emergerà una società nuova - scandisce Bernabò - triplicheremo il margine operativo lordo delle attività internazionali, avremo sinergie per 646 milioni di euro dall'integrazione tra Telecom e Tim e l'utile per ogni azione crescerà del 5% dal prossimo anno». Musica per le orecchie di azionisti, gestori di fondi, money manager, analisti che drizzano le orecchie quando Bernabò affronta il nodo del rating di mercato: «Non so spiegarmi - si chiede - perchè i nostri concorrenti europei, che pure sono ex ministeri gestiti da funzionari pubblici, sono valutati molto più di noi: 12,1 volte l'Ebitda Prence Telecom, 11,8 British Telecom, 8,5 volte la Deutsche contro le nostre 7 volte». Evidente l'obbiettivo: «alzare il rating». Come? «Non ho idee scritte nel marmo», fa sapere, possibilista, lanciando ami alle proposte degli investitori esteri che controllano una fetta abbondante del capitale Telecom. Perchè Telecom non punta su un maggior indebitamento, chiedono, come ha fatto Olivetti nel suo piano? Bernabò ha buon gioco a rubare la parte all'industriale Colaninno: «La leva finanziaria va usata - risponde - per crescere, non per ristrutturare, aumenteremo i debili per occasioni di investimento e di espansione intemazionale». Poi ribadisce i paletti del suo piano industriale. Più Internet («Un milione di abbonati a fine ;mno»), valorizzazione delle partecipazioni estere («Concentrasi in Europa»l, integrazione fisso e mobile, cessione delle attività non-core: Meie. Stream («Trattiamo con tutti»), Sirti: «Stiamo risolvendo con Pirelli il nodo del patto di sindacato per vendere le attività industriale e tenerla come contenitore degli immobili dopo lo spin-off»). Solo sugli esuberi di personale Bernabò torna diplomatico: «E' un tema da discutere nella sede più appropriata, con il sindacato». Dopo l'assemblea. Armando Zeni Franco Berbabè amministratore delegato del gruppo Telecom

Luoghi citati: Europa, Ivrea, Londra, Milano, New York