Tra i naufraghi del Kosovo

Tra i naufraghi del Kosovo Tra i naufraghi del Kosovo Al confine albanese i primi fuggiaschi TIRANA DAL NÒSTRO INVIATO L'altra mattina, allo 10,30, duo camion verde oliva si sono avvicinati al posto di frontiera di Dobruna, cho è nelle gole del Nord-Est. I serbi si sono avvicinati quasi a passo d'uomo, tanto lo sapevano cho nessuno avrebbe fatto fuoco contro di loro, perché protetti da quella gente che portavano sui cassoni. Sono arrivati a pochi metri dalla sbarra e hanno scaricato bambini, donne o qualche vocchio. «Andatevene, e senza voltarvi», avrebbe ordinato un ufficialo. Quoi poveretti erano 174. Senza una valigia né una borsa, alcuni vestiti sommariamente. Superstiti del rastrellamonto di Goden, che gli osservatori dell'Osco (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europal avevano seguito con i binocoli. Avevano visto dal primo mattino i militari ammassare donne e bambini. Uomini non ce n'erano, o perché già portati via, o porcile avevano anticipato i serbi e si orano rifugiati nei boschi. Un lavoro meticoloso, quello dei soldati, scandito di tanto in tanto da una raffica. «Prijatno», addio, è stata l'ultima cosa cho quella gente ha udito. E lo sapeva che sarà maledettamente difficile un ritorno. Piangevano e hanno raccontato di una fucilazione di massa, forse venti persone, insegnanti, hanno detto, fatti fuori sotto gli occhi dei ragazzi. Ma questo misfatto i binocoli degli osservatori non lo hanno visto. Quei 174 disperati, una volta di qua dalla frontiera, si son divisi, accolti nelle case della gente attorno alla cittadina di Kukes. Il timore è che siano l'avanguardia di un esodo di massa, anche se i serbi sembrano decisi a lasciar passare solo chi vogliono. E forse per dare un monito. Altra la situazione in Macedonia, ed è da 11 che l'Albania aspetta la grande ondata. La giornata di ieri è stata scandita da sparatorie, rastrellamenti, forse saccheggi nei villaggi appena al di là della frontiera. Goden brucia ancora, Rahovec è in fiamme e il rogo, raccontano gli osservatori, sembra aver inghiottito Babaj Bokes. A Morina, già piagata da un attacco serbo, per tutto il giorno i soldati hanno setacciato casa per casa: cercano quelli dell'Uck, ma è una caccia che spesso si conclude con un fiasco e allora si alza la posta. Cosi ieri tre militari serbi, col volto coperto da passamontagna, affermano qui a Tirana, hanno varcato la frontiera a NordEst, in un punto trascurato dalla polizia e dall'esercito albanese: Xhuxhaj, poche caso dall'aspetto desolato, che sono state violate, perquisite, frugate. Ma come unico risultato il colpo di mano avrebbe fatto aumentare la collera e la paura della gente del villaggio, che ora chiede armi. Nel lago di Scutari, alle 7, un motoscafo jugoslavo ba abbordato una barca di pescatori albanesi. «Rapiti» duo giovani fratelli, che però già nel pomeriggio sono stati restituiti dagli jugoslavi al posto di confine ormai blindato di Hanj Hotit. Kamenic, capo della polizia di Tropoje, ha parlato di movimenti di truppe serbe a ridosso della frontiera. «Sono arrivati tre ca mion e un tank, si sono appostati al di là della rete». Sembra, questa, una guerra combattuta e sofferta in due maniere assai diverse. Da una parte, i proda mi degli stati maggiori della Nato e di Belgrado, dal l'altra i racconti di chi la subisce sulla pelle, questa guerra, maledetta come tutte o, forse, ancora più delle altre. Così George Robertson, ministro britannico della Difesa, riferisce che «le forze serbe hanno cannoneggiato due villaggi nel Nord-Est dell'Albania» Oltre a proseguire lo strangolamento programmato dei kosovari. E ha aggiunto: «Milosevic può richia mare indietro a Belgrado i suoi delinquenti in uniforme e gli converrebbe farlo». Forse un'idea precisa di che cosa significhi il trionfo delle armi, a Tirana, ancora non ce l'hanno. Sabri Godo, capo della commissione Affari Esteri, ha fatto una dichiarazione approvata dall'intero parlamento, meno quelli del partito democratico - ma, c'è da pen saie, solo perché loro alla Camera ancora non ci hanno messo piede. Ha detto Godo: «Approviamo completamente i bombardamenti della Nato contro le postazioni militari jugoslavo. E desideriamo che vengano intensificati per chiudere così una delle grandi catastrofi dei Balcani. Il parlamento approva 1 passi compiuti dal governo, specialmente in politica oste ra, per far fronte alla situazione in Kosovo».». Vincenzo Tessandori Arriva un camion scarica donne e bambini vicino alla sbarra della frontiera Un ufficiale ordina «Andatevene senza voltarvi» Una colonna militare albanese muove verso il confine jugoslavo

Persone citate: George Robertson, Godo, Kukes, Milosevic, Sabri Godo, Vincenzo Tessandori