Il tunnel del Bianco svela un'ecatombe di Enrico Martinet

Il tunnel del Bianco svela un'ecatombe Courmayeur, i soccorsi ancora ostacolati da fumo e calore. Il traforo chiuso per due settimane Il tunnel del Bianco svela un'ecatombe Recuperati 9 corpi, nessuna speranza per i 6 dispersi COURMAYEUR DAL NOSTRO INVIATO Nove corpi arsi e almeno sei che non si trovano. Il traforo del Monte Bianco consegna la sua apocalisse alle 19 di ieri sera, quando le squadre dei vigili del fuoco escono immerse, dal nero della fuliggine, nella luce del piazzale della palazzina della zona comando. Le vittime sono una donna francese di Lione, Josianne Neri Moreau e due italiani nativi di Isola Livi (Prosinone) Franco Viscogliosi, 62 anni, e Irma Di Piero, di 61, entrambi residenti da anni a Lione. Erano sulla stessa auto, a metà di quel tunnel che si è trasformato mercoledì mattina in una sorta di altoforno. Le altre due vittime sono state trovate ieri in un rifugio, il numero «20», del tunnel. Rifugio studiato proprio per sfuggire al fuoco. Soltanto una delle due e stata identificata, ò un impiegato del traforo addetto alla sicurezza, che fino alle 11,10 di mercoledì ha fatto la spola tra tunnel e piazzale esterno per portare aiuto a autisti e automobilisti in difficotà, Si chiamava Pier Lucio Tinazzi, 34 anni, di Pré-Saint-Didier. L'altro uomo dovrebbe essere un camionista valdostano, uno dei dispersi. Sotto il Bianco, tra una rovina di ferri sciolti, Tir ridotti a un ammasso grandi; come una scrivania e auto polverizzate, ci devono essere ancora sei corpi. Il rogo ha divorato l3 Tir e Fi auto. Fra i dispersi ci sono cinque valdostani. Quattro erano in una Punto bianca e tornavano da una seduta da un dentista di Chamonix. Guidava Walter Pascal, 50 anni, vigile urbano di La Salle e pompiere volontario, la sorella Nadia, di 43 con il marito Maurilio Bovard, 46, e la figlia Katia di 20 anni, tutti residenti a Guari., alle porte di Aosta. Il camionista è Stefano Manno, 38 anni, di Jovencan, sposato da un mese emezzo. Altri due autisti di Tir tra le vittime: Ernesto Gastini, di Ivrea e Luigi Fusco di Benevento. L'incendio è divampato poco prima delle IO di mercoledì. A metà tunnel arriva un Tir belga appena fuori dal rodaggio che trascina un carico di oli alimentari, margarina e farina: 19 tonnellate che diventeranno una bomba. Lo guida Gilbert Degrave, 57 anni, belga. E' partito da Bruxelles e deve arrivare a Parma. Viaggia ancora quando già le telecamere del tunnel fanno vedere agli uomini della sala controllo il fumo che esce di fianco. Troppo per essere soltanto quello del tubo di scappamento. Scatta l'allarme. Gilbert non se ne accorge perche il vento trascina via il fumo verso la Francia. Poi vede le fiamme che escono dal motore, blocca il camion e salta giù. E' tardi. I camionisti che lo seguono raccontano: «Gridava e se n'è andato con le mani nei capelli». E' l'inferno. La galleria si riempie di fumo, i soccorsi non riescono a raggiungere il rogo. Nella galleria è il caos. Alcuni camionisti se ne vanno a piedi, altri riescono a superare il Tir di Gilbert Degrave; le auto fanno inversione o sfrecciano via mentre i motociclisti della sicurezza del traforo portano aiuto, mettono in salvo nove camionisti. Tra loro c'è anche Tinazzi che viene poi trovato morto nel rifugio numero «20» dopo un giorno e mezzo di tentativi per raggiungerlo. Il fuoco, il calore e il fumo continuano a tenere lontani i pompieri. «Un muro di fiamme e fumo», ricorda Giuseppe Presti, 52 anni, che guidava un camion carico di agrumi. Accanto a lui Michele Guerrieri, 50 anni. «Per fortuna avevamo l'aria a favore, un vento che allontanava quel fumo. Non so che cosa stesse bruciando mentre correvamo via, ma una sola boccata per poco non mi stroncava». La possibile salvezza, i rifugi antifuoco che resistono per 120 minuti a un calore diretto di 1200 gradi, erano irraggiungibi- li, il traforo era immerso nel fumo, in un buio rotto soltanto dalle fiamme. Dietro al camion di Gilbert ce n'erano altri 8 e tutti, nella notte, sono bruciati. Non ne rimane che un mucchio informe. E quel rogo spaventoso, con migliaia di litri di gasolio che hanno bruciato per ore, ha staccato il cemento delle pareti e della volta. In alcuni punti ci sono due metri di detriti. «Lavoreremo fin da domani (oggi, ndr) per riportare il traforo all'efficienza, forse ci vorranno 15 giorni, perchè non ci sono danni che sembrano irreparabili», dice l'amministratore Ruggiero Borgia. Il fuoco ha sciolto l'asfalto, ha interrotto le comunicazioni radio spezzando un tubo grande come un polso, ha aperto il cemento armato e fatto sprofondare parti di carreggiata nell'altra galleria, quella che corre sotto la strada e porta i tubi di aereazione. Nel punto dove l'autista belga è fuggito lasciandosi alle spalle il suo camion in fiamme la temperatura ha raggiunto i mille gradi, forse più. E a una distanza di due chilometri, dove si erano fermati mercoledì sera le squadre dei pompieri avevano segnalato temperature vicine ai 70 gradi; «E' impossibile lavorare». I gruppi di 5-6 vigili per volte si sono alternati nella galleria in fiamme per tutta la notte e la giornata di ieri. L'obiettivo era raggiungere quello che rimanevaidei camion di Gilbert Degrave perché nei due rifugi più vicini potevano esserci dei superstiti. Speranza vana. Enrico Martinet ii»