Secondo raid, Belgrado rompe con 4 Paesi

Secondo raid, Belgrado rompe con 4 Paesi Ma nel Kosovo denunciate esecuzioni sommarie: «Venti insegnanti fucilati davanti agli allievi» Secondo raid, Belgrado rompe con 4 Paesi «Smettete di bombardarci, daremo tregua all'Uck» ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO In una Belgrado oscurata, alle 19,30 di ieri sera il suono lancinante delle sirene ha annunciato la seconda notte di bombardamenti. Quattro ore più tardi il vice primo ministro jugoslavo Vuk Draskovic ha fatto una dichiarazione che sembra aprire uno spiraglio per giungere alla sospensione dei bombaradmenti della Nato: «Smettete di bombardarci e noi cesseremo ogni operazione contro quei terroristi che hanno provocato gli attacchi della Nato contro la Serbia», ha detto definendo «terroristi» gli indipendentisti kosovari delI'Uck. Ma nelle stesse ore il ministro albanese dell'Informazione, Musa Ulqini, citando testimoni oculari, ha affermato che 19 insegnanti e il direttore della scuola elementare del villaggio frontaliero di Goden, nel Kosovo meridionale, sarebbero stati fucilati ieri mattina dalle forze di sicurezza serbe sotto gli occhi dei loro alunni. A rivelare il massacro sarebbero stati proprio alcuni dei 96 scolari che sono giunti nel primo pomeriggio di ieri, insieme a un gruppo di profughi, in territorio albanese. Ieri mattina poi osservatori dell'Osce dal territorio albanese avevano potuto vedere un'azione di rastrellamento compiuta nel villaggio di Goden, che dista dal punto di confine meno di un chilometro. In seguito il villaggio era stato dato alle fiamme. Gli stessi osservatori avevano riferito di aver notato distintamente che un gruppo di civili era stato circondato da agenti delle forze jugoslave e successivamente avevano udito raffiche di mitra. Ancora, il presidente del «governo» kosovaro in esilio, Bujar Bukoshi, ha accusato la polizia serba di aver giustiziato almeno sei importanti esponenti albanesi in meno di 24 ore. «Que- sta mattina hanno assassinato un mio amico, un professore universitario, insieme alla moglie nella località di Jacobiza, nei pressi della frontiera con l'Albania», ha detto Bukoshi, che risiede a Bonn dal 1994. Un leader politico moderato, un esponente sindacale e un militante dell'organizzazione per i diritti dell'uomo sarebbero stati uccisi a sangue freddo dalla polizia di Milosevic che pattuglia le strade deserte. Secondo fonti albanesi, le truppe di Belgrado hanno attaccato le città di Podujevo al Nord e Djakovica al Sud del Kosovo, lungo il confine con l'Albania. I soldati starebbero incendiando le case. Infine una nota diffusa ieri sera dalla Kosova Press, l'agenzia di stampa vicina all'Uck, sostiene che le truppe di Milosevic hanno preso 20 mila civili albanesi in ostaggio nel villaggio di Qirez. «Li hanno messi di fronte ai tank e stanno avanzando verso la Serbia. Nelle prossime ore ci sarà un massacro peggiore di Srebrenica». In realtà non si sa più nulla di certo su quanto accade nel Kosovo. A Belgrado, durante il raid ae¬ reo, una forte esplosione si è sentita a Ovest della città, dove è caduto uno dei venti missili Cruise lanciati dalle quattro navi da guerra americane che stazionano nell'Adriatico. Più di 70 cacciabombardieri sono partiti in due ondate dalla base di Aviano e da quella di Istrana. Intorno alle 20 ci sono state sei detonazioni nelle vicinanze di Pristina. Ancora una volta sono state colpite le città di Novi Sad e Pancevo. Dieci esplosioni di forte intensità sono state registrate vicino alla città di Kraljevo, 160 chilometri a Sud di Belgrado, dove si trova uno dei più importanti aeroporti militari della Jugoslavia. Esplosioni sono state udite anche vicino all'aeroporto militare di Nis, la seconda più importante città della Serbia e quartier generale del terzo corpo d'armata. «Saranno attacchi pesanti - ha annunciato ieri sera il portavoce del Pentagono, Kenneth Bacon -. Siamo soddisfatti dei risultati dei bombardamenti di mercoledì». Poche ore prima Belgrado aveva mterrotto le relazioni diplomatiche con Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania. Con un decre¬ to speciale, in Jugoslavia è stata introdotta la legge marziale. Per tutta la giornata la televisione di Stato ha mostrato immagmi delle forze militari, interrotte soltanto dalle inquadrature dei bombardamenti e dell'appello preregistrato di Slobodan Milosevic alla nazione. Le autorità hanno ingiunto la chiusura delle scuole e degli uffici postali, la benzina è stata razionata. Milosevic ha chiamato tutti i cittadini a fare il loro dovere e a contribuire alla difesa del Paese, continuando a lavorare e produrre per appoggiare l'esercito. Il presidente ha chiamato i serbi a colpire gli interessi americani in Jugoslavia. Il vice primo ministro, l'ultranazionalista Vojislav Seselj è stato ancora più duro, lanciando l'appello ai serbi del mondo intero. Tra chi non ha fatto attendere la sua adesione, il comandante «Arkan», leader serbo di un gruppo paramilitare tristemente noto per alcuni tra i peggiori massacri compiuti nei recent conflitti balcanici. Parlando ad una tv serba locale, Zeljko Raznjatovic, noto come Arkan, ha detto di aver rimesso in azione la sua «Guardia volontaria serba», dopo che un gran numero dei suoi uomini si è dichiarato disposto a combattere nel Kosovo. Anche ieri nella capitale jugoslava c'era gente che ha passato ore a prendere il sole o a passeggiare con i cani, ostentando indifferenza verso il pericolo. Neppure le sirene, che hanno suonalo quattro volte, in mattinata e nel primo pomeriggio, hanno svuotato le vie della città. Ma la tensione è andata crescendo, sono stati attaccati i centri culturali americano, britannico, francese e tedesco. 11 cessato allarme in serata è risuonato alle 23.30. Il ministro federale dell'Informazione, Goran Malie, ha dichiarato che dieci persone sono state uccise e una sessantina ferite sotto le prime bombe alleate. La televisione ha mostrato le immagini dei feriti ricoverati all'ospedale. Sono stati colpiti una quarantina di bersagli, tra cui cinque aeroporti e cinque caserme, ma i danni maggiori riguardano elementi civili, ha affermato il ministro. Ventimila scudi umani, gli operai e le loro famiglie, si preparano a occupare la «Crvena Zastava» di Kragujevac, che oltre alle automobili produce armi e munizioni, per evitare che la fabbrica sia nuovamente colpita. Le autorità di Belgrado sostengono di aver abbattuto sei missili e due caccia alleati. Nessun accenno ai tre Mig che hanno perso. 1 pochi giornalisti stranieri che hanno avuto il permesso di rimanere nella capitale jugoslava non sono stati autorizzati a recarsi sui luoghi devastati dalle violente esplosioni della notte precedente. «Una bomba intelligente, ma senza cultura, e caduta vicino al monastero di Grecanica», ha detto un passante. Il portavoce dell'Uck, Jakup Krasniqi, ha dichiarato che le postazioni dei guerriglieri separatisti sono state attaccate con i Mig dell'esercito jugoslavo. «Noi non abbiamo intrapreso alcuna azione militare da quando abbiamo firmato il piano di pace», ha detto. Ma secondo Belgrado sarebbero «i terroristi albanesi ad approfittare dei bombardamenti della Nato per lanciare nuove offensive. Di certo è che non ci sono più testimoni indipendenti per controllare quel che succede sul terreno. Ingrid Badurina L'ulWgerbo massacri: «Io e i miei uomini combatteremo per il nostro Paese» Un edificio colpito brucia a Belgrado. A sinistra, è suonato l'allarme e gli inquilini di un condominio si raccolgono sulle scale