Mirkovic resta con la famiglia a Belgrado

Mirkovic resta con la famiglia a Belgrado Il difensore della Juventus, tornato in patria per la Nazionale, è stato bloccato dalla guerra Mirkovic resta con la famiglia a Belgrado «Tornerò in Italia solo se potrò portare mia madre e i nipotini» TORINO. E' guerra. La Juve, il campionato, la Champions Lcague sono lontani, molto lontani per Zoran Mirkovic. Il difensore serbo ieri sera era ancora a Belgrado quando è iniziato l'attacco delle forze Nato alla Jugoslavia. La Juve dopo alcuni tentativi a vuoto è riuscita a mettersi in contatto con lui: «Scappa subito in Ungheria, poi ci telefoni e provvederemo noi a farti tornare a Torino». Moggi, che segue con attenzione gli eventi, l'ha invitato a non rischiare. Ma per ora il difensore di Ancelotti non ha deciso né come né quando lasciare il Paese da qualche ora flagellato dalla guerra, i.a partita con la Croazia m programma sabato a Belgrado e valida per le qualificazioni europee è stata rinviata dall'Uefa, ma u terzino non ha fretta di scappare anche se il pericolo è enorme. Mirkovic è confuso, dubbioso sulle decisioni da prendere. Ma all'apparenza non è spaventato. Neppure il suono delle sirene l'ha dissuaso. Attraverso il telefono cellulare la sua voce arriva chiara: «Ero in ritiro con la Nazionale a duecento chilometri da Belgrado, nella notte fra martedì e mercoledì è arrivato il fax dell'Uefa che annunciava l'annullamento della partita. Il gruppo si è subito sciolto, quasi tutti i miei compagni sono partiti. Stankovic e Mihajlovic hanno varcato la frontiera verso l'Ungheria. Io, invece, ho preferito tornare nella mia città, Belgrado, dove vivono tutti i miei familiari. Temo per loro, non partirò se non potrò portare con me le persone più care». Il problema di Mirkovic è ottenere il visto per la madre di 52 anni e i due nipotini di dieci e tre an¬ ni e mezzo. Spiega: «Mio fratello vuole restare, ma loro devono seguirmi. Spero di partire al più presto, già oggi se non sorgeranno intoppi. Ma se sarà il caso attenderò tutto il tempo necessario. Il cuore mi suggerisce di non lasciare il mio popolo, però credo che non sarà possibile, perché qui i rischi aumentano con il passare delle ore. Sono confuso, non so quale sia la decisione migliore. Parlerò con la Juve per spiegare ai dirigenti.! miei problemi. Capiranno». Ma con il passare delle ore sarà sempre più difficile rientrare in Italia. Era partito carico di speranze, fiero di giocare una partita importante e delicata in egual misura. Dopo tanti mesi difficili in cui ha faticato ad entrare in sintonia con Lippi e con la Juve, Ancelotti l'ha .promosso con la maglia di titolare. Mirkovc l'ha ripagato con prestazioni brillanti che gli sono valse la convocazione con la Nazionale jugoslava. Non immaginava che il passaggio dalla felicità al dramma fosse tanto breve. Ammette: «Non ho paura anche se si può davvero rischiare la vita. Aspetto l'evolversi della situazione in mezzo al mio popolo, mai unito come, questa volta. I segnali che ormai siamo in clima di guerra non mancano. Ieri le auto non riuscivano più a fare rifornimento di benzina: era esaurita. Mia madre ha avuto difficoltà nel trovare latte e pane per i nipotini. E nei prossimi giorni andrà sempre peggio. Per questo sarebbe giusto lasciare Belgrado il più presto possibile. Ma da solo non ne ho il coraggio. Spero soltanto di superare ogni ostacolo per portare tutti in salvo». Fabio Vergnano Mirkovic è deciso ad aspettare il visto per la mamma e i nipoti «Conto di partire al più presto ma da solo non ne ho il coraggio: spero che la Juventus mi aiuti a superare tutti i problemi e sono certo che i dirigenti sapranno capire il mio dramma»