Bancaroma non decide sulle nozzze con Torino di Raffaello Masci

Bancaroma non decide sulle nozzze con Torino L'ops di Sanpaolo Imi richiede «approfondimenti» Bancaroma non decide sulle nozzze con Torino ROMA. La Banca di Roma, fa sapere di aver bisogno di valutare le sinergie e le opportunità che scaturiscono dall'operazione propostale dal gruppo San Paolo-Imi, e quindi si prende una pausa di riflessione, mentre al suo presidente dà facoltà di scegliersi un advisor che valuti l'offerta. Il Consiglio di amministrazione della Banca tenutosi ieri pomeriggio a Roma, ha - in sostanza - stabilito questo. Per intanto e contestualmente ha sciorinato i dati del suo bilancio '98 che dicono tutto bulla recuperata «forma» dell'istituto: 653 miliardi di utile netto o un ripristinato dividendo di 2G lire per azione. Insomma, stando anche agli umori dei giorni scorsi, si sa che l'Ops presentata dal Sanpaolo-Imi non è dispiaciuta in quel di Koma, ma le cose vanno fatte seguendo una procedura che metta poi a riparo da critiche di sorta. E dunque che ben venga questa dilazione dei tempi e questo incarico ad un advisor che faccia per bene tutti i conti. Poi si tornerà in Consiglio di amministrazione e si deciderà il da farsi. Secondo il presidente dell'Ente Banca di Roma, Emmanuie Emanuele, si tratta in ogni caso di «un'operazione condivisibile, per le potenzialità finanziarie che potrebbe sviluppare». All'agenzia Agi ha dichiarato che l'aggregazione «potrebbe rendere questo Gruppo il primo in Italia e, in un'ottica di future aggregazioni, sicuramente uno dei protagonisti più qualificati sulla piazza finanziaria. E' ovvio si dovranno approfondire tutti gli aspetti del progetto di integrazione contenuti nell'offerta». Tranquille le reazioni torinesi. Al Sanpaolo Imi è stata letta come un fatto naturale. Anche se da Banca di Roma non e trapelata alcuna indicazione, alcune autorevoli voci vorrebbero che per l'incarico di advisor ci si rivolgesse a Goldman and Sachs, lo stesso che a suo tempo si occupò della fusione San Paolo-Imi. Bisogna interpretare questo «rinvio» decretato dal Consiglio di amministrazione come una implicita richiesta di un'offerta più generosa (per ora si sta a 19 azioni di Bancaroma contro due del Sanpaolo) da parte del nubendo istituto torinese? Secondo una prima valutazione dell'agenzia di rating Fitc-Ibca esiste in effetti l'ipotesi di «un possibile abbassamento del rating del Sanpaolo-lmi e un miglioramento per quello della Banca di Roma». D'altronde l'Istituto romano può esibire ormai conti di un certo interesse: il bilancio '98 si è chiuso per la capogruppo con utile netto di 653 miliardi e il consiglio di amministrazione ha deciso di tornare a distribuire dividendi in ragione di 25 lire ad azione. Il margine lordo di gestione è cresciuto del 66,4% e la raccolta del 4,2%. Gli impieghi infine hanno toccato gli 86.041 miliardi ( + 5,1%). A livello consolidato l'utile netto del gruppo ha toccato i 417 miliardi, con un margine lordo di gestione cresciuto del 55,9%. Significativa la riduzione dei costi: -11% per la capogruppo, -8,9% per il consolidalo. Il roe (return on equity) di gruppo è stato del 4%. «L'incremento del margine lordo di gestione - si legge in una nota - conferma anche per il gruppo il riposizionamento sulle attività commerciali ed il rigoroso controllo dei costi». Ieri il Governatore della banca centrale, Antonio Fazio, ha avuto la consueta riunone semestrale con i banchieri italiani. All'ordine del giorno non c'erano i due grandi matrimoni venturi (Banca Roma-San Paolo e Comit-Unicredit), anzi, secondo una prestigiosa fonte «sui casi in corso non vi è stata alcuna discussione né alcun pronunciamento», ma si sa che «la Banca d'Italia favorisce le aggregazioni tra operatori nazionali al fine di conseguire dimensioni atte a meglio competere in Europa». Il clima, dunque, appare assolutamente pronubo alle due ops. Secondo l'agenzia Moody's, infatti, «sarà certamente un bene per il sistema finanziario italiano il riassetto bancario che scaturirà dai progetti di fusione in corso, che avranno un effetto benefico sia sulla qualità del credito delle banche interessate che sul sistema bancario nel suo complesso. Tuttavia l'incertezza che aleggia ancora intorno a queste operazioni, impedisce al momento di esprimere valutazioni precise sul rating degli istituti». Anche il sindaco di Roma, Francesco Rutelli, che nei giorni scorsi aveva manifestato un qualche timore su una reiterata discesa dei «piemontesi», ieri si è espresso in toni più rasserenati: «Si va verso l'accordo piuttosto che verso l'acquisto» ha detto, e in ogni caso il Comune starà in allerta «perchè ci interessa sia la modernizzazione del sistema bancario sia una maggiore competitività, ma ci sta a cuore che la nostra città non perda un suo asset fondamentale, di sviluppo e di sostegno all'impresa e all'occupazione». Insomma ben venga questo matrimonio ma a patto che Roma non sia fagocitata da interessi penalizzanti. Per intanto l'assemblea degli azionisti della Banca di Roma è stata convocata per il 26 aprilo prossimo (o il 28 in eventuale seconda convocazione). Raffaello Masci 1 Il numero uno di Bancaroma Cesare Geronzi Il presidente del Sanpaolo Luigi Ardici

Persone citate: Antonio Fazio, Cesare Geronzi, Francesco Rutelli, Goldman

Luoghi citati: Europa, Italia, Roma, San Paolo, Torino