«Una spessa nube di fumo è stata la nostra prigione»
«Una spessa nube di fumo è stata la nostra prigione» «Una spessa nube di fumo è stata la nostra prigione» COURMAYEUR. «Si, abbiamo avuto paura. Se avessimo tentato di andare verso l'uscita, saremmo ancora là dentro, morti asfissiati. Siamo rimasti per 4 ore dentro quella stanza pressurizzata, ma l'aria delle nostre bombole non sarebbe durata ancora a lungo». Dionigi Glarey, 42 anni, e uno degli 8 vigili del fuoco valdostani che hanno sfidato l'inferno divampato sotto il tunnel del Monte Bianco per cercare dispersi e feriti. E racconta com'è riuscito ad uscire vivo, anche grazie ai colleglli, da quella gigantesca nube. «Siamo entrati, io e 5 colleghi, con un 190 e un "camion fiamma". Già all'ingresso della galleria abbiamo indossato gli autorespiratori, eravamo attrezzati anche con le ricariche d'aria. Ma là dentro è accaduto qualcosa di mai visto prima, il fumo era impressionante, non si vedevano gli stivali. Siamo stati costretti a tornare indietro, ma lì sono cominciati i problemi. Da una parte c'erano i Tir bloccati, dall'altra il muro. Abbiamo tentato di far manovra, ma siamo stati costretti a cercare a tastoni sul muro una piazzola». Glarey guarda il fumo uscire dalla galleria e ricomincia a raccontare: «Siamo riusciti a girare e tornare indietro, ma è arrivata via radio la chiamata che indicava possibili dispersi. A quel punto abbiamo fermato i mezzi, siamo scesì e ci siamo rifugiati in una camera pressurizzata. Era impossibile muoversi, né da una parte né dall'altra». Dal piazzale esterno di Courmayeur, comincia la paura tra i vigili del fuoco per quei sei colleghi bloccati là dentro. «Eravamo lì, con gli autorespiratori, ma ci siamo resi conto che l'aria non sarebbe bastata all'infinito. E abbiamo anche cominciato a valutare la possibiltà di tornare all'aperto passando dal tunnel, in mezzo al fumo. Ma per fortuna abbiamo accantonato l'idea, non ne saremmo usciti vivi». Il gruppo di vigili del fuoco si è poi spostato in un'altra camera pressurizzata, sono passati dalla 24 alla 22, distante 600 metri: «Abbiamo camminato nell'oscurità totale, dovevamo tastare il muro per accorgerci degli ostacoli. Ed eravamo tutti legati con le corde, perché se uno restava indietro era finito. Finché siamo riusciti a spostarci». Dall'esterno, intanto, altri due vigili del fuoco si preparavano a soccorrere i colleghi. Sono entrati dal condotto di aereazione più lungo, quello che attraversa (tranne un'interruzione di 20 metri) l'intero tunnel. E' una galleria di due metri per due, costruita sotto il traforo, con un canale di scarico delle acque che scorre a fianco. Elio Marlier, 42 anni, è uno dei due vigili del fuoco incari¬ cati della missione di soccorso. E' tra i più esperti, ha fatto una gran mole di attività professionale dentro e sotto il tunnel. Conosce bene la struttura. E lo dimostra. Avanza per 6 chilometri a piedi, con il suo collega, finché riesce a raggiungere, attraverso un'apertura di servizio, il gruppo di vigili del fuoco bloccati. Insieme, torna no tutti indietro. «Paura? Certo, altrimenti la pelle non la riporti a casa» dice Marlier. «Abbiamo camminato anche sotto lo sforzo della forte corrente d'aria che soffiava contro di noi. E sempre con il terrore che anche in quel tunnel entrasse il fumo». Il sole, la salvezza, i volti sorridenti dei colleghi che aspettavano in ansia sul piazzale d'ingresso del traforo, so no arrivati soltanto alle 16, quattro ore e mezza dopo l'inizio di quel calvario. «Questa galleria - dice Mar lier - è tra le migliori sotto il profilo della sicurezza. Nelle camere pressurizzate c'è la possibilità di ascoltare Isoradio e su quelle frequenze dalla sala di controllo possono inter venire per diffondere messaggi alle persone bloccate. Ci sono sonde antincendio, estintori ovunque, telecamere che sor vegliano ogni angolo del tun nel, aree di emergenza a di stanza molto ravvicinata. Ma oggi è successo l'imprevedibi le, un inferno». [s. ser.] Il racconto dei vigili del fuoco: «Neanche gli autorespiratori sono stati utili. Ci hanno salvati i rifugi pressurizzati» Un'Immagine del tunnel del Monte Bianco, invaso dal fumo e dalle fiamme
Persone citate: Dionigi Glarey, Elio Marlier, Glarey, Marlier
Luoghi citati: Courmayeur
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