«Caro Romano, sono felice per te» di Augusto Minzolini

«Caro Romano, sono felice per te» «Caro Romano, sono felice per te» D'Alema al telefono: ci speravo ma non ci credevo LA DECISIONE LAMPO BERLINO DAL NOSTRO INVIATO Ore 13 e 13. All'uscita dalla riunione del vertice dei capi di governo della Ue all'Hotel intercontinental di Berlino Massimo D'Alema da la grande notizia ai suoi consiglieri prima di chiamare Prodi sul telefonino. «Ce l'abbiamo l'atta - si esalta -, Prodi è presidente della Commissione. Ci speravo ma non credevo che la cosa si sarebbe fatta oggi. Poi tra la crisi del Kosovo e la voglia dei tedeschi di dare una svolta, Schroeder ha comunicato questa mattina in privalo a me, Blair e Chirac che avrebbe proposto l'inversione dell'ordine dei lavori, cioè l'esame immediato del punto che riguardava la nomina del nuovo presidente. Nella riunione l'ipotesi ii passata anche se come al solito c'era chi era entusiasta e chi lo era meno. Sono soddisfallo...». Poi, subito dopo, la telefonata al Professore. Qualche bene informato racconta che i due hanno anche scherzato sul trasloco europeo di Prodi: «Dovrai preparare le valij;i(!» avrebbe detto il presidente del Consiglio al suo interlocutore. Di sicuro alla fine del colloquio c'è stato un momento di commozioni;: «Caro Romano - è stato il commiato di D'Alema - ultimamente abbiamo anche avuto a che ridire, ma di una cosa sono sicuro, abbiamo sempre lavorato per il bene di questo Paese. Sono davvero contento per te...». Così è fatta. Complici la voglia di Schroeder di dare subito una forte impronta al semestre tedesco, il desiderio del Parlamento europeo di contare ed, infine, la guerra noi Kosovo, Prodi ha avuto la strada spianata. Certo il nostro Paese per avere il vertice Ue ha pagato qualcosa. Nell'incontro di Roma di una decina di giorni fa D'Alema ha dato il suo assenso al Cancelliere tedesco per una modifica importante della norma che riguarda i contributi dei singoli Paesi alla Comunità: progressivamente non saranno più calcolati sull'Iva ma sul Pil (il nostro Paese sborserà qualche migliaio di miliardi in più). E probabilmente nelle trattative di questi due giorni sull'Agenda 2000 il nostro governo sarà costretto a dare ancora qualcosa: Chirac ieri ha detto chiaramente che dopo aver accontentato l'Italia con la nomina di Prodi, adesso la Ue dovrà andare incontro alla Francia sul pacchetto agricoltura. Segnale che ha preoccupato non poco il nostro ministro degli Esteri Lamberto Dini costretto a porre un altolà: «Se tutte le proposte fossero approvate il nostro contributo passerebbe a regime nel 2006 dallo 0,14 del Pil allo 0,20-0,22. Por noi sarebbe inaccettabile. Diventeremmo noi i grandi pagatori». Detto questo, però, il bilancio politico del dare-avere chiuderà in attivo per un Paese come il nostro che nella sua storia si è visto assegnare il vertice europeo solo una volta e per pochi mesi. «E vorrei sottolineare - ci ha tenuto a dire D'Alema - che abbiamo questo incarico in un momento importante per le istituzioni europee per l'avvio dell'euro e l'accelerazione del processo di integrazione». E' comprensibile, quindi, la grande soddisfazione di D'Alema che ieri non stava più nella pelle. Intanto perché la soijtresa era tutt'altro che scontata. Ieri quando Schroeder ha proposto di esaminare subito la questione del nuovo presidente della Commissione, qualcuno tra i primi ministri europei ha mugugnato. «Nessuno - ha raccontato D'Alema - ha espresso opinioni diverse ma dalle osservazioni non era difficile capire chi era entusiasta e chi no. Debbo riconoscere a Schroeder una sapiente regia politica». Il capo del governo non ha fatto nomi degli scontenti ma i racconti del dietro le quinte dimostrano che la decisione è frutto di im mezzo colpo di mano del Cancelliere tedesco. Al momento opportuno, infatti, dalla riunione si sono allontanati i ministri degli Esteri che sono andati a parlare in un'altra stanza della crisi del Kosovo. Poi sono stati fatti uscire l'attuale presidente della Commissione, Santer, e i collaboratori dei vari Capi di Stato. Quindi è cominciato il ballo. Schroeder è andato al sodo: «C'è il nome di Prodi, un candidato su cui non ho sentito obiezioni». E subito dopo ha aperto un giro di interventi di cinque minuti per ogni Paese. Il rappresentante belga Jean Lue Dehanae ha mostrato un certo stupore per la decisione improvvisa di invertire l'ordine del giorno. Una cosa simile - a sentire il consigliere economico di D'Alema, Pier Carlo Padoan - ha detto anche il premier spagnolo Aznar. Il problema delle procedure, però, ha lasciato presto posto a quello del nome. Blair è stato perentorio: «Prodi è un uomo di visione europea». Chirac sintetico : «A noi Prodi può star bene». E a quel punto Schroeder non si è la- sciato sfuggire l'occasione di chiudere la storia là: «Corrisponde al profilo che cerchiamo». La decisione è stata sanzionata con l'applauso tipico che accompagna questo tipo di scelte nei Paesi del Nord - mimato da D'Alema davanti ai cronisti battendo timidamente le mani su un tavolo -, f> corredata da un complesso iter istituzionale. Il nuovo presidente sarà subito associato alla direzione dell'attuale Commissione dimissionaria. Si presenterà in aprile al Parlamento europeo per avere il consenso sul programma. E alla fine, di concerto con i governi europei, sceglierà i nuovi commissari prima di andare davanti al nuovo Parlamento di Strasburgo, quello che uscirà dalle elezioni di giugno, per chiedere la fiducia per i cinque anni di mandato. Insomma, Prodi se ne starà parecchio in Europa con la soddisfazione del nostro Paese e per la gioia di chi lo considerava un po' ingombrante: da D'Alema a Marini, allo stesso Veltroni. «Senza Prodi - aveva confidato in passato ai suoi collaboratori il segretario della Quercia - il partito dell'asinelio è azzerato». Rimane da vedere se il Prodi europeo potrà dare più fastidio agli attuali equi libri del centrosinistra del Prodi italiano Questo rimane un rebus. Ma che qualche dubbio cominci ad arrovellare la mente del nostro premier lo dimostra il fatto che da ieri come possibile successore di Monti e della Bonino nella nuova Commissione si fa il nome di un diessino che piace a D'Alema: Fassino. Augusto Minzolini Massimo D'Alema con i ministri Carlo Azeglio Ciampi e Lamberto Dini durante i lavori al vertice di Berlino