Si prepara il dopo bombe

Si prepara il dopo bombe Si prepara il dopo bombe L Italia lavora già per il negoziato DIPLOMAZIA UN NUOVO COMPROMESSO IROMA L governo italiano affronta la guerra nei Balcani con tre priorità: recitare «totalmente» il molo di Paese-frontiera della Nato per accrescere il proprio ruolo internazionale; tornare a negoziare con Belgrado sul Kosovo immediatamente dopo il primo colpo militare; ottenere dai partner dell'Unione europea pie no sostegno per affrontare l'emergenza profughi Il «pitnio contributo» italiano all'Alleanza era stalo assicurato dal presidente del Consiglio Massimo D'Alema a Bill Clinton nel colloquio alla Casa Bianca. Se tutto filerà liscio sul piano della sicurezza (niente inconvenienti) e politico (niente crisi), l'Italia potrà presentarsi da protagonista al vertice della Nato di fine aprile a Washington «come lo fu la Germania Ovest durante la guerra fredda» dice un diplomatico britannico. L'attacco alla Serbia è la prova del fuoco del nuovo assetto dei comandi del fronte Sud, con l'Italia nel ruolo di potenza garante nei Balcani che svolge compiti (anche militari) di Paese-cerniera con i nuovi membri dell'Alleanza (Ungheria) e con quelli che vorrebbero entrarvi (Bulgaria, Romania, Slovenia, Macedonia, Albania). Il premier britannico Tony Blair crede in un «nuovo ruolo italiano» nella partnership fra Europa e Stati Uniti: per questo è stato lui a lanciare la candidatura vincente di Romano Prodi all'Ue ed è sempre lui a tenere contatti molto in- tensi in queste ore con Roma. L'obiettivo più immediato però, come ha detto ieri il ministro degli Esteri Lamberto Dini, è quello di «tornare a negoziare dopo il primo colpo militare». «Senza mettere in discussione l'impianto dell'accordo di Rambouillet sono possibili degb aggiustamenti» suggerisce il sottosegretario agli Esteri, Umberto Ranieri. L'idea della Farnesina che Dini ha ribadito in una telefonata al segretario di Stato Madcleine Albright (con cui le incomprensioni a Rambouillct non erano mancate) è di affidare al Gruppo di contatto una missione a Belgrado nel dopo blitz per «un intervento teso a far accettare il compromesso». . Un indebolito Milosevic potrebbe accettare la presenza in Kosovo di una forza internazionale «con un importante contingente russo e di Paesi non Nato». Dini conta anche sugli osservatori dell'Osce (Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa) ora in Macedonia. «Siamo pronti a tornare in Kosovo dopo un accordo» assicura il segretario generale dell'Osce, Giancarlo Aragona. La scelta della Farnesina è di «non rompere con Belgrado per salvare le relazioni con la Russia»: da qui la stesura «made in Italy» del testo dell'Ue approvato a Berlino in cui si parla di «autoisolamento» del governo serbo. Lasciando la porta aperta alla marcia indietro di Milosevic. La scommessa sul negoziato «dopo il primo colpo» nasce anche dal timore italiano che gli americani, passando alla seconda fase, mirino a imporre alla Serbia di Milosevic bombardamenti quotidiani simili a tinelli che già compiono in Iraq per far cadere Saddam. La terza, ma non ultima, priorità sono i profughi. D'Alema e il collega greco Simitis hanno chiesto ai partner Ue di «fare la loro parte». Tanto per cominciare, come suggerisce Dini, «bisogna suddividere le spese dell'accoglienza». Roma ed Atene vogliono impedire che i profughi - in aumento vertiginoso - abbandonino l'area e pensano a massicci aiuti Ue ad Albania (soprattutto) e Macedonia per ospitarli lì in attesa di un loro ritomo a casa. Nel vortice delle ultime 48 ore non sono mancate le incomprensioni. Negli ambienti vicini a Palazzo Chigi si è guardato con una certa sorpresa sia alle dichiarazioni alle agenzie con cui martedì Scognamiglio descriveva nei dettagli il piano d'attacco Nato sia alle parole pronunciate da Dini al Senato in favore di una missione di Kofi Annan a Belgrado «di cui non si era mai parlato». Buone notizie invece alla Farnesina, dove i diplomatici hanno revocato due giorni di sciopero per l'emergenza-Kosovo accettando anche di fare «turni notturni» straordinari. Maurizio Molinari Roma e Atene chiedono un impegno dell'Ile per evitare l'ondata di profughi Sospeso lo sciopero alla Farnesina M v;.'</) \ \ iifk$M •»••«'• • -'Itti \" : **}'( * ili SS ;• era -.. m Soldati italiani in Macedonia. In Il ir ììo, il ministro degli Esteri Dini basso