L'Italia in prima linea Chiusi due aeroporti

L'Italia in prima linea Chiusi due aeroporti L'Italia in prima linea Chiusi due aeroporti la guerra al confine LROMA A guerra questa volta è davvero vicina. E l'Italia, fungendo da portaerei nell'Adriatico, si accorge di trovarsi in prima linea. Ieri, mezz'ora prima che cominciassero a partire i jet militari dell'Alleanza atlantica, sono squillati i telefoni nel palazzo dell'Alitalia e degli aeroporti della Puglia. All'improvviso, per ordini superiori, sono stati chiusi gli aeroporti di Bari e di Brindisi. La compagnia di. bandiera s'è trovata costretta a dirottare i voli verso lo scalo di Napoli e da lì portare i viaggiatori in pullman a destinazione. Dopo gli allestimenti della contraerea sotto gli occhi dei pugliesi, e dopo un insolito stringersi di controlli intorno alle installazioni militari e civili, è l'interruzione dei voli di linea che fa scoprire a tutti la gravità della situazione. L'Enav (Ente nazionale di assistenza al volo) e l'Enac (Ente nazionale aviazione civile) per tutto il giorno avevano segnalato modifiche in corso. Si scusavano per i ritardi causati ai viaggiatori aerei, ma intanto segnalavano che le rotte di volo sulla dorsale adriatica si stavano inesorabilmente chiudendo al traffico civile. Con il sopraggiungere del buio, l'Enac ha ordinato seccamente la chiusura degli aeroporti di Bari e di Brindisi. Anche l'aeroporto friulano di Ronchi dei Legionari pareva essere stato chiuso. In verità non è formalmente interdetto, ma soggetto a misure restrittive per il traffico aereo. «Le chiusure - ha spiegato il vicepresidente del Consiglio, Sergio Mattarella - non sono dovute a nessun rischio, ma per garantire la sicurezza al di là di ogni ragionevole prudenza». C'erano pericoli di incidenti in volo visto che contemporaneamente hanno preso a muoversi ondate di cinquanta-sessanta velivoli dagli aeroporti militari. Si piomba in un clima di prima linea, insomma. Questa volta si sono visti davvero i soldati italiani predisporre le batterie di contraerea sulle coste italiane. Non solo il Terzo raggruppamento missilistico di Pordenone, ma anche il Quarto raggruppamento di Modena ha mosso i suoi mezzi (missili terra-aria su affusti semoventi) per creare una rete di protezione lungo la Puglia. E puntuali si registrano segnali di preoccupazione nei Consigli regionali di Marche, Puglia e Friuli. Salvatore Distaso, presidente della Regione Puglia, ha lanciato un appello al governo perché «si faccia tutto il possibile per evitare conseguenze sul nostro Paese e in particolare sulla Puglia. La gente pugliese sta vivendo ore cu grandissima trepidazione». Roberto Antonione, presidente della giunta regionale friulana, ha scritto a D'Alema, «preoccupato per le ritorsioni che potrebbero essere attuate data la presenza sul ter¬ ritorio regionale di basi logistiche impegnate in operazioni militari». Ma c'è nell'aria una insolita eccitazione per questa guerra nell'Adriatico. Intorno ai recinti della base militare di Aviano quella tragica del Cermis - si sono radunati i curiosi a centinaia. Addirittura erano parcheggiate decine di macchine con targhe di ogni provincia del Veneto. «E' stata una cosa impressionante racconta il sindaco di Aviano, Gianluigi Rollini - vedere 60 bombardieri alzarsi in volo. Noi non temiamo nessuna ritorsione se la difesa è questa macchina da guerra che abbiamo visto. Però è drammaticamente impressionante rendersi conto che per far finire delle atrocità dob¬ biamo provocare atrocità ancora più gravi». E poi ci sono i profughi. La questione sta diventando un assillo per il governo. Il ministro dell'Interno, Rosa Russo Jervolino, ha fatto sapere che «non sottovaluta le conseguenze di un acuirsi della crisi». Si parla sempre di centri di accoglienza da allestirsi nell'Albania settentrionale e in Italia. Il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, ha confermato di aver scritto una lettera al cancelliere Schroeder, presidente di turno dell'Unione europea, perché «l'Europa, non solo il Paese più esposto, si deve far carico del problema dei profughi». Dini ha chiesto una condivisione delle spese necessarie all'accoglienza temporanea di profughi. Ne stimano in arrivo 15 mila. Anche se le autorità serbe cercano di tenere i kosovari all'interno della regione - utilizzandoli così, oggettivamente, come scudi umani contro i bombardamenti - migliaia di profughi dal Kosovo sicuramente fuggiranno in Albania, Macedonia e Montenegro. Cercheranno di raggiungere l'Italia. Ecco dunque che il presidente del Comitato Schengen, Fabio Evangelisti, Ds, ha proposto che «l'Europa prepari i traghetti e i campi di accoglienza. Bisogna evitare che i trafficanti di esseri umani possano speculare ancora una volta sui viaggi della disperazione». Francesco Grìgnetti In centinaia ad Aviano per lo «spettacolo» dei bombardieri in volo Paura per ritorsioni e rimorsi per «l'atrocità contro le atrocità» Timori per l'arrivo di 15 mila profughi Il ministro Jervolino: «Non sottovalutiamo questo problema» Dini: l'Europa ci aiuti Le navi della forza navale Nato lasciano il porto di Trieste A destra il vicepresidente del Consiglio Sergio Mattarella