«I diritti umani? Una questione interna»

«I diritti umani? Una questione interna» Il Presidente cinese non vuole discuterne. I dissidenti in corteo: non svendeteci a Pechino «I diritti umani? Una questione interna» Jiang Zemin a Scalfaro ROMA. La Cina considera l'Italia un partner privilegiato negli scambi con l'Unione Europea e assicura di «credere fermamente nelle riforme» ma non accetta imposizioni su «questioni interne» come i diritti umani e la libertà religiosa. Questo il messaggio die il presidente cinese, Jiang Zemin ha trasmesso nella sua prima giornata di colloqui romani al capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro, ed ai presidenti di Camera e Senato, Violante e Mancino, prima della cena al Quirinale. «Ammiriamo i successi cinesi ma servono risposte certe; e vere sui diritti umani» ha detto Scalfaro all'ospite. Ma per Pechino «non si può imporre a tutti i paesi solo uno standard di rispetto dei diritti umani, quello occidentale» come ha osservato lo stesso Jiang Zemin durante l'incontro a Montecitorio, difendendo il «modello cinese di democrazia che ha fatto dei passi avanti». «Ma alcuni paesi occidentali, come gli Stati Uniti, trascurano questa realtà per ciliari motivi politici» ha aggiunto il portavoce del ministero degli Esteri, Zini Bang Zao. Il presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, riproporrà la questione Oggi nell'incontro a Villa Madama ma non sarà facile. Anche su liberta religiosa e rapporti con il Vaticano la posizione che D'Alema si troverà ad affrontare nel suo annunciato tentativo di mediazione appare granitica: «Rispettiamo la liberta religiosa e teniamo ai rapporti con il Vaticano - allenila Zhu Bang Zao ma non possono intromettersi nei nostri affari interni chiedendo di nominare i vescovi e, comunque, devono prima rompere con Taiwan». E sulla sorti; dei due vescovi cattolici «scomparsi» da tre anni, Giacomo Su Zhiuiin e Francesco Au Shuxin, il portavoce cinese dice: «Nella Repubblica Popolare vif.e il rispetto della legge e tutto avviene a norma di logge». L'agenda ufficiale non provede contatti Ira la folta delegazione cinesi; (oltre 100 persone) e la Santa Sede ma ieri sera al Quirinale, invitato alla cena ufficiale con Jiang, c'era anche un inviato doc della Santa Sede: monsignor Claudio Celli, capo dell'Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica ed al momento senza incarichi diplomatici ma abile per le missioni difficili (come furono i rapporti con Israele). Divise sui diritti umani, Italia e Cina appaiono in sintonia su Kosovo ed Iraq, Al Quirinale Scalfaro ha sottolineato la necessita di «evitare la guerra in Kosovo con il negoziato» e di «far cessare l'uso delle armi in Iraq». E Jiang ha rilanciato: «Il Kosovo e un affali; interno della Jugoslavia, l'intervento armalo senza una nuova risoluzione Onu è inaccettabile e con l'Iraq bisogna trattare». Proprio l'incontro al Quirinale ha confermato che sono i temi economici e finanziari il piatto forte dei rapporti bilaterali. «Apprezziamo il contributo cinese alla stabilita dell'Asia» ha detto Scalfaro promettendo «sostegno» per l'ammissione della Cina nell'Organizzazione Mondiale del Commercio. «Nonostante le alluvioni e la crisi finanziaria la crescita resiste e guardiamo all'Italia per moltiplicare i rapporti, gli scambi commerciali e scientifici» ha risposto Jiang, assicurando la «ferma convinzione nel far avanzare le riforme per la modernizzazione del socialismo». Mentre il picchetto d'onore accoglieva Jiang Zemin al Quirinale, in un hotel del centro storico il padre del dissenso cinese, Wei Jingsheng, lanciava un duro atto d'accusa affiancato dal leader radicale, Marco Pannella, e da (fucilo dei verdi. Luigi Manconi. «La Cina è una bomba ad orologeria che rischia di esplodere per colpa della repressione - ha detto Wei - che conta almeno 5000 prigionieri politici e 6000 condanne a morte solo nell'ultimo anno». «Chiedo all'Italia - ha continuato rivolgendo un appello a D'Alema - di aver coraggio, di non svendere i diritti umani in cambio di affari e commerci, perché l'arrivo di Jiang Zemin è un atto di propaganda per evitare che a Ginevra la Commissione dell'Onu per i diritti umani, nella sessione in corso, non approvi la condanna del regime». Wei ha criticato anche il Vaticano: «Si batte per la libertà di religione solo per affermare la propria mentre in Cina ci sono molte fedi che il comunismo, per sua natura, non rispetta trasformando Chiese e Templi in luoghi per turisti». Wei ha partecipato ad una manifestazione di protesta davanti a Montecitorio contro la visita di Jiang, organizzata da radicali, verdi, Ds e associazione «Italia-Tibet». «La questione del Tibet, l'applicazione massiccia della pena di morte e i disastri ambientali sono tre macchie che pesano sulla Cina» ha detto Stefano Boco (Verdi). «Invece di investire in Cina, l'Italia dovrebbe farlo nelle democrazie d'Oriente India, Corea del Sud e Taiwan» chiede il segretario radicale Olivier Dupuis. Il Consiglio Comunale di Roma ha approvato all'unanimità la proposta di ospitare nella capitale, in viale Trastevere, la sede del governo tibetano in esilio. Maurizio Molinari V'-KV'i" ■':-''>ì:K7'. Jiang Zemin con la moglie Wang Scalfaro e la figlia Marianna Accanto, la protesta radicale