I sindacati: «Sì alle fusioni, ma no ai tagli» di Francesco Bullo

I sindacati: «Sì alle fusioni, ma no ai tagli» I sindacati: «Sì alle fusioni, ma no ai tagli» Annunciati 7500 esuberi. La Cgil: un errore parlarne adesso ROMA. Si alle fusioni per competere meglio in Europa, ma no alla politica dei tagli. E' questa la posizione dei sindacati confederali che mettono in guardia dal parlare già di ripercussioni u livello occupazionale. Il problema comunque c'e, ma di quanto dovranno essere ridotti i 53.149 dipendenti di Eurobanca (l'aggragazione tra Unicredi e Comit) e i 51 mila di Sanpaolo-Imi e Bancaroma? «Credo che i processi di concentrazione e fusione - ha detto il segretario generale della Cgil, Sergio Cofferati - siano utili, importanti e necessari per un sistema del credito italiano che ha sofferto la eccessiva frammentazione. La trovo - ha aggiunto - una indubbia novità positiva che va, comunque, accompagnata da una innovazione della qualità dei servizi offerti all'utente». Secondo il leader della Cgil è «prematuro» e un «errore» parlare ora delle future dimensioni occupazionali e di esuberi: «Sarebbe meglio che i protagonisti si occupassero di terminare i processi in atto e che attraverso la loro associazione di rappresentanza si decidessero a rinnovare il contratto». Proprio per il contratto dei 300 mila bancari il governo si appresta in queste ore a convocare sindacati e Ahi per riannodare la trattativa. Secondo fonti sindacali la convocazione potrebbe essere per oggi. Ha aggiunto Cofferati chele pendenze contrattuali vanno risolte perchè «da sempre il contratto rappresenta lo strumento utile anche per la riorganizzazione. Se si vuole governare il processo senza conflittualità - ha concluso - bisogna onorare prima le regole». Anche il segretario generale Cisl, Sergio D'Antoni si è detto «favorevole» alle fusioni annunciate, ma ha sottolineato di non aver chiaro al momento i vantaggi che ne potrà trarre il paese. «Non vedo finora - ha detto D'Antoni - nessuna traccia di giovamenti che ne possono trarre il paese, i lavoratori, i clienti. Non mi associo agli "evviva, evviva" di queste ore. Le fusioni vanno bene, ma trovo fuori luogo annunciare che l'unica cosa che cambierà sono gli esuberi». Infine per Pietro Larizza, leader dell'Uil, «è mia partita di calcio con varie tifoserie, c'è chi vince e chi perde. Al momento non ho letto gli effetti e i benefici finanziari di queste fusioni. Aspetto di leggerli». Previsioni esatte sulla riduzione di organici non ci sono ancora, ma una primissima indicazione è stata fornita dall'amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profu¬ mo. «Prevediamo circa 3.700 uscite, con prepensionamenti e altro. Ma è certo uno degli argomenti che dovranno essere trattati con il management Comit». E per San Paolo Imi e Banca Roma? «Arrivano alla possibile integrazione già spolpate dai forti tagli occupazionali. Per questo, diciamo subito che ci opporremo a eventuali futuri ridimensionamenti degli addetti». A parlare è Angela Rosso (Fabi) che premette la soddisfazione perchè l'integrazione avviene con una banca italiana e non straniera, «ma questo - aggiunge - al momento è il solo aspetto positivo». «Gli esuberi -dice- finora denunciati dal Sanpaolo Imi sono 4.500, quelli della Banca Roma 3.000. Temiamo che la fusione crei sovrapposizioni». Dal canto suo l'amministratore delegato dell'istituto bancario torinese, Luigi Maranzana, non fornisce cifre ma non esclude che dall'aggregazione fra il gruppo SanPaoTo Imi e Banca di Roma possano determinarsi esuberi. «Il costo del lavoro del personale, del numero di dipendenti, non è nuovo nè per noi nè per la Banca di Roma -ha sottolineato- entrambe le banche infatti in questo momento stanno gestendo programmi di contenimento dei costi del personale. Un'aggregazione enfatizza questo problema, perchè punto chiave sono i vantaggi dell'economia di scala». Francesco Bullo Alessandro Profumo amministratore delegato Unicredit «Prevediamo 3700 uscite» Luigi Maranzana amministratore delegato Sanpaolo

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