IL DONO DI NASCERE POVERO

IL DONO DI NASCERE POVERO IL DONO DI NASCERE POVERO a; LLA fine, l'ha detta anche stavolta, la bestemmia. Ha guardato la platea da un ziliardo di dollari, sollevato l'Oscar e detto: «Ringrazio i miei genitori, che mi hanno fatto il dono più grande: la povertà». Ci sono stati tre secondi di imbarazzo e di silenzio, molti hanno pensato che l'avesse tradito la lingua inglese, facendogli dire qualcosa che non intendeva. «The gift of poveity», il dono della povertà: possibile? Poi hanno guardato la faccia di Roberto Benigni e, come sempre, ha riso e applaudito, ma non hanno capito. E' stato il momento più sublime della serata: le mani ingioiellate delle dive a spellarsi per «il dono della povertà», le teste coronate dei produttori ad assentire gravemente sul valore del «dono della povertà». Forse hanno creduto che l'omino buffo sul palco stesse, come nel suo film distorcendo la realtà traducendola in un'altra lingua. Stava, invece, dicendo la sua verità, ai più incomprensibile. Erano uno spettacolo, nel dopo-Oscar, le facce di quelli che continuavano a chiedergli conto di quella frase, gli occhi smarriti degli americani viziati dalla loro storia di bambini sempre sazi e quelli di noi giornalisti italiani, finalmente satolli e dimentichi, incapaci di spiegare. «Roberto, cosa volevi dire?». E lui prigioniero della difficoltà di chi afferma, semplicemente, che la terra è rotonda, per la prima volta scollegato dal resto del mondo adorante, incapace di aggiungere molto a quello che gli sembrava un postulato: «La povertà è un dono, sì, il più grande, perché ti aiuta a capire quali sono le cose giuste». Gli italiani annotavano, perplessi. Gli americani chiedevano e prendevano atto, stupiti. A pochi metri scivolavano limousine chilometriche. Solo con i brillanti incastonati negli occhiali di Celine Dion si sarebbe potuto togliere: «il dono della povertà» da sotto l'albero di Natale dei bambini di un intero villaggio in Honduras. C'era un'immensa auto nera anche ad attendere Roberto Benigni. Nel bagagliaio: un futuro miliardario. Lo porta lontano da Vergaio e dal suo passato di allegra miseria. Lo conduce in un paese dei balocchi dove è tutt'oro quel che luccica, ma sono falsi quasi tutti i gioiellieri. Lo aiuterà a non sbandare la memoria del proprio percorso e la distanza che saprà mantenere da tutti quelli che cercheranno di adularlo e comprarlo, la chiarezza con cui saprà ricordare, con la stessa genuinità che ancora gli appartiene, che lui ha già avuto tutto: precisamente quando non aveva niente. lg. rom.l

Persone citate: Celine Dion, Roberto Benigni

Luoghi citati: Honduras