Il piccolo diavolo; «Mi sembra un sogno»

Il piccolo diavolo; «Mi sembra un sogno» Dai salti sulle teste del pubblico all'abbraccio con la Loren: il comico toscano ha sedotto l'America Il piccolo diavolo; «Mi sembra un sogno» «Non mi monto la testa, continuerò a fare film senza pretese» LOS ANGELES DAL NOSTRO INVIATO adesso, invidiatelo pure dai orando della vostra sirml- fE profondi anima. La sua vita è bellissima: ha ideato un film con un amico; l'ha realizzato insieme con la donna che ama, ricambiato; ha fatto successo in tutto il mondo; ha vinto due Oscar; è stato il re della serata più preziosa di Hollywood; ha camminato sulle teste dei divi, spupazzato Sofia Loren, urlato al mondo la sua gioia ed è apparso, nel momento del trionfo, qualcosa di unico: Roberto Benigni, un uo- mo felice che fa l'amore con la propria esistenza. L'urlo di Tardelli dopo il gol della vitto- ria ai Mondiali di Spagna era puro orgasmo: furia, esaitazio- ne e fine della corsa. L esultan- *^&^*SS& magìa del congiungimento, una meta raggiunta che è solo l'ini zio di un lungo splendore. «Vorrei essere Giove, rapirvi tutti, portarvi nel firmamento e fare l'amore con ognuno di voi», ha detto, sottolineando la natura erotica della sua presenza. Questo è stata la serata degli Oscar per Roberto Benigni e il mondo che lo guardava: una notte d'amore, con tutte le sue componenti, attrazione fisica, sorpresa, entusiasmo, abbandono, riconoscimento reciproco, fuga dalla realtà sulle onde di una curiosa, irresistibile passione. Lo ha amato la gente fuori, lo ha amato il mondo di Hollywood stipato in sala, per il quale è stato il costante punto di riferimento. A lui si rivolgeva dal palco Whoopi Goldberg cercando un complice vivo e vivace. Lui inquadravano le telecamere dell'Abc per trasmettere un'espressione umana e l'immagine di un uomo di cinema che non fosse seduto accanto a una donna con venticinque anni di meno. Benigni ha cominciato a fare l'amore con il trionfo ben prima di ottenerlo. Il suo corpo era già una frenesia in smoking dal momento in cui si è seduto. La vittoria come miglior film straniero gli era stata da tempo annunciata, quella come miglior attore era nell'aria, il suo gesto più bello è stato nell'incredulo entusiasmo con cui ha accolto il premio per la miglior colonna sonora al suo amico Nicola Piovani. A nulla sono valsi gli affettuosi richiami di Whoopi Goldberg: Benigni aveva «il corpo in tumulto», il pantalone in discesa, la camicia in libera uscita, l'inguine e il cuore collegati da una palpitazione unica, per Nicoletta Braschi e l'universo intero. Benigni riportava tutti indietro, a una fanciullezza in cui tutto era possibile e, guarda un po', lo è diventato. Perfino Sofia Loren, popolana tracimante, prigioniera da anni di un'algida cornice comprata sulla Quinta Strada, tornava alla bancarella delle emozioni per annunciare l'Oscar al film straniero: «Roberto!», fuori dal cerimoniale e dentro l'abbraccio dell'uomo bambino che aveva scavalcato due file e molti possibili destini per arrivare fino a lei. Dirà poi: «L'ho abbracciata forte, non sapevo cosa fare. Mi sarei messo a ballare il valzer. Tenevo a ringraziare tutti gli attori del mio film, Nicoletta in prima fila, senza di loro sarei stato una farfalla senza ali». E ancora: «Ringrazio quelli che hanno dato la loro vita per consentirci di dire, oggi, che la vita è bella», prima di abbandonarsi al rituale del «Vorrei baciare tutti e tuffarmi nell'oceano della gioia». Che poi sono già tormentoni dei giovani d'America e fa effetto vedere ragazzi che salutano le loro coetanee dicendo: «Hallo, principessa» o evocano «un oceano di gioia», l'unico in cui neppure il «Titanic» dovrebbe affondare. Benigni è un idolo a sorpresa, nella sua esuberante normalità. Gli Oscar lo cambieranno? Lui ha risposto: «Spero lo facciano in meglio, è un cambiamento andare a un ristorante diverso, figuriamoci ricevere tre Oscar, ma non mi monterò la testa/ prometto e continuerò a fare film piccoli». E' uno che è andato oltre i propri desideri: «Mi sembra di essere in un sogno. Come si fa a reagire a un sogno, a misurare la gioia? Avrei voluto saltare al cofio di Spielberg, ma mi sono vergognato, allora sono saltato sulle sedie e ho cominciato a correre. Ho fatto qualche errore con l'inglese? Pazienza. Non avevo preparato il discorso, pensare di vincere sarebbe stato superbo». Unica concessione, ma ironica: «Il Papa? Se vorrà vedermi dovrà mettersi in fila, ora». Pronto correttivo: «Ho avuto più di quel che meritavo». E' andato oltre i limiti senza perdere la misura. E pazienza se, come cantava Vecchioni, «vincere significa accettare» («grazie Italia e grazie America, mi avete insegnato tanto» e «grazie a Cecchi Gori e alla Miramax» di Squalo Weinstein), questa volta glielo si può perdonare, perchè, nell'arena di Hollywood, Roberto Benigni non era una bestia come le altre, ma un animale In calore, che ha irradiato la sua vitalità in una notte d'amore. Gabriele Romagnoli Quando sono arrivato sul palco *■ non sapevo più cosa fare, ho stretto forte Sofia, mi sarei messo a ballare il valzer. Volevo ringraziare tutti gli attOTl, NlCOletta . . r>. Jfl prima fila, t * j perche senza di loro r sarei una farfalla SeYVZa ali I 33 fi fi Ho fatto errori con l'inglese? 0 Pazienza, non avevo preparato il discorso, pensare di vincere sarebbe stato superbo. Il Papa? Se vorrà vedermi dovrà mettersi in fila. Ma forse ho j j avuto più di quel che meritavo 33 a Roberto Benigni mostra felice due delle tre statuette che ha conquistato nella notte degli Oscar

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