Gardella, un maestro
Gardella, un maestro Gardella, un maestro Progettava costruendo e non amava le teorie Il L 30 marzo Ignazio Gardella avrebbe compiuto 94 anni. Ne aveva dedicato 70 alla professione e all'insegna! mento (tra i suoi allievi alla scuola di Venezia Aldo Rossi e. Vittorio Gregotti) continuando tenace mente a lavorare, lino all'ultimo. Sono aperti i cantieri in cui si stanilo ancora realizzando suoi progetti, a Milano e in altre città. E' motto poche settimane dopo la chiusura della mostra delle sue opere nel centro culturale Santa Maria della Pietà a Cremona. Non era un teorico, né un architetto-scrittore. Il catalogo della mostra, pubblicato dalla «Electa», riporta un saggio di Giulio Carlo Argon, scritto quarantanni fa. Contiene una frase che illuminava in anticipo il cammino del personaggio: «Come i pittori moderni disegnano dipingendo, Gardella progetta costruendo». Non si poneva alla testa di movimenti o tendenze. Era co¬ struttore prima di tutto (ingegnere nel 1931, laureato in architettura nel 1949). Seguiva i valori, disegnava anche in corso d'opera; nel suo archivio, raccolto dal Centro studi dell'università di Panna, si contano 42.385 disegni, Due sono le opere che segnano i diversi momenti dell'attività di Gardella: la «Casa Cicogna» alle Zattere ( 1958) considerata il suo capolavoro e la sede della facoltà di Architettura nel centro storico di Genova (1989) Nato a Milano, sentiva profondamente le orìgini genovesi della famiglia. A Genova la sua collaborazione con Aldo Rossi per il Teatro Carlo Felice sembrò confennare l'appartenenza al post-modem. Ma nella sua ultima lezione ad Harvard, nel 1986, Gardella disse: «Mi definiscono uno dei padri del post-modern la progenie è troppo varia per stabilire chi siano i padri e i figli». Mario Fazio
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