I piccoli schiavi d'Italia di Alberto Papuzzi

I piccoli schiavi d'Italia LA MEMORIA. I figli dei nostri emigrati venduti come suonatori di strada I piccoli schiavi d'Italia Storie di infanzia sfruttata nell'800 SI ECONDO i luoghi di provenienza li chiamavano «i piccoli napoletani», «i piccoli calabresi», opIpure in generale «i piccoli menestrelli» o «i piccoli italiani», i «savoiardi», «i lazzaroni» Secondo lo strumento che suonavano per le strade furono battezzati «i ragazzi italiani dell'organetto» (a Londra) o «i piccoli schiavi dell'arpa» (a New York). Ma c'erano anche violinisti e pifferai: il New York Times, dopo un'inchiesta sulle condizioni in cui erano tenuti, li chiamò semplicemente e direttamente «i piccoli schiavi italiani». Parliamo dei bambini italiani che alla fine del secolo scorso venivano costretti a fare i suonatori ambulanti a Parigi, a Londra e in America. Affittati a padroni, erano una lucrativa appendice dell'emigrazione. Prima di loro c'erano stati i saltimbanchi, i giocolieri, gli espositori d'animali. 1 suonatori provenivano da quattro zone ira le più povere: la campagna parmense (Bardi, Bedonica, Campiano, ('.rezzo), l'entroterra ligure (Mezzarego, Zoagli), i paesini della Ciociaria (Picinisco e Sora), le montagne di Potenza (da Laurenzana a Viggiano), La vicenda è stata dissepolta in un libro: / piccoli schiavi dell'arpa, dello storico .John E. Zucchi, docente alla McGilly University di Montreal (edizioni Maritati). Attraverso i più vari documenti (rapporti di polizia, cronache giornalistiche, relazioni di fondazioni filantropiche, indagini di assistenti sociali), viene a galla un mondo di emarginati che popolava quartieri malfamati di grandi cittì» come place Maubert a Parigi, Hatton Gardons a Londra o Crosby Street a Manhattan. I piccoli suonatori italiani erano, attorno al 1870, circa seimila. La gran parte era in mano a un gruppo di circa trecento padroni, gli altri erano costretti a mendicare dai genitori stessi. «Quello che vedevo era un bambino di circa dieci anni e mezzo - scriveva uno di loro, passato alla cronaca con il nome di Coraggioso -, con in testa una bombetta larga almeno tre volte più del normale che mi copriva quasi completamente le orecchie. I capelli erano molto lunghi. Il vestito poteva andar bene a un uomo robusto. La maglia era larga quanto la giacca. Gli stivali erano stati pescati da una benna. Portavo un'ampia sciarpa unta annodata intorno al collo e, come tocco finale del cpiadro disastroso, alle orecchie avevo un paio di orecchini con tre minuscole sfere. Ogni volta che mi fermavo davanti a una vetrina non riuscivo a evitare di guar¬ darmi, e l'immagine che vedevo mi faceva vergognare». Dietro questa immagine da cartolina si snodava un vero commercio di bambini. Ne parlavano i rapporti che Luigi Cerniti, console a Parigi nel decennio 1860-70, inviava al ministro, descrivendo le condizioni dei piccoli suonatori di organetto e armonium, dei pifferai e degli arpisti. Incontrò numerosi casi di bambini di Chiavari o di Viggiano ceduti con contratti capestro a padroni dai quali erano stati abbandonati o dai quali avevan^» cer^ cato di fuggire, senza che si potessero ritrovare i genitori. A Londra la Italian Benevolent Society denunciò numerosi casi di maltrattamenti fra i «ragazzi dell'organetto». Grande emozione sollevò nel 1B69 il caso di un bambino di cinque anni, Carminello Ada, portato dal suo paesino a fare il suonatore ambulante nelle vie londinesi: poiché non rendeva abbastanza il padrone, legatolo mani e piedi, lo appese al soffitto per una fune, picchiandolo e mordendolo. Portato al mendicomio dai soci dell'Italian Benevolent So/(SÌfity, il piccolo morì in pochi giorni. Però il traffico di bambini, con i suoi drammatici casi, non provocava nell'opinione pubblica straniera le reazioni che oggi si possono immaginare. I «menestrelli italiani» erano considerati un motivo di fastidio, per il rumore e per l'accattonaggio, e sopravvivevano soprattutto grazie all'appoggio delle classi popolari. L'autorevole 'fìmes scrisse che i suonatori ambulanti trasformavano Londra in una Babele. E la stampa parigina, se denunciò la vergogna della tratta di bimbi, tuttavia appariva molto più preoccupata e scandalizzata per l'irritante spettacolo che i «menestrelli italiani» davano elemosinando. Invece negli Stati Uniti si fece ricorso alle norme che garantivano la libertà personale e proteggevano le evasioni degli schiavi. Il New York Times promosse una intensa campagna contro i mercanti di bambini, sguinzagliando i propri reporter, accompagnati da poliziotti in borghese. Nel 1871 un padrone proveniente da Laurenzana, Giovanni Glionna, venne arrestato a New Haven per aver comprato quattro bambini per farne girovaghi, e anche lustrascarpe. Il caso suscitò enorme scalpore: «Era la prima volta - scrive John Zucchi - che un padrone veniva arrestato per aver tenuto un bambino in schiavitù». Era l'inizio di una svolta nell'atteggiamento dell'opinione pubblica. Ma un secolo dopo, con le migrazioni mondiali, i mercanti e padroni di bimbi sono di nuovo fra noi. E non perdono tempo a insegnargli a suonare. Alberto Papuzzi Bambini dell'arpa o dell'organetto, In 6000 nelle mani di 300padroni violinisti o pifferai tra Parigi e New York Ragazzi del Sud cent'anni fa: una foto dal volume «Bambini in posa» (La Nuova Italia)

Persone citate: Crosby, Giovanni Glionna, Hatton Gardons, Italia Storie