E la maggioranza si prepara a fare da sola

E la maggioranza si prepara a fare da sola E la maggioranza si prepara a fare da sola D'Alema e Mattar ella: accordi col Polo? Meglio recuperare Bertinotti ROMA. Mentre il «caso Prodi» sembra destinalo a chiudersi, la maggioranza è ancora alle prese con una partita altrettanto, se non più complicata: quella del Quirinale. Martedì scorso i maggiorenti del ppi si sono visti a cena per sviscerare l'argomento. A tavola, Franco Marini, Sergio Mattarella, Ciriaco De Mita, Ortensio Zecchino, Dario Francescini, Beppe Lavagnini e il segretario della Cisl Sergio D'Antoni. Su quell'incontro conviviale è stato deciso di mantenere la massima riservatezza e i sette, al termine del vertice, si sono lasciati promettendosi l'un l'altro di non fare parola a nessuno di quanto era stato detto lì. Già, perché i temi affrontati erano alquanto delicati. A presentare in tavola la portata principale è stato il vice presidente del Consiglio Mattarella, reduce da un colloquio con il capo del governo Massimo D'Alema. «La soluzione migliore per il problema del Quirinale - ha esordito l'esponente del ppi - sarebbe quel¬ la di scegliere un candidato di maggioranza, senza fare accordi con il Polo, recuperando Rifondazione comunista, e tentando di assicurarsi una sorta di appoggio dalla Lega. Io la penso così, ma sappiate che anche D'Alema è di questa idea». Alle parole di Mattarella seguiva un pausa di silenzio. Taceva, Franco Marini, dalla cui espressione non trapelava nulla. Il segretario del Ppi rimaneva immobile: nemmeno un aggrottar di ciglia, niente. Ma De Mita, che durante il discorso del collega di partito faticava a trattenere il proprio disappunto, interveniva con una certa veemenza. «Guardate - spiegava l'esponente del Ppi rivolto a Mattarella che se intendete procedere con questo metodo la maggioranza rischia di diventare una Beirut. Voi e i Ds non potete pensare di eleggere un Presidente della Repubblica senza cercare un'intesa con l'opposizione anche sul dopo, e, cioè, sul percorso da fare in seguito, su quella fase di transizione che dovrebbe condurre alle riforme istituzionali. Attenzione perché cosi la maggioranza scoppia». De Mita si accalorava, mentre Marini preferiva, con ostinazione, tacere. E su quell'argomento specifico il segretario del Ppi, in quella cena, non ha voluto pronunciare nemmeno una sillaba. Eppure il leader popolare sul tema Quirinale ha delle idee ben precise: «Nessuno - è il ragionamento che è solito fare - può dire che la maggioranza elegge chi vuole, con una trentina di voti di scarto. Sarebbe da sprovveduti non porsi il problema del dialogo con il Polo». Un dialogo che Marini continua a cercare, anche in questi giorni, soprattutto con Berlusconi, il quale, qualche tempo addietro ebbe a confidare che l'atteggiamento del segretario del Ppi non gli dispiaceva, e, probabilmente, di qui sono nate le voci secondo cui il leader popolare potrebbe essere appoggiato dal Cavaliere nella sua corsa al Quirinale. Ma allora per quale motivo Marini nel vertice Ppi di martedì ha optato per la linea del silenzio? Probabilmente perche il segretario del partito popolare, prima di sbilanciarsi, vuole capire se la tendenza che si sta affermando nella maggioranza quella di non fare trattative con il Polo sul nome del candidato al Quirinale - è cosa duratura o meno. Sì, perché la tendenza c'è. Mattarella ne ha parlato in via riservata con i massimi esponenti del suo partito, ma qualcuno, nel centro sinistra, l'ha teorizzata senza fare misteri. E non si parla solo di Giuliano Amato che l'altro ieri ha ipotizzato un ritorno alla maggioranza del 21 aprile per le votazioni del Capo dello Stato. 11 ministro del Commercio con l'estero, il diessino Piero Fassino, ha precisato che la condizione preliminare è quella dell'accordo all'interno del centro sinistra, «poi ha aggiunto - valuteremo le possibili convergenze durante il dibattito parlamentare». E Clau¬ dio Burlando, della segreteria della Quercia, ha spiegato: «Dalla quarta votazione basta la maggioranza per eleggere il Presidente della Repubblica». Del resto, lo stesso Walter Veltroni, anche pubblicamente, non batte mai con troppo zelo il tasto dell'intesa con il Polo, mentre ammette che sarebbe utile avere l'appoggio del Prc. Ma se la maggioranza adottasse una linea di questo tipo non sarebbe destinata a una sconfitta? L'interrogativo è legittimo, però non può essere disgiunto da una considerazione: Berlusconi, sempre attento ai sondaggi, ha confidato ai suoi che un'intesa con D'Alema sul Quirinale intaccherebbe seriamente il bottino elettorale di Fi, alle europee. Il che significa che, anche volendolo cercare ad ogni costo, l'accordo con il Polo per la successione a Scalfaro appare impresa assai difficile. Maria Teresa Meli

Luoghi citati: Beirut, Roma