Le banche d'Italia sulla via dell'euro

Le banche d'Italia sulla via dell'euro La «rivincita» di Braggiotti, la lunga marcia di Profumo. Nel credito terremoto storico Le banche d'Italia sulla via dell'euro La «giornata nera» di Via Filodrammatici MILANO. Lo cronache narrano che Gerardo Braggiotti, licenziato in tronco da Mediobanca 14 mesi fa, motivasse cosi il suo dissenso nei confronti di Vincenzo Maranghi: «Non potevo starmene in pantofole ad aspettare di faro tra cinque anni l'amministratore delegato di Mediobanca». E, davanti allo stupore dell'interlocutore, meravigliato dalla «fretta» di quel giovane banchiere nemmeno quarantenne, Braggiotti aggiunse: «Se si va avanti cosi, tra cinque anni Mediobanca potrebbe non esserci più». Furono le ultime parole famose prima di avviarsi ad un «esilio dorato» in quel di Parigi dove Antoine Bernheim, sfidando le ire di Maranghi, volle quel giovanotto cosi promettente e cosi capace con sé in Lazard. Ieri pomeriggio Gerardo Braggiotti, ex prediletto di Enrico Cuccia, ora scudiero italiano di Michel David Weill, si e preso la sua rivincita in quella che non pochi osservatori hanno già definito la «giornata nera» di Mediobanca: sarà la «Lazard-Vitale-Borghesi», filiale italiana della «maison» parigina a fare da «advisor», o eminenza grigia, per conto di Unicredit, nelle nozze del secolo tra il colosso di piazza Cordusio e la Comit, un matrimonio che permetterà di costituire una dote di tutto rispetto: il 10 percento di Mediobanca... Un altro «golden boy» della finanza italiana ha di che sorridere dopo lo storico «week end»; Alessandro Profumo, genovese di nascita, bocconiano per formazione. Uno studente lavoratore, tenacissimo, un bancario capace di abbinare gli studi in Economia con una rapida carriera al Banco Lariano che gli af- fido, a soli 29 anni, la guida dell'agenzia più importante di Milano. Un altro si sarebbe accontentato, ma non Profumo, pronto ad approdare alla scuola di Me Kinsey prima e di Bain e Cuneo poi, infine in Ras dove Lucio Rondelli, consigliere della compagnia, volle conoscere quel giovane elio si occupava, con grande successo, di prodotti finanziari. Il caso ha voluto che il compleanno di Profumo, classe 1957, a metà febbraio, coincidesse con l'incredibile blitz di Vincenzo Maranghi, Enrico Cuccia e Gianfranco Gutty in quel di Madrid. Si trattava di convincere Emilio Botfn, presidente del Banco di Santander, ad abbandonare l'alleanza con l'Imi-San Paolo e a stringere un patto con la Comit. Ma il presidente del colosso di Spagna oppose un secco rifiuto. L'epoca delle grandi famiglie e dei grandi intrighi bancari, del resto, sembra ormai alle spalle nel grande scacchiere dell'euro. E Botin, proprio negli stessi giorni, ne ha dato una riprova eloquente licenziando l'ambiziosissima figlia Ana dalla banca, prima della fusione con il Banco Hispano-Americano: i legami del sangue, e dei salotti, fanno poca presa sui listini azionari... Forse è proprio in quei giorni che Alessandro Profumo, dopo un anno abbondante passato a limare l'operazione nei dettagli, presentò il piano al suo presidente, Lucio Rondelli per vent'anni, come amministratore del Credit, sotto l'occhio vigile dell'Ili (e di Mediobanca). Di sicuro, pochi giorni dopo, toccò a Profumo annunciare che la «banca stava pensando a nuove operazioni» e che «l'Allianz non era da considerare partner strategico» della compagine Unicredito. Un buon modo per avvertire gli osservatori più attenti che stava per cambiare il socio assicurativo di riferimento per la banca. Di qui a pensare che nel mirino c'erano le Generali, il passo è stato breve. Parigi, Madrid, Francoforte. La grande rivoluzione del credito non poteva che passare dall'assenso dei soci tedeschi. La Deutsche Bank? In realtà il colosso tedesco suscitava (e forse suscita) più diffidenza che speranze in piazza Cordusio. Meglio stringere i patti con Martin Kohlaussen, presidente della Commerzbank, grande socio di Comit, grande alleato di Generali sia sul piano azionario che su quello operativo in Germania. Ed è stato proprio Kohlaussen ad imporre, giovedì 17 marzo, lo stop all'interminabile trattativa con la Banca di Roma e, indirettamente, ad aprire le porte per il blitz. Parigi, Madrid, Francoforte, Trieste. Le tappe del fidanzamento più rapido, silenzioso e clamoroso della storia bancaria italiana sono tante. Manca la Roma politica o altre capitali governative. Ma questa è l'età dell'euro... (u. b.J '» NOI E OLI ALTO La classifica dai maggiori gruppi bancari europei per attivo (in miliardi di liro), • quello dei maggiori istituti ai credito italiani Iti ROM Bnp-Paribas-SG (progotto) 1.668.856 ^ 1 Deutsche Bank-Bankers Trust 1.278.136 || Ubs-Sbs 1.236.341 jfl i — naM^^I Credit Suisse I \\ W 3 frl Hong Kong Shangai Bank ■—, mmmtM Credit Agricole TTHt^lI Abn Amro ■ ——; mtL\wKm\\ "Barclays Bank ITALIA ^ „.MW,„yfibffEi ^an pao'°"Banc(> R°ma (ipotesi) Unicredit-Comit (ipotesi) 487.638 Banca Intesa 310.394 Bnl-Banco Napoli (ipotesi) 230.531 Jii Monte dei Paschi 134.629 inni