Le cinque giornate che hanno sconvolto i forzieri d'Italia

Le cinque giornate che hanno sconvolto i forzieri d'Italia ■ -in¬ NOMI E GLI AFFARI Le cinque giornate che hanno sconvolto i forzieri d'Italia Di Lucio Rondelli e di Claude BéBóar la prima cosa che salta all'occhio e l'altezza unita ad una certa robustezza fisica. Due uomini, insomma, di cui si potrebbe immaginare una giovinezza sortiva e magari, guardando le mani, anche una lontana dimestichezza con qualche tirata di boxe. Ma in questi giorni, un altro tratto li accomuna che lia a che fare non con il fisico ma con il cervello: entrambi sono al centro del riassetto bancario del loro Paese. Il presidente di Unicredit, infatti, col suo progetto di invitare la Comit a unirsi a lui per dar vita ad un mega-polo da 500 mila miliardi, lui di latto accelerato anche i disegni di Luigi Arcuti, presidente dei San PaoloImi, che da qualche temCesare po guardava a Geronzi Sud e a Cesa- Rolf Breui re Geronzi, gran capo della Banca di Roma. Al consiglio San Paolo di mercoledì scorso, la proposta di aumento di capitale è stata inserita nell'ordine del giorno all'ultimo minuto. A sua volta il presidente di Axa, nella duplice veste di grande azionista della Paribns di Andre LevyLang e della Rnp guidata da Michel Pebere.au sta lavorando pei il super polo bancario francese, senza perdere comunque d'ocjhio la partita della privatizzazione del Crédit Lyonnais di Jean Peyrelevade. Le similitudini non finiscono qui. Tutti e due sono rosi da un piccolo, identico tarlo: la Deutsche Bank e il suo presidente, il dinamico Rolf Breuer. Non più tardi di tre giorni or sono, presentando a Neuilly i risultati di Axa, il boss Bébóar ha respinto le avances di Breuer, che si era dichiarato disponibile a dare una mano a Bnp per il grande disegno in terra di Francia. Per Rondelli, il «nemico» è già in casa, avendo acquistato di Unicredit 1' 1,75% ed avendo in tasca il 4,5% di Comit. Come poi Rondelli pensi di conciliare la presenza nell'azionariato di Deutsche con quella della Commerzbank di Martin Koblhaussen che fino a l'altroieri sembrava in guerra totale con Deutsche, non è dato sapere. A meno che i due banchieri di Francoforte non abbiano nel frattempo fumato insieme un calumet della pace. Nella vicenda Unicredit, altri due vatussi sono in pista: il giova- Martin ne aminini- Kohlhaussen Pierfrancesco Saviotti stralore delegato di Unicredit stessa, Alessandro Profumo, due metri e oltre cento chili, e l'amministratore delegato di Comit, il cinquantacinquenne Pierfrancesco Saviotti che non gli è da meno. L'amicizia che li lega è certamente stata importante nella preparazione del coup de théàire che sta ribaltando i destini della Commerciale e, con lei, quelli della sua «partecipata» ■ Mediobanca. Alla quale si è ribellata in quelle che ormai vengono indicate come le «cinque giornate» di fine secolo. Nemmeno il presidente delle Generali Antoine Bernheim, pure lui con un occhio benevolo per il nuovo maxi-polo, si può definire un peso leggero, nonostante quell'aria a volte affaticata e più spesso annoiata. Insommma, il mestie¬ re di banchiere richiede evidentemente non solo cervello ma anche una buona dose di resistenza fisica. Che poi non è detto che si debba accompagnare alla stazza. Il piccolo ma intelligentissimo Enrico Cuccia è riuscito a tenere in scacco tutti quanti per oltre cinquantanni, ad eccezione dell'esile Giovanni Bazoli, tanto esile da guadagnarsi il soprannome di «arcangelo», che per ben due volte lo ha respinto con perdite. Tra l'altro: cosa farà ora il presidente di Intesa, per non essere da meno dei concorrenti milanesi? Ma forse a favore di Cuccia ha giocato una dote che lo distingue da tutti gli altri: essere uno dei rari uomini di potere che non ha bisogno di sentirsi protetto (al contrario, ama protegge- Antoine re) Non così i Bernheim vatussi, di cui è nota la passione per unioni tribali e aggregazioni vaste, autogeneratrici 6. potere e luoghi di grande protezione. Ma così vuole oggi la legge della globalità, i vatussi sono nel vento, Mediobanca forse nel passato, a meno di un colpo di bacchetta magica. Non è un vatusso e nemmeno piccolo l'altro artefice dell'operazione. Il banchiere d'affari Gerardo Braggiotti è di taglia media, snello e impettito. A un anno dal braccio di ferro con Vincenzo Maranghi, dal quale uscì all'epoca perdente, si prende la rivincita. E' infatti «Lazard Vitale & Borghesi» (sia Roberto Vitale che Arnaldo Borghesi sono medio-piccoli e grassottelli) di cui Braggiotti è vicepresidente l'advisordi Unicredit per l'offerta a Comit. A conferma che quel crocevia parigino guidato da Michel David-Weill, nel cui portafogli c'è la seconda importante quota di Generali sindacata con la quota Mediobanca e di cui Bernheim è storico partner e Braggiotti giovane partner, è la saldatura dell'affare milanese. Che, in prospettiva, dovrebbe alleare la nuova «Eurobanca» al Leone di Trieste. E a Trieste sarà interessante capire come ià'-anno i vertici a dirimere la questione, poiché l'amministratore delegato Gianfranco Gutty è stato fino all'ultimo fautore del ma- trimonio con Bancaroma, e forse continua ad esserlo. Anche a Trieste uno scontro è alle porte. Valeria Gianfranco Sacchi Gutty Cesare Geronzi Rolf Breui Martin Kohlhaussen Pierfrancesco Saviotti Antoine Bernheim Giovanni Bazoli Vincenzo Maranghi Gianfranco Gutty

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