E'nata la catena di «San Tonino» di Guido Tiberga

E'nata la catena di «San Tonino» RETROSCENA IL PARTITO DELL'EX PM E'nata la catena di «San Tonino» Di Pietro: accenderò una fiammella in ogni Comune LROMA UCIANO è il dipietrista che non ti aspetti. Lombardo, rampante, professione regista televisivo. Fulminato sulla via di Montenero più di San Paolo sulla strada per Damasco. L'immagine più crudamente efficace del lavorio intensissimo di Antonio Di Pietro per diffondere il verbo dei Democratici è sua. L'ex pm di Mani pulite insiste con le metafore contadine: «Quando l'asino diventa cavallo tutti gli zompano addosso». Luciano, metà yuppie da film dei Vanzina, metà Conte Uguccione da varietà televisivo, preferisce buttarla sul greve: «Ce l'hai presente una bella donna? Tu la vedi, la corteggi, la porti a cena, le regali i fiori, i vestiti e i cioccolatini. Poi salta fuori uno che non hai mai visto, te la tromba davanti al naso, e pretende pure che tu gli batta le mani...». La pania degli infiltrati, il controllo, la verifica. Eccole, le vere ossessioni dell'ex pm diventato leader politico. Per lui, che Romano Prodi vada o no a Bruxelles è fattore del tutto ininfluente per la nascita del partito dell'Asinelio. Anche perché, di fatto, il partito esiste già: costruito da Di Pietro, mattone su mattone, in un viaggio su e giù per l'Italia alla ricerca di dirigenti cui affidare le sezioni locali, di persone nuove da analizzare, passare allo scanner del computer. Persone da promuovere subito o da bocciare per sempre. Senza appelli. Romano Prodi che vola a Strasburgo, in tutto questo, diventa una specie di icona, una bandiera da sventolare sulla faccia di chi ride dell'asinelio e dei «contadini» che gli stanno dietro. «E' una grande opportunità di cui siamo orgogliosi», ripete Di Pietro a tutti quelli che gli vengono a tiro. Gli scettici che arrivano dal partito dei sindaci, che hanno paura, e i vecchi militanti di Italia dei Valori, quelli che la pensano come lui a prescindere. Quelli come Luciano: «Uno dei nostri che va a governare l'Europa alla vigilia delle elezioni? Siamo sinceri, per noi è una gran botta di culo...». L'impressione è chiara: a Di Pietro, del futuro di Prodi, importa poco. L'ex premier sarà anche il leader designato, ma il motore del progetto è lui. Solo lui: «Se riesco a metter su questa cosa dei Democratici, altro che Mani pulite...», confida. E per far capire meglio il senso della frase, fa il gesto di leccarsi le dita: «Voglio accendere una fiammella in ogni Comune, come faceva Lenin...», spiega. Una sezione in ogni paese, come il più tradizionale dei partiti: e poco importa che le sezioni si chiamino «circoli» e la parola «partito» sia un tabù impronunciabile. L'obiettivo dichiarato è «strutturarsi»: occupare il territorio, aprire le sedi, accendere le fiammelle di Lenin. «Ed è qui che l'Asino rischia di cascare», avvertono i collaboratori dell'ex pm, facendosi giurare l'anonimato. Perché Di Pietro è sospettoso e non si fida di nessuno. Neppure dei parlamentari del suo gruppo, che gli propongono organigrammi regionali che finiscono nel cestino «perché sanno di Prima Repubblica: tanti a noi, tanti ai sindaci, tanti ai prodiani». Neppure della bionda da sfilata che dovrebbe intervistare lui e un altro ospite in una televisione del Sud. Ci prova tre volte, la bionda, e per tre volte Di Pietro la ferma. Alla fine si impadronisce del microfono e fa tutto da solo, domande e risposte. Finisce con Di Pietro che chiama persino gli spot, con la «conduttrice» che miagola: «Senatore, ma così non mi lascia più niente...». L'unico che non delude, dice Di Pietro, è il computer: tra la sede romana e l'ufficio elettorale di Busto Arsizio, Internet gli porta in casa un centinaio di lettere al giorno. Gente che dice di odiare i partiti e la politica, e che pure chiede di fare politica in un nuovo partito. La tipologia degli aderenti per via telematica è ampia. Il fan da stadio: «Caro Tonino, sono sempre stato un tuo accanito sostenitore. Spero di poter lavorare al tuo fianco...». L'aderente burocratico: «Io sottoscritto Rossi Mario, armi 29, titolo di studio geometra, professione commerciante, chiedo di far parte del suo movimento. A tal fine dichiaro di non avere precedenti penali e di non essere mai stato iscritto ad alcun partito politico». Il delatore appassionato: «Dottore, stia attento a Tizio e Caio. Sono democristiani, socialisti, leghisti, uomini della vecchia politica...». Di Pietro legge e risponde. A tutti. Manda i moduli per l'adesione («Quota 50 mila lire, ma anche meno per clù non può»), indirizza gli aspiranti dai militanti che hanno già superato l'esame di fiducia. «E' come una catena di Sant'Antonio spiega -, dove ognuno controlla l'affidabilità dell'altro. E in caso di dubbio, basta un'e-mail. Io leggo tutto, e controllo di nuovo...». Il resto della truppa è reclutato per strada, distribuendo carte da visita e moduli di iscrizione a cid lo lenna per chiedere autografi. Le scene di isteria si sprecano: un'autista dell'Atac che blocca l'autobus in pieno centro per andare a stringergli la mano, con i passeggeri che battono le mani dai finestrini. Il rappresentante che lo incrocia sul traghetto dalla Sicilia, e corre ad offrirgli i cannoli «comprati per i bambini». Il ragazzo che gli offre un caffè, la si- gnora che lo rincorri;, l'anziano che lo saluta. Per tutti un biglietto da visita e un modulo di iscrizione. Quanti dei contattati si iscrivono? «Molti. Io controllo chi sono, poi gli mando un certificato di accettazione. Da quel momento, sono iscritti a tutti gli effetti. Ilo 1400 nuove adesioni la settimana - dice Di Pietro -, Mancano i dirigenti, quelli che accendono le fiammelle...». Per trovarli, l'ex pm viaggia: ieri era a Venezia, venerdì a Pescara, martedì a Lamezia, lunedì a Catania. Inviti ristretti a un centinaio di persone, e copione! identico dappertutto. Niente scaletta, niente interventi. Parla solo lui. \a schema è sempre lo stesso: simpatia per i militanti che offrono, diffidenza per i notabili che chiedono posti nei coordinamenti regionali o candidature per le Europee. Basta chiedere per avere un rifiuto. Ci provano in tanti: «Un senatore di Forza Italia mi ha quasi supplicato di prenderlo con me, ma voleva un collegio sicuro. E' finito all'Udr, come meritava». «Il pretore Madaro si è fatto avanti più volte. Ma a me 'sta gente che si offre di continuo non mi piace. Anzi, sai che dico? Per distmguerci saremo gli unici a non candidare magistrati...». L'altro giorno, nella sede di via del Corso, c'era pure un tipo alto e allampanato. Ha aspettato per quattro ore che Di Pietro lo ricevesse, stringendo in mano il libricmo dei risultati "elettorali: «E' venuto a dirmi che l'ultima volta ha preso 14 mila voti, e me ne garantiva altrettanti. Che cosa gli ho detto? Gli ho dato un biglietto da visita e un modulo d'iscrizione. Cominci a iscriversi, che noi controlliamo...». ' Guido Tiberga