La solitudine del patriarca

La solitudine del patriarca RETROSCENA IL SABATO DI FUOCO La solitudine del patriarca //primo no a Cuccia partito da Bernheim SMILANO PIACENTE, monsieur Cuccia, ma non ci sto». Quando Antoine Bernheim, presidente delle Generali e grande notabile di Lazard, ha reagito così alla prospettiva di scatenare il Leone di Trieste nella difesa di Comit dai «barbari» di Unicredito, il vecchio centauro ha capito che la partita sarebbe stata più difficile del previsto. Certo, tra Lazard e Mediobanca da tempo non corre buon sangue. Ma non per questo i due colossi hanno smesso di vivere da separati in casa ai vertici delle Generali. Da ieri, tuttavia, la frattura è ben più grave: l'«advisor» di Unicredito nella prossima offerta di scambio con la Comit è la « Vitale-BorghesiLazard», ovvero la filiale italiana della banca parigina in cui primeggia la figura di Gerardo Braggiotti. Basterebbe molto meno, secondo i metri della diplomazia della grande finanza, per gridare al tradimento. Gerardo Braggiotti, ex pupillo di via Filodrammatici, è stato cacciato dalla banca con veemenza da. Vincenzo Maranghi, l'uomo forte di Mediobanca. Ora tocca a lui far da eminenza grigia del matrimonio tra Uiucredi'j e Comit, con la benedizione di Bernheim... In passato, «tradimenti» del genere non sono stati perdonati. Anzi. Ma che fare quando si scopre che Merrill Lynch, l'advisor di Comit nella lunga trattativa con Banca di Roma, ha già avuto i primi contatti con la cordata dei possibili fidanzati della Commerciale? Oppure, peggio ancora, quando si scopre che Paribas, grande socio della banca di Piazza della Scala, ha già dato, in via ufficiosa, il suo benestare? E che la potente Commerzbank, pur alleata di rango delle Generali, ha già messo in cantiere possibili intese con Unicredito? Proprio il partner tedesco era considerato il più fidato, quasi un baluardo invalicabile contro i cugininemici di Deutsche Bank. Ma è stata la Commerzbank a esigere che sulla trattativa tra Banca Roma e Comit venisse finalmente scritta la parola fine. Né sul fronte dei manager va meglio che con gli azionisti. Pierfrancesco Saviotti, uno dei due amministratori delegati di Comit. Si sussurra di suoi costanti, continui incontri con Alessandro Profumo, amministratore di Unicredito. Va bene che i due, interisti sfegatati, si consolino parlando a San Siro di banche più che della scombinata truppa nerazzurra, ma anche lo sport può essere galeotto in un momento del genere. Soli. Sempre più soli. Questa è la sensazione che devono aver provato Enrico Cuccia e i suoi fedelissimi nel bunker di via Filodrammatici, mai tanto frequentato in un weekend di primavera. Dopo l'uscita di Bernheim, in via Filodrammatici è stato chiamato Cesare Ge¬ ronzi, presidente della Banca di Roma. Se la sente il banchiere romano di affiancare Mediobanca in un'azione a difesa di Comit? Geronzi, più che parlare, sta a sentire. Caro Cuccia, replica poi, lei sa benissimo che a noi l'integrazione tra Comit e Banca Roma sembrava interessante. Ma in Comit non ci hanno voluti. Logico che, una volta rotto il nostro fidanzamento, qualcun altro si sia fatto avanti. A Roma, intanto, già si aprono altri dossier. Oggi Geronzi guarderà a Torino più che a Milano. Dall'Imi-San Paolo potrebbe arrivare quell'offerta di nozze che la banca capitolina aspetta con un certo compiacimento: il colosso di Luigi Arcuti vai bene la pretenziosa Comit che si è negata per 18 mesi... Passano le ore, si formulano le ipotesi più varie, ma in Mediobanca il muro da opporre a Unicredito, alla mossa abile e discreta di Lucio Rondelli, non prende forma. La solitudine del grande patriarca, anzi, sembra crescere di ora in ora. Come interpretare le parole del governatore della Banca d'Italia? «Il procedere delle concentrazioni bancarie - ha detto Antonio Fazio sta guidando il sistema verso assetti più officienti, più consoni all'evoluzione dei mercati internazionali». Nemmeno una parola d'allarme per la sorte di Mediobanca. Che futuro può avere la cassaforte del capitalismo italiano di fronte alla rottura di equilibri antichi? Dopo questa sconfitta, nulla vieta ima scalata a Mediobanca, come già ha scritto il (Financial Times». In campo potrebbe scendere un colosso del calibro di Axa, il gigante assicurativo francese guidato da Claude Bébéar. Più facile che, con il pretesto di scongiurare l'assalto straniero, si muova lo stesso Unicredito, magari assieme a Lazard e Commerzbank. In fin dei conti potrebbero bastare meno di 20 mila miliardi... Si profila, insomma, un immenso asse finanziario carolingio: Generali, Commerzbank, Lazard e Paribas (oltre a Société Generale). Il tutto con un robusto partner padano, forte della rete di Crt, Cassa Marca e Cassa di Verona, più gli sportelli di Credit e Rolo. Ma che spazio ci può essere per il patriarca del grande centauro che, a 92 armi, riscliia di subire il golpe fatale? No, è ovvio, non è questione di poltrone. Ma di equilibri nella finanza e nell'industria italiana: il «dopo Mediobanca» non può che coincidere con una lunga fase di riassestamento del sistema, tra scalate, intese, scambi di pacchetti, nuovi partner di riferimento. Qualcuno in arrivo dalla provincia ricca, i più dal grande capitale intemazionale. Ma questa sarà materia del dopo. La battaglia, quella vera, deve ancora cominciare e le armate di Mediobanca non si arrenderanno senza colpo ferire. Ma chissà se Enrico Cuccia, tra una riunione e l'altra, avrà avuto modo di pensare all'abilità dimostrata da uno dei suoi antichi «sottoposti»: Lucio Rondelli da Bologna, 75 anni, per vent'anni fedele amministratore del Credito Italiano prima di essere cacciato, all'inizio degli Anni Novanta, dal Caf. E' rientralo in banca, come presidente, nel '93, dopo la privatizzazione. E, tassello dopo tassello, ha costruito il grande Credit affidandolo alle cure di un giovanotto in arrivo dalla Ras, Alessandro Profumo. Sua è stata la prima Opa bancaria, sul Credito Romagnolo, sua la scelta delle Fondazioni bancarie come grandi alleate. Ora tocca a Mediobanca, la creatura del patriarca-maestro. Che penserà di lui, Enrico Cuccia? Forse, azzarda uno dei pochi che lo conosce bene, il grande centauro si limiterà a dire: «Complimenti Rondelli, è stato molto abile». Ma attenzione, non sarà un segnale della resa... Ugo Bertone CHI CONTROLLA MEDIOBANCA Gli azionisti del sindacato di blocco al 50% Banche 23% Altri Investitori jj% Banca Commerciale Italiana 8,82% Banca di Roma 7,87% UniCredito Italiano 8,81% Quote in % del capitale sociale Generali, La \ Fondiaria, Fiat, Lazard, Pirelli, \ Italmobiliore, Ras, Sai, Fin. Priv. s.r.l., Olivetti, Fecci, BHF \ Bank, Officine Meccaniche Cerutti, Morzotto, R Ferrerò & C, Gefim, Stefanel, Sofist, Findim, Candy, Finscv, Montefibre ,'.ui jwhbdw»< Contro anche Paribas e Lazard Bankitalia plaude ai matrimoni ma glissa su via Filodrammatici

Luoghi citati: Bologna, Milano, Roma, San Paolo, Torino, Trieste, Verona