«Imprenditori, svegliatevi» di Guido Tiberga

«Imprenditori, svegliatevi» LA POLEMICA IL DUELLO COL PREM9ER «Imprenditori, svegliatevi» Berlusconi: solo io posso salvare il Paese MODENA DAL NOSTRO INVIATO ~ Per guadagnarsi l'applauso dei piccoli industriali riuniti alla Fiora di Modena, Silvio Berlusconi le prova tutte. Prima mostra la carota: «Io la penso come voi, sono uno di voi, voi siete la spina dorsale del Paese. E il mio obiettivo e creare un'alleanza tra chi crea reddito e lavoro e chi fa politica». Ma subito dopo tira fuori il bastone: «Adesso però potreste anche svegliarvi...». Il suo discorso alla convention di Confindustria e moderato nei toni, senza gli eccessi dello scorso anno a Parma, quando aveva arringato il popolo degli imprenditori per arruolarla nell'esercito anfi-sinislre. «Mi hanno chiesto di stare buono», scherza prima di salire sul palco. Ma alla fino il leader dell'opposizione farà la sua parte fino in fondo, invocando la «guerra di liberazione» delle piccole imprese, oppresse da regole! opprimenti e da un Fisco «criminogeno». La rabbia, quella vera, il presidente di Forza Italia la tiene in serbo per la serata. In un comizio alla Borsa Merci, davanti a una platea mono qualificata ma certo più calda, picchia duro, senza risparmiare 1 colpi. Di Pietro? Prodi? Rutelli? «Mi sembrano tutti dello vecchio pantegane - spura -, toponi di campagna che pascolano nella mangiatoia pubblica e vogliono trasformarsi in ermellini bianchi innocenti e immacolati...». Con gli industriali, invece, Berlusconi non alza la voce. Anche so le sue parole sono egualmente taglienti: «Il presidente del Consiglio e venuto qui a chiedervi aiuto por modernizzare il Paese, docidete voi chi e davvero in grado di farlo. Pensateci, rifletteci - conclude con un sorriso beffardo -. Altrimenti il risveglio sarà amarissimo...». E allo fine l'applauso arriva. Scontato, non travolgente ma corto più sostenuto del battimani di cortesia che il giorno prima aveva congedato il presidente del Consiglio. Dal palco della Fiera, il Cavaliere spara più di una cartuccia contro D'Alema. LE azioni del governo sono smontate una per una. Il federalismo promesso? «Un'operazione di facciata, buona solo per aggiungere alle tasse nazionali quelle delle amministrazioni locali». La politica.economica? «Inconsistente, figlia di un governo che naviga a vista e non ha alcuna capacità di guidare il rilancio». La nuova sinistra? «Un corpaccione legato a sentimenti antichi, a una mentalità statalista, assistenzialista e dirigista». L'Italia? «Un pachiderma burocratico», inadeguato «ad affrontare le slide del nuovo mil¬ lennio». Il patto sociale? «Non ha risolto i problemi del mondo del lavoro, al contrario: si ò rivelato un peggioramento del vecchio sistema di concertazione e corporativismo». La filosofia della maggioranza? «Non meno tasse per avere più sviluppo, ma meno tasse se e quando ci potrà essere un maggiore sviluppo». Errori su errori, insomma, che finiranno solo «quando saremo di nuovo al governo del Paese». L'Emilia e Modena, per Berlusconi, sono l'occasione buona per lanciare la volata lunga della campagna elettorale. «Siamo in una terra occupata manu militari dalla sinistra - provoca -, ma io sono qui per lanciare un messaggio di democrazia e libertà». Dopo l'ufficialità un po' asettictr dell'assemblea indu. striale, aniva l'ora del bagno di folla. Il Cavaliere regala distintivi, stringe mani, firma autografi, bacia bambini. «E pensare che mi avevano detto che eravate tutti comunisti», scherza, prima di lanciarsi in un serrato battibecco con un operaio: «Dovete essere con noi - gli dice - perchè è interesse della classe operaia che le imprese vadano bene...». Dal palco del comizio, l'attacco a nuovi e vecchi avversari è frontale. «D'Alema - insiste Berlusconi - è un figlio del partito comunista che più comunista non si può, un uomo che non si è mai voltato un attimo indietro per dire che ha sbagliato nel credere in quella folle ideologia che ha insanguinato il secolo...». Con l'asinelio dei Democratici, poi, il Cavaliere è spietato: «Quella attacca - è tutta gente che è sempre vissuta alle spalle dello Stato e dei cittadini, che non ha saputo fare niente e che di fronte all' incertezza sul loro futuro si sono dedicati a costrune un partito con un solo pensiero: "Su quale poltrona mi potrò sedere"? Non sono altro che sindaci a fine corsa da rottamare, presidenti del Consiglio disoccupati ed ex pm in carenza di manette...». Guido Tiberga Il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, parla al convegno di Modena «Di Pietro? Prodi? Rutelli? Vecchie pantegane, toponi di campagna che pascolano nella mangiatoia pubblica»

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