Il gruppo leader della grande distribuzione francese investe 5000 miliardi sulla griffe fiorentina di E. Bn.

Il gruppo leader della grande distribuzione francese investe 5000 miliardi sulla griffe fiorentina Il gruppo leader della grande distribuzione francese investe 5000 miliardi sulla griffe fiorentina Pinault con Oucci nella guerra della moda Acquisito il 40%. Vuitton risponde lanciando un 'Opa totale Da povero boscaiolo bretone a Napoleone della finanza nault, che ritirarsi (dura lex per un raider) o contrattaccare. Attraverso l'aumento di capitalo che il suo avversario propone, il 34,4 % Lvmh in (Jucci scivolerebbe verso un pressoché innocuo 20,6 %. E la «maison» Arnault non ama immobilizzare quattrini: vuole che l'investimento le garantisca il comando. Malgrado la mitologia greca la consacri Dea della Caccia, Artémis parrebbe invece ricercare il compromesso. Afferma De Sole, che non celava ieri mattina il sollievo nè l'ottimismo: «Ora possiamo guardare il futuro in maniera tranquilla. Con le nuove risorse, potremo catalizzare altri marchi di lusso». Espansioni;, dunque. Il direttore creativo Tom Eord conferma le rosee prospettive. «Sono entusiasta: c'incamminiamo verso un forte gruppo multimarca». Le primizie già si vedono: Dopo un giro di valzer con Pinault, Yves Saint-Laurent rientrerebbe nel portafoglio Gucci. L'ha pagata un diecimila miliardi, e gliela cederebbe senza esigere plusvalenze. La triangolazione rafforzerà ambedue. Ma per Lvhm, multinazionale che a memoria d'uomo non falliva I GIGANTI V MONDIALI FATT LVMH CALVIN KLEIN RALPH LAUREN TOMMY HILFI0ER CUCCI ESCADA DONNA KARANf URATI CONSOLIDAT11997 in miliardi DI LIRE 3900 2800 1948 1079 1300 1086 Francois Pinault (a sinistra) con il presidente della Gucci, Domenico De Sole BERNARD ARNAULT UOMO più ricco di Francia ha un credo inossidabile: «Il miglior affare è quello che farò domani». Mai riposarsi sugli allori. «Rimango di vedetta ventiquattr'ore al giorno, sarà faticoso ma paga» spiega Francois Pinault descrivendo un'«auri sacra fames» senza eguali nel grande capitalismo francese salvo che - guarda caso per il rivale nel duello su Gucci, lo squalo-gentleman Bernard Arnault. Il suo iter da self-made plurimiliardario (in franchi) è sin dal 1982 una corsa vittoriosa e solitaria. Gli ostacoli non li conosce tranne che per sentito dire. «Può comperarsi un'azienda in 3 minuti - dicono i collaboratori - e sbloccare diecimila miliardi per un'opa prima che tramonti il sole». Un solo scacco, a memoria d'uomo. E inflittogli dalla Ifil. La sua cordata per catturare Worms naufragò dopo la controffensiva Agf-famiglia Agnelli facendogli mordere la polvere. Dicono che quell'insuccesso ne feri il cuore, più che il portafoglio. Gli ricordava smacchi e umiliazioni antiche. Pinault non venne al mondo «con il cucchiaio d'oro in bocca» secondo la suggestiva espressione francese. La sua è una brutto anatroccolo story. Nasce bretone, e povero. A scuola i compagni lo beffano per la sua goffaggine e i panni dimessi. Pinault - classe 1936 - abbandonerà gli studi a sedici anni, rancoroso verso l'elitarismo e i «figli di papà». Il suo babbo faceva il contadino, e da ultimo la guardia forestale. Il caso - anzi, la nemesi vuole che proprio dalle foreste il giovane Pinault ricavi il suo primo gruzzolo. Con 100 mila franchi del Crédit Lyonnais inizia a commerciare nel settore. Lo chiamano «monsieur Bois», signor Legno. Ma è un semplice esordio. Nel '70 trova sbocchi più redditizi. Compravendita di piccole imprese. Il grande balzo verso la ric¬ chezza giungerà tuttavia solo con le operazioni borsistiche. Speculando con perizia sullo zucchero, moltiplica per 10 i suoi talenti e una fuga strategica in extremis lo protegge dal crack '74. En passant, coltiva le amicizie indispensabili per la carriera. Una in particolare: quella di Jacques Chirac. Tenaci e ambiziosi entrambi, li accumuna il debole per la «France profonde» e l'intellettualofobia. Eppure Pinault tramortirà la prima lanciandosi nella vendita per corrispondenza che uccide le botteghe di villaggio. Poi le affianca i grandi magazzini Printemps, sulla Rive Droite. Ed ecco riaffacciarsi nel suo cursus honorum come inatteso benefattore il Crédit Lyonnais. Con i suoi junk bond, Francois Pinault si arricchirà più d'ogni altro speculatore sulla piazza francese. Il bottino è cospicuo: i bagagli Samsonite, il paradiso degli sciatori nel Colorado (Vail), calzaturifici, restaurants... Ma la sua bulimia non gli dà requie. Aggiudicandosi la Fnac principale rete di librerie oltralpe - indi il settimanale «Le Point», Francois Pinault assapora una bella revanche culturale. Poi arrivano le participazioni nel colosso cementiero-televisivo Bouygues, e l'operazione Chàteau Latour. L'ex monsieur Bois tracanna strapagandolo il più celebre grand cru francese: nondimeno ci guadagnerà sopra. Di Christie's, lo vedremo fare un sol boccone. Adesso tocca a Gucci. E' piccolo, Francois Pinault, con nordici occhi azzurri cui abbina regolarmente le camicie. Un inevitabile chàteau, la villa a Saint-Tropez e le collezioni di Warhol completano il quadro. Dimenticavamo: permaloso come una diva, il creso francese pugna da eroe per scongiurare le «biografie non autorizzate». E i suoi equilibrismi fiscali meriterebbero l'Oscar. Ma, finora, sembrerebbe ostinarsi a cadere in piedi, [e. bn.]

Luoghi citati: Colorado, Francia, Vail