L'epopea dei «pipistrelli»
L'epopea dei «pipistrelli» Mussolini durante la guerra civile inviò in soccorso di Franco 710 aerei L'epopea dei «pipistrelli» IL primo ponte aereo della storia fu improvvisato, nell'estate 1936, inizio della guerra civile di Spagna, da una decina di «Savoia Marchetti 81» inviati da Mussolini in soccorso di Franco: dal 7 al 15 agosto partendo dalla base di Nador, presso Melilla, in Marocco, dov'erano atterrati da pochi giorni, gli aerei italiani scortarono attraverso lo Stretto i convogli degli insorti nazionalisti che trasportavano dall'Africa alla Spagna 2500 uomini del «Tercio», circa 1200 marocchini, otto batterie da montagna e un'ingente quantità di materiale bellico. Ma già dall'indomani i «Savoia Marchetti 81», che erano allora i migliori trimotori del mondo e che per via della linea delle loro ali gli spagnoli avevano subito battezzato «pipistrelli» cominciarono le missioni e fra i primi obiettivi vi furono le postazioni repubblicane di Menda, in Estremadura, nel Sud del Paese, e - a Nord - il porto di Barcellona. I «pipistrelli», con una velocità di 340 chilometri l'ora e in grado di trasportare oltre due tonnellate di esplosivo, vennero ben presto affiancati dai «Savoia Marchetti 79», che risulteranno i migliori aerei della classe, dai «Fiat BR-20», da squadriglie di caccia «Fiat CR-32», che i franchisti chiamavano «chirri» e dai «Fiat G-50», più tardi impiegati nella battaglia di Madrid. Nel complesso la regia aeronautica, che durante la guerra civile prese il nome di «Aviazione Legionaria» e venne comandata dal generale Ruggero Bonomi, fu presente in Spagna con una forza di 710 aerei e se le cifre della pub- blicistica fascista di allora sono esatte mise fuori combattimento 903 aerei repubblicani contro una perdita di soli B(> velivoli: il pilota italiano Arrighi ■ pseudonimo dietro il quale si nascondeva l'ufficiale di rotta Adriano Mantelli - stabilì il record di vittorie personali abbattendo col suo «chini» 23 aerei avversari. Tuttavia, fin dalle sue prime fasi, la guerra aerea in Spagna ebbe una fisionomia essenzialmente tattica e la mantenne fin all'ultimo. Fonnazioni aeree italiane attaccarono il campo trincerato di Oyarzu, sventarono un colpo di mano conto Cordoba, distnissero impianti ferroviari e militari a Badajoz, Almeria, Toledo, Palma di Maiorca, Navahnoral, il porto e l'aeroporto di Malaga. Forse Bar- ', cellona, dopo Madrid, Valencia e Temei, fu la città che subì i più pesanti bombardamenti aerei, almeno 20 nel solo mese di gennaio 1939, alla vigilia di cadere in mano franchista. Le distruzioni e ì lutti furono enonni; decine di palazzi, tutti i moli del porto, i grandi depositi di carburante «Campsa» e oltre 60 piroscafi affondati: sotto le ondate dei «Savoia Marchetti» un numero imprecisato di civili, profughi dalla Catalogna invasa, persero la vita, un sacrificio che fino ad oggi è stato ignorato sia da parte italiana che spagnola. Benito Mussolini
Persone citate: Adriano Mantelli, Arrighi, Benito Mussolini, Cordoba, Mussolini, Oyarzu, Ruggero Bonomi, Valencia
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