DUE TRENI IN PARTENZA

DUE TRENI IN PARTENZA LA MOTA ROMANA DUE TRENI IN PARTENZA IL presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, ha scelto la giornata di ieri per rendere ufficiale la candidatura italiana di Romano Prodi alla presidenza della Commissione europea. E, un paio d'ore dopo l'incontro con D'Alema, Prodi, che aveva lasciato Palazzo Chigi in silenzio, ha rilasciato una dichiarazione per confermare la sua disponibilità ad accettare la nomina ponendo una serie di condizioni, tra le quali la garanzia che si tratti di un «mandato pieno», cioè di cinque anni. La decisione di D'Alema di impegnarsi ufficialmente sul nome di Prodi proprio ieri ha fatto pensare che notizie incoraggianti provenienti da Parigi, dove Gerhard Schroeder ha incontrato Jacques Chirac e Lionel Jospin, lo avessero spinto a esporsi. Perfino i prodiani più fedeli e più legati al progetto dell'Asinelio ammettono adesso che una nomina europea di Prodi è a questo punto «molto probabile». Ma restano dei problemi. QUEL MALEDETTO IMBROGLIO. Il comunicato ufficiale emesso dalla presidenza del Consiglio dopo l'incontro D'Alema-Prodi fa semplicemente riferimento alla «proposta che l'on, Prodi sia designato, da parte dei capi di Stato e di governo dell'Unione, quale nuovo presidente della Commissione». Più tardi Prodi ha precisato che «non si tirerà indietro»' se «tutti i Paesi saranno concordi e se l'incarico sarà dato in modo non temporaneo, non provvisorio, non condizionato, e se sarà possibile avere un forte programma europeo». D'Alema si è poi affrettato a definire «giusta» l'osservazione di Prodi a proposito di un mandato pieno, al quale il comunicato forse per ragioni di opportunità diplomatica - non faceva alcun accenno. La dissonanza fa pensare che Prodi mantenga ancora qualche riserva. Questo non sarebbe significativo se la questione nou. fosse davvero complicata. In teoria sarebbe facile unificare gli otto mesi di mandato che restano a questa commissione con i cinque anni della successiva, ma in pratica ci sono due problemi: tra la fine del mandato interrotto e l'inizio del successivo ci saranno nuove elezioni che potrebbero cambiare il volto del Parlamento europeo; questo stesso Parlamento, per l'entrata in vigore del tratta| to di Amsterdam, avrà poteri di ratifica del presidente della Commissione che prima non aveva. E' complicato risolvere in fretta questo pasticcio. Qualcosa potrebbe andare storto soprattutto se nel frattempo trapelasse che Prodi non è un candidato convinto. IL FERROVIERE. E c'è un problema di tempi. Ieri Prodi ha detto: «Se il treno per Bruxelles partirà non lo so, certamente il 15 aprile partirà il trono con i Democratici per l'Ulivo». E ha aggiunto: «Quel giorno non potrò essere presidente di commissione perché non è materialmente possibile». Non sembra sia così: materialmente sarebbe possibile. Se ne deduce: a) che Prodi sarà sul treno, cioè impegnato in campagna; b) che preferirebbe tempi lunghi per la sua nomina, proprio per essere libero di impegnarsi con l'Asinelio. Ieri Walter Veltroni ha riconosciuto che «nessuno può chiedere a Prodi di non avere idee politiche e di non manifestarle». «Naturalmente non nella forma di una partecipazione diretta alle elezioni», ha precisato. Come dire: fai pure qualche comizio, ma non candidarti. Ma D'Alema - a quanto si è saputo - ha chiesto a Prodi di rinunciare a ogni impegno politico italiano, ricevendone un netto rifiuto. Prodi, in realtà, si spinge anche oltre Veltroni: se dopo Pasqua non sarà già presidente, si candiderà e correrà per essere eletto, salvo poi dimettersi nel caso nel frattempo intervenga la nomina. E questo susciterà qualche polemica. Paolo Passarìni e-mail: paopass@tin.it

Luoghi citati: Amsterdam, Bruxelles, Parigi