Conte, un gol avvelenato di Antonio Conte
Conte, un gol avvelenato Conte, un gol avvelenato «Ho zittito chi mi aveva escluso Sono il capitano e l'ho ribadito» TORINO. Gol e veleno. La qualificazione della Juve diventa anche la rivincita di Antonio Conte. «Ho zittito gli ottantamila di Atene e anche qualcun altro». Per i deboli di memoria il capitano ritrovato allude a Lippi con cui ha sempre avuto un rapporto difficile. Quando le cose vanno bene è facile prendersi delle rivincite e Conte, messo dietro la lavagna in avvio di stagione, privato dei gradi di capitano a vantaggio di Del Piero, non si sottrae alla regola. E dopo essersi impossessato di nuovo di ciò che gli avevano tolto ha tanti messaggi da spedire. Il primo è partito mercoledì sera, subito dopo il gol che ha gelato lo stadio Olimpico, diretto al solito destinatario: «Sono il capitano, devo avere un ruolo importante, ma negli ultimi mesi non me ne hanno dato la possibilità». Ieri ha proseguito il proprio sfogo con l'aria di chi vorrebbe dire: avevo ragione io. Conte partiamo da quel gol che vale la semifinale. Per lei cosa significa? «E' uno dei più importanti della carriera, lo paragono a quello che segnai di testa in tuffo a Dortmund. Anche allora per me non era un grandissimo periodo e poi trovai la maglia di titolare». A proposito: quest'anno è partito di nuovo dalle retrovie. «Sono successe tante cose che mi viene da ridere». Mica rideva quando all'inizio della stagione volevano cederla. «Acqua passata, queste soddisfazioni mi ripagano di tutto. Insieme con Di Livio non rientravo nei programmi della Juve, adesso faccio salti di gioia. Ma sia chiaro che è merito soltanto mio, mi sono tirato fuori dalle difficoltà da solo e non devo ringraziare nessuno se con Ancelotti gioco, lo santi in Paradiso non ne ho mai avuti». Il suo rapporto con Lippi? «Non ho mai litigato con lui, anche se non ho condiviso certe scelte. Ma ormai Lippi è il passato, è un ex, sta a casa sua. Ora la storia della Juve può farla Ancelotti». Lei dopo il 7 febbraio, giorno delle dimissioni di Lippi, ha svoltato. Un caso, vero? «La mia vita è cambiata in meglio. Ci sono alti e bassi per un calciatore, questo è un momento favorevole. Ancelotti ha grandi meriti, non sono soltanto i giocatori da applaudire. Ha saputo rischiare, se mercoledì avesse perso sarebbe stato un asino». Quali sono i pregi maggiori del nuovo allenatore? «La cosa più positiva è il modo in cui si è inserito nel nostro gruppo. E non era facile dopo tutto ciò che è successo». Aprirà un ciclo come Lippi? «E' presto per dirlo, ma scegliendo lui la società non ha sbagliato». Pensa che ci sia stata ingratitudine verso di lei? «Non so, ma credo che alla lunga certi valori vengano fuori. Quando tomai a giocare contro la Samp a novembre dissi che mi sembrava strano essere diventato all'improvviso un bidone. Se ho parlato così un motivo l'avevo». A chi dedica il gol di Atene? «Alla squadra che ha ricevuto cri¬ tiche troppo pesanti. Ci hanno definiti alla frutta, ma meritiamo rispetto per quello che abbiamo fatto negli ultimi anni. E non ci stiamo a terminare la stagione con una parte di secondo piano». Punta di nuovo alla maglia della Nazionale? «Non sono un debuttante, ci credo». I tifosi sono sempre stati con lei. «Sì, gli ultras mi hanno anche regalato una fascia di capitano con il logo del loro gruppo e le parole della canzoncina che mi dedicano alla domenica». Pensa di esserci nella formazione base del prossimo anno? «Porta bene se non mi metterete. Vedrete che se arriva uno dallo Zimbabwe sarà in squadra al posto mio». Insomma cosa è cambiato da Lippi ad Ancelotti? «Fate voi. Si vede che prima meritavo quello e oggi merito questo». Fabio Vergnano
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