Io, la supplente di Maria Laura Rodotà
Io, la supplente Arriva il maxiconcorso per 44 mila insegnanti: che cosa significa per chi, fino ad oggi, è stato soltanto un precario? Io, la supplente RROMA ENATA era una ragazza d'oro. Brava a scuola e ben laureata in lettere, l'orgo— glio della famiglia, l'unica laureata. «E guarda adesso: sono l'unica sfigata della famiglia. Un fratello lavora in banca, uno alle poste. Mentre io, a trentotto anni, sono un'irisegnate precaria e pendolare che vive con mamma e papà. Un mio cugino, quando gli hanno chiesto se faceva l'università finita la scuola, ha risposto: mica sono scemo, così finisco come lei». Che a giorni alterni, alle quattro del pomeriggio, arriva alla stazione di Ponte Mammolo, periferia est di Roma, e prende il pullman per Tivoli, dove insegna alle scuole serali. Gli altri giorni è peggio: per andare a Vicovaro, sempre fuori Roma, deve prendere l'auto, e sono ventimila lire ad andare e tornare. Renata Roggi guadagna un milione e mezzo al mese, finché va, e le ventimila le scocciano. «E ti pagano a scuola finita» Però oggi va a Tivoli, in abbonamento. E aspetta il pullman u Ponte Mammolo. Ponte Mammolo è, sostanzialmente, in Europa. C'è la metropolitana, i bus, i pullman per la provincia, il parcheggio di scambio; è di architettura dignitosa e concettuale. Di poco europeo c'è la condizione lavorativa di alcuni suoi utenti. I precari della scuola che da lì si spargono per la provincia, esponenti dell'orda di dimensioni biblico-terzomondiste (due milioni tra neolaureati e supplenti) che farà il concorso per 44 mila posti di ruolo. Come Roggi, che aveva fatto l'ultimo concorso, nove anni fa, non l'aveva vinto ma aveva avuto l'abilitazione. «E questo chissà come andrà. Ci saranno tantissimi neolaureati freschi su Dante e Petrarca. Per noi non ci sono stati corsi di aggiornamento, e passiamo la vita, più che a insegnare, a fare gli assistenti sociali. Mica siamo più ragazzi». Anche se Roggi l'aria da ragazza ce l'ha ancora: veste bene, casual al risparmio, ha bei capelli lunghi (unico lusso, evidente dagli ottimi colpi di sole, il parrucchiere), ha un fisico snello certamente non sformato da gravidanze. Anche perché «come si fa a far progetti di famiglia, vivendo così. Il mio compagno fa il poligrafico, non posso farmi mantenere da lui». Ma è difficile anche lavorare per lo Stato italiano senza avere un posto: «Io ho avuto due supplenze annuali da novembre; il primo stipendio l'ho visto il tre marzo. Ma certi anni è andata peggio: hanno cominciato a pagarmi da agosto, a scuole finite. Certe volte, quando ti chiamano direttamente le scuole, ti devi far pagare dal ministero del Tesoro. Poi cambi scuola, e la tua documentazione passa a un altro dipartimento. Ma non gliela mandano. E tu ti metti a fare file, e a incazzarti». Partendo da Montesacro (casa di mamma e papà) e peregrinando per uffici dalla Nomentana alle Capannelle. Facendo supplenze quando ci sono (solo quest'anno, per la prima volta in dodici anni, Roggi ha avuto un incarico annua- le) in giro per la periferia e la provincia, dove i professori di ruolo non vogliono andare. E dove i precari fanno domanda con sprezzo del pericolo. Come Roggi, che anni fa ha avuto a colpo sicuro quattro mesi di supplenza a Tor Bella Monaca, detta Torbella o dai più tozzi TBM, zona nuova già degradatissima di Roma sud, dove tutti gli insegnanti che possono chiedono il trasferimento. E lì «altro che Petrarca. Si tiravano le sedie in classe, c'erano buchi nei muri mae¬ stri, gli studenti si insultavano sulle mamme e dopo un po' ho capito che andavano a colpo sicuro: molte mamme facevano le puttane. Computer e pazienza E quelle erano solo le medie». Uscita incolume da TBM, Roggi è tornata in provincia. Dove i ragazzi son più calmi e dove, l'anno scorso, è perfino riuscita a fare leggere qualcosa. «Non libri, ma almeno qualche brano. Ho portato La concessione del telefono di Andrea Camilleri, se non altro quello gli è piaciuto. Ma questo è un problema anche per gli insegnanti "normali". Ci vorrebbero computer, videoregistratori e tanta pazienza: oggi gli studenti non sono più in grado di seguire tutta una lezione, di star seduti tre ore a fare un tema. Anche nelle commissioni di maturità vedo veri orrori». E lì vedono tanti altri precari, perché fare i commissari è faticoso e malpagato, e molti professori se lo evitano. Così, subentrano i supplenti a far due lire in estate. Quando non c'è la maturità si cerca altro: «Io ho fatto duemila lavori extra, la segretaria, le traduzioni, collaborazioni col sindacato. Ma sempre guadagnando e consumando poco». Vale a dire: benzina e bollo auto (una Polo, regalata), un po' di libri, qualche cinema, un po' di pizze, zero viaggi esotici. «Intorno a me vedo gente che parte per i posti più strani; io sto sempre qua». Con gli altri nuovi precari, quelli di cui ci si accorge solo adesso. Perché «prima le supplenti erano signore sposate e mantenute dal Le donne son cambiate Mentre adesso ci sono separati con figli, gente che cerca di mantenersi, e single coatte a casa come Roggi. «Quasi tutte donne. Gli uomini sono pochi, e soffrono». Non solo loro. Una vita lavorativa tutta precaria, senza mai sapere su quanti (pochi) soldi si può contare e quando, «provoca ansia, ansia continua, e non ti ci abitui mai, ti logora. Ormai è cronica». Cosi Roggi continua a concedersi sigarette da 5500 lire a pacchetto; serve a tenersi su, e a continuare a pensare di non aver sbagliato mestiere. «Io non sognavo certo di fare l'insegnante, a Lettere ho dato gli esami utili perché si fa, perché non si sa mai. Ma fin dalle prime supplenze ho capito che questo lavoro è importante, e mi piace». Così rinfrancata, Renata Roggi sale sul pullman per Tivoli, che è più o meno nelle sgarrupate condizioni di una scuola pubblica italiana del centro-sud. Intorno, nella stazione di Ponte Mammolo, cominciano a circolare gruppetti di ragazzine adolescenti, con scarpe a zeppa altissime e congiuntivi abissali. Forse ha ragione lei, precaria pendolare per chissà quanto. Nonostante l'ansia, tocca continuare a provarci; con i brani di Camilleri e coi concorsi. Maria Laura Rodotà Storia di Renata da 12 anni senza posto fisso, pendolare tra sedi disagiate o violente I l l marito, occupate più che altro a far le casalinghe e le mamme, che neanche si accorgevano ili quanto tardi erano pagate»
Luoghi citati: Europa, Ponte Mammolo, Roma, Tivoli, Vicovaro
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