Blair: via lo stipendio ai Commissari di Francesco Manacorda
Blair: via lo stipendio ai Commissari Blair: via lo stipendio ai Commissari «Chi è responsabile di frode non può pretendere nulla» BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ormai è un fortino assediato il palazzo del Breydel, dove hanno i loro uffici i Commissari europei. All'attacco ci sono il Parlamento europeo e gli Stati membri che cavalcano la polemica contro il governo dell'Ue. Ultimo caso: le dichiarazioni del premier britannico Tony Blair secondo cui i Commissari «responsabili di frode e di malversazione non possono pretendere» di mantenere il loro stipendio, che hanno scatenato una nuova bufera - con una buona dose di demagogia - su Bruxelles. Di che si tratta? I Commissari dimissionari - che fino a quando non saranno sostituiti manterranno in pieno il loro stipendio continueranno a ricevere per tre anni dopo il loro addio a Bruxelles un cospicuo reddito. In particolare chi 'ascia con meno di cinque anni di anzianità di servizio prenderà per il triennio successivo il 50% dello stipendio, chi ha tra cinque e dieci anni il 55% e chi è da più di dieci anni in Commissione - è il caso dello spagnolo Manuel Marin avrà diritto al 60%. Percentuali da calcolare su uno stipendio base di 15.604 euro (circa 30 milioni di lire) per i normali Commissari, di 17.338 euro (poco meno di 35 milioni) per i vicepresidenti e di 19.141 euro (38 milioni) per Santer. Inoltre, da quando compiranno 65 anni avranno diritto a una pensione a vita che ammonta al 4,5% del loro stipendio moltiplicato per gli anni di servizio. Significa, insomma, che il presidente Jacques Santer, in carica per quattro anni - riceverà per il prossimo triennio circa 19 milioni il mese e poi una pensione di oltre sette milioni. Alla Cresson spetteranno 15 milioni il mese per tre anni e poi una pensione di oltre sei milioni. Sulla polemica sono saltati a pie pari i conservatori inglesi, il cui leader all'Europarlamento Edward Me Millan Scott minaccia adesso: «Questi trattamenti generosi sono offensivi per i contribuenti e stiamo esaminando se sono giustificati». Ma con buona pace di Blair e dei conservatori le norme che regolano la buonuscita dei Commissari sono in vigore da anni e non sembra proprio che la Commissione voglia fare l'estremo gesto di rinunciarvi. Piuttosto che del loro futuro economico, i venti del Breydel sono per ora molto impegnati a interrogarsi sui loro destini professionali. Le uniche certezze, per ora, sono che resterà il laborista britannico Neil Kinnock e spariranno la Cresson, Anita Gradin e Santer. Questo sia che la nuova Commissione debba durare pochi mesi, sia che sia destinata a prolungarsi fino al 2005. E gli italiani? Il futuro di Emma Bonino e Mario Monti, entrambi considerati assai validi, entrambi desiderosi di restare al loro posto fino al 2005, è legato a filo doppio a quello di Romano Prodi. Se dovesse essere lui il nuovo presidente, uno dei due dovrebbe cedergli il posto. Tra la Bonino e Prodi i rapporti non sono certo cordiali e la Commissaria - adesso in corsa per il Quirinale - dà sempre più segni di voler rientrare attivamente nella politica italiana. Monti avrebbe il vantaggio se il governo D'Alema decidesse di applicare la regola non scritta che vuole un Commissario vicino al governo e uno dell'opposizione - di rientrare perfettamente in quest'ultima casella. Ma è anche possibile che nel raso di una presidenza Prodi il governo italiano scelga di non fare discriminazioni e non riconfermi nessuno dei due attuali Commissari. Assieme a Monti e Bonino resta nel limbo tutto il resto della Commissione. Yves-Tliibault de Silguy, il francese che ha fatto da ostetrica alla nascita dell'euro, vuole restare ed è probabile che ce la faccia. Nel gruppo di quelli che vorrebbero rimanere per un nuovo mandato - e che sono stati anche tra i più attivi nel chiedere le dimissioni della Commissione - ci sono pure lo spagnolo Marcellino Oreja, l'austriaco Franz Fischler e la socialdemocratica tedesca Monika Wulf-Matheis. Karel Van Miert ha invece già annunciato che se ne andrà nel 2000, ma considererebbe dovuta una riconferma per questi mesi. Anche il vicepresidente Manuel Marin aveva già deciso di lasciare la prossima Commissione, così come l'olandese Han van den Broek e il tedesco Martin Bangemann. In pessimi rapporti con il suo governo lascerà anche il portoghese Joao de Deus Pinheiro. Destinato a lasciare sembrava anche il britannico Sir Leon Brittan, ma ora potrebbe averci ripensato. Francesco Manacorda Alla Cresson spetterebbero 15 milioni al mese per tre anni e poi una pensione di oltre sei milioni Il presidente dimissionario della Commissione Europea Jacques Santer
Luoghi citati: Bruxelles
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