Quercia, pressing sul Professore

Quercia, pressing sul Professore Quercia, pressing sul Professore «Se vai all'Ue niente campagna elettorale» E' IL VERTICE VELTRONI E L'EX PREMIER ROMA uno di quei bracci di ferro estenuanti, incerti fino all'ultimo strappo. Da una parte spingono in tre, Massimo D'Alema, Walter Veltroni e Franco Marini; dall'altra resiste Romano Prodi. In gioco c'è un aspetto della vicenda europea finora rimasto soffocato nella schei-maglia delle dichiarazioni quotidiane. Il nodo gordiano è questo: se fra qualche settimana Prodi venisse effettivamente eletto presidente della Commissione europea, potrebbe partecipare o no alla successiva campagna elettorale europea? Certo, ancor prima di rispondere a questo enigma, il presidente del Consiglio cerca di incassare da Prodi un si convinto e formale alla candidatura*europea sulla quale il governo italiano sta profondendo energie e prestigio. E a Palazzo Chigi ha lasciato perplessi quella dichiarazione fatta trapelare a metà pomeriggio dal Professore: «Prodi - ha detto ai giornalisti il portavoce dell'ex premier Ricardo Franco Levi - non è il candidato alla guida della Commissione perché non ci sono candidati, visto che i 15 stanno ancora cercando un accordo». Ma alla fin fine l'enigma più bruciante che allarma D'Alema, Veltroni e Marini è un altro: non è che mandiamo il Professore a Bruxelles e poi a maggio ce lo ritroviamo a far comizi con l'aureola del Presidente europeo? In altre parole: anziché «liberarsi» di Prodi, i tre temono di potenziare il Professore, rendendolo ancora più nocivo per le sorti elettorali di Ppi e Ds. Un dubbio, quello del trio D'Alema-Veltroni-Marini, che a fine pomeriggio diventava più robusto sull'onda delle prime indiscrezioni che trapelavano dal quartier generale dei prodiani. Nel corso di una riunione a porte chiuse dello stato maggiore dei Democratici - Prodi, Di Pietro, Rutelli, Bianco, Bordon, Realacci, Veltri - si era dibattuto della questione e anche se non erano state prese decisioni definitive. Elio Veltri confidava: «Non risulta che esistano norme che impediscano ad un presidente di Commissione europea non solo di fare comizi, ma anche di partecipare da candidato alla campagna elettorale...». E così ieri sera Walter Veltroni si è visto a quattr'occhi con Romano Prodi, proprio per affrontare le questioni aperte. Un incontro sollecitato dal Professore e che si è svolto nello studio parlamentare di Prodi in via del Tritone: i due hanno parlato con la consueta sobrietà e reciproca simpatia, ma senza trovare un accordo sul punto più controverso. Certo, Prodi ha spiegato a Veltroni di essere disponibile alla candidatura e di essere onorato di questa chance che gli viene offerta dal governo italiano. Il segretario Ds - che in questa vicenda si muove in «totale sintonia» con Palazzo Chigi - ha incassato questa disponibilità ufficiale di Prodi e a quel punto è andato al cuore del problema: caro Romano, se accetti, la tua è una candidatura di tutto il centrosinistra e a quel punto, da presidente della Commissione, non sarebbe stridente una tua partecipazione alla campagna elettorale come uomo di parte? E davanti alla motivata obiezione di Veltroni, il Professore ha annuito, ma poi ha calato la sua contro-obiezione: ma se il presidente della Commissione europea Romano Prodi si estranea completamente dalla bagarre politica e si «ritira» a Bruxelles, chi ci rimette alla fine è tutto il centro-sinistra, è tutta la maggioranza che finisce per non fruire del moltiplicatore garantito dai Democratici. 11 braccio di ferro iniziato ieri sera in via del Tritone proseguirà nelle prossime ore, l'esito della prova di forza è incertissimo, anche perché è legato anche all'evolvere delle trattative nelle quali è impegnato in queste ore il Cancelliere di Germania. E intanto nel «giro» del Pro¬ Fabio Martini fessore le facce sono rapidamente cambiate. Per 4il ore la possibilità che Prodi emigrasse a Bruxelles aveva gettato nella costernazione gli amici dell'ex premier, ma ieri dopo il summit a largo Di Brazzà il tono era cambiato. Ecco Francesco Rutelli: «Il progetto dei Democratici? Va avanti eccome. Più che mai...». E mentre chiude la pesante portiera della sua auto blu, il sindaco di Roma sibila le parole-chiave: «Prodi? Credo proprio che lui non si tirerà indietro...». E il Professore? Nella riunione a porte chiuse, Prodi ha confermato che anche se si trasferisse a Bruxelles manterrebbe «la leadership politica del movimento» e poi ha ironizzato: «Fino a ieri ero considerato capo di un movimento provinciale, senza radici in Europa, e ora mi candidano alla più alta carica europea...». Il leader dei Democratici Romano Prodi

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