Il calvario di Riio, un dramma annunciato

Il calvario di Riio, un dramma annunciato Trapani, l'uomo arrestato per aver ucciso il piccolo slavo dopo uno stupro accusa il nipote Il calvario di Riio, un dramma annunciato // caso del bambino era stato segnalato al tribunale dei minori TRAPANI DAL NOSTRO INVIATO Ora tutti cercano un responsabile, uno su cui rovesciare la colpa che si sente collettiva per la morte di Riza Gradina, bimbo slavo ammazzato a bastonate forse dal pedoiìlo un po' demente già in mano a poliziotti e magistrati. Un colpevole perfetto, costui, magari anche autentico. Ma si teme che l'arresto non metterà la parola fine a questa storia disperata. Ora si finge di scoprire che sono un centinaio i bimbi agli angoh' delle strade di Trapani che allungano la mano. Sotto lo sguardo indifferente di chi dovrebbe impedire lo sconcio: poliziotti, carabinieri, vigili urbani, magistrati, assistenti sociali, anche sempiici cittadini. «Ma la responsabilità maggiore, in questi casi, è della famigUa. Chi non è all'altezza di procreare, non h faccia, i figh», sbotta Angela Cangemi, assessore ai Servizi Sociali. «Questo caso non deve diventare emblematico di un rapporto fra Trapani e immigrati. Semmai lo è di una famiglia che non ha accettato le forme di integrazione e, sia chiaro, è ben libera di farlo». Un giorno a quelli dell'ufficio assistenza sociale del Comune, dal tribunale per i minori di Palermo spedirono una richiesta di informazioni su Riza. Era il dicembre '97. Rita Scaringi, coordinatrice dei servizi sociali, dice che loro mandarono un rapporto nel quale erano segnalati i casi dei bambini a rischio. «Ma da quel momento, dal tribunale, più nessun segno». Racconta un'altra denuncia che Riza, due anni or sono, sarebbe stato oggetto di attenzioni troppo particolari da parte di coetanei. Questo però, dicono al servizio sociale, loro non lo hanno mai saputo. Gli ultimi giorni del piccolo devono essere stati fra i peggiori della sua vita. Osserva monsignor Antonino Adragna, che ha 60 anni e da 25 è parroco della cattedrale di San Lorenzo, che «da quando non era più andato a scuola, alla fine di febbraio, ap pariva turbato per qualcosa che aveva dentro. Credo che la sodomia fosse già avvenuta. A Maria Lo Pinto, una nostra animatrice, un giorno lui parlò di schiavitù e noi ci si chiese come potesse un bimbo così piccolo parlare di schiavi, che cosa ne sapeva. Ora aspettiamo la magistratura». Sembra un po' il destino di questo prete coraggioso attendere. E' dal '96 che aspetta una risposta dalla prefettura a un appello firmato con altri 24 parroci per i piccoli questuanti. «I bimbi a rischio come Riza sono una quarantina, prima nessuno diceva di vederli e noi tutti abbiamo commesso peccato di omissione». Si occupa lui, monsignore, del funerale, che costerà 6 milioni e 300 mila lire: metà a carico della parrocchia e dei salesiani, il resto del Comune. Domani il corpo del bimbo verrà portato nella Sala Laurentina, presso la Cattedrale, poi il ritorno a Janego, 28 chilometri da Pristina, in Kosovo. Eppure, in questa storia maledetta, non c'è ancora niente di sicuro. Neppure l'età del bimbo che dal registro degli assistenti sociali risulterebbe nato il 28 settembre 1992. Pure gli inquirenti cercano certezze. Per tre ore, ieri, hanno interrogato Antonio Di Salvo, assassino presunto. Lui ha negato tutto, ha fatto di più: ha accusato il nipote: «Ho visto Rosario su un motorino con un bimbo a bordo. Non so se era Riza perchè non lo conosco». Poi ha raccontato il suo giovedì e ha aggiunto di esser stato pestato. Oggi il giudice per le indagini preliminari decide se credergli. Dal suo canto, il procuratore Gianfranco Garofa- lo rifiuta ogni commento, perché, fa dire, non ha «un solo secondo libero». Poi ci ripensa e manda pattuglie dei carabinieri per le vie di questa città, da qualcuno definita ad alta densità mafiosa, alla caccia di giornalisti ficcanaso e di cameramen. La polizia dal canto suo interroga Rosario Di Salvo, quello che ha accusato lo zio di esser l'assassino. Ieri il ragazzo presentava in volto alcuni lividi. Ha detto: «Mio zio ha portato Riza in un casolare dove lo ha ammazzato. Io non c'ero». Poi ha aggiunto: «Da giorni non dormo e non mangio, sto male, ho raccontato tutta la verità. Decidano che cosa fare di me, ma mi ridiano la pace». Vincenzo Tessandori Riza, il bambino slavo ucciso dopo uno stupro a Trapani

Persone citate: Angela Cangemi, Antonino Adragna, Antonio Di Salvo, Gianfranco Garofa, Rita Scaringi, Riza Gradina, Rosario Di Salvo, Vincenzo Tessandori Riza

Luoghi citati: Kosovo, Palermo, Trapani