Sciopero bianco dei Commissari europei

Sciopero bianco dei Commissari europei Già bloccata la normativa sulla concorrenza. Forse un vertice straordinario per il nuovo Presidente Sciopero bianco dei Commissari europei «Sostituiteci subito, lavoreremo il minimo indispensabile» BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Stop. A trentasei ore dalle dimissioni di lunedì notte la Commissione europea fiuta l'aria che tira e scarica sui Quindici il peso della crisi bloccando ogni sua attività politica. «Abbiamo dato le dimissioni e non abbiamo né il desiderio né l'intenzione di restare in carica più a lungo di quanto dobbiamo», recita un comunicato firmato non dalla Commissione, ma dal collegio dei Commissari, che i venti dimissionari hanno approvato ieri mattina al termine di tre ore di riunione. E ancora: «Noi domandiamo ;igli Stati membri di nominare una nuova Commissione senza ritardo, in conformità con le procedure del Trattato», l'ino a quel momento i Commissari, i cui poteri non vengono automaticamente limitati dalle dimissioni (l'obbligo di occuparsi solo degli affari correnti scatta solo quando c'è una censura del Parlamento) decidono di «mutilarsi» volontariamente. «Abbiamo deciso di esercitare i nostri poteri in maniera restrittiva, cioè di trattare gli affari correnti e urgenti e di rispettare i nostri impegni istituzionali e legali. Ma non prenderemo iniziative politiche nuovo». Una decisione su cui pesa anche un elemento emotivo, che dà un contenuto sostanziale alle dimissioni e nasce da almeno due ragioni. La prima è che come e apparso chiaramente ieri - la possibilità di un «rimpasto» in Commissione con la sostituzione del Presidente e di qualche altro Commissario per creare un esecutivo che regga fino alla sua naturale scadenza del gennaio 2000 sta ormai sfumando, per non parlare dell'idea che lo stesso Santer («più bianco dol bianco», si definisce i lui) ,avova ifinciato martedì, / cioè quella di restare a capo di una Commissione che sbrigasse gli affari correnti. La secon¬ da è che in questo modo la Commissione intende sottrarsi a nuovi attacchi da parte del Parlamento, che ha già fatto sapere come l'esecutivo debba levare il disturbo al più presto, e rimanda ai governi da cui è stata abbandonata nel giro di una giornata la palla della crisi. Proprio l'isolamento in cui i governi hanno messo la Commissione nel suo complesso - pur riconfermando in molti casi la stima ai rispettivi Commissari - amareggia molti tra i venti. Ma pesano anche i giudizi che arrivano dalla stampa, specie quella anglosassone, che vede in Santer il padre di tutti i mali e punta su una presidenza ad interim della Commissione. «Abbiamo tutti abbandonato la Commissione, ma la fuga fisica non appartiene alle possibilità che ci sono date», commentava Mario Monti. Karel Van Miert, che assieme a Monti e ad Anita Gradin affronta la sala stampa - ufficialmente per parlare dell'istituzione del nuovo ufficio Olaf che, guardacaso, si occupa di frodi, lo spiega almeno sei volte in mezz'ora: «Tutto è nelle mani dei governi e del Parlamento». Adesso tocca a loro, insomma, togliere la Commissione europea dal vicolo cieco nel quale l'hanno costretta. «E ci vorrà del tempo per mettere d'accordo i Quindici - dice Van Miert - come abbiamo visto la volta scorsa», quando Santer uscì come presidente di compromesso dopo un estenuante gioco di veti incrociati. Ma cosa vuol dire che la Commissione blocca la sua attività politica? E' un mezzo per mettere i bastoni tra le ruote del cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, impedendogli di portare a casa la riforma del finanziamento e delle spese comunitarie al vertice di Berlino della settimana prossima? «No - risponde Van Miert - io interpreto che il nostro ruolo di assistenza alle istituzioni comprenda anche quello di fare proposte di compromesso. Sennò bloccheremo davvero tutto». Ma intanto già ieri la Commissione, seguendo la sua nuova linea, ha bloccato il Libro Bianco sulla concorrenza che avrebbe snellito sensibilmente le procedure per molte operazioni tra aziende in Europa. Adesso la strada aperta per la nomina della nuova Commissione sembra quella indicata da Schroeder ieri e condivisa anche da molti Stati membri, come è emerso da una riunione degli ambasciatori dei Quindici a Bruxelles: un presidente che entri in carica nel '99 ma duri anche nei cinque anni successivi. Se a Berlino non si troverà un accordo^sul nome bisognerà trovarlo almeno sulla procedura, e poi scegliere l'uomo giusto in un nuovo vertice straordinario. In questo modo i governi si potranno presentare al nuovo Parlamento, dopo le elezioni del 13 giugno, già con il candidato designato. Alla sua nomina potranno allora applicarsi le norme - che prevedono maggiori poteri per il Presidente, ma anche per il Parlamento previsto dal Trattato di Amsterdam. Francesco Manacorda «Il Parlamento europeo cercava l'occasione adatta per diventare un vero parlamento e l'ha trovata con questo discutibile caso» «Quando ero eurodeputato proposi di legare i rimborsi per i viaggi alle spese effettive. Sa in quanti votarono con me? In tre» Il presidente dimissionario della Commissione europea Jacques Santer Edith Cresson la Commissaria all'origine del terremoto che ha squassato il governo dell'Unione Europea accende una sigaretta durante la riunione di ieri * ■ . ★ . ★ . ★

Luoghi citati: Amsterdam, Berlino, Bruxelles, Europa