ALBANESE

ALBANESE L'attore torna sullo schermo, da comico, con i personaggi ALBANESE Uno e trino per ROMA. Tre gemelli per raccontare l'Italia di oggi, dal Nord al Sud, dalla nebbiosa Olginate ;illa soleggiata Petralia Soprana, con un linguaggio «da fumetto, l'unico adatto a rappresentare personaggi clic sono come cellule impazzito, immagini che mi ossessionano». Con «La farne e la sete», da venerdì in trecento sale italiane, Antonio Albanese, dopo l'esperienza con i fratelli 'Paviani in «Tu ridi», torna a dirigere se stesso, a farsi in tre sul grande schermo riprendendo i personaggi di «Mai dire gol», a spingere sul pedale della pura comicità. Scritto con Vincenzo Cerami (come «Uomo d'acqua dolce») il film, che ruota intorno all'idea del funerale del padre e quindi dell'incontro dei tre diversissimi fratelli Alex, Ivo e Pacifico, vuol essen; nelle intenzioni del regista un omaggio all'Italia di oggi: «Nel momento in cui andava di moda il "pulp" ho fatto "Uomo d'acqua dolce" e adesso che refina il buonismo ho sentito il bisogno di raccontare le cose con un pizzico di rabbia e di cinismo in più». Il Nord (! il Sud, Ivo e Alex, Olginate e Petralia Soprana: quali sono le differenze tra questi mondi? «Sono nato e cresciuto al nord, ma mio padri; viene da quel paese della Sicilia, sono posti che amo moltissimo, per motivi diversi. Ilo faticato un sacco per trovare il paesaggio che fa da sfondo alla storia di Ivo, proprio perché provo ammirazione verso certe; costruzioni, verso un certo nord dimenticato. Anche se non penso proprio che una persona che lavora 18 ore al giorno sia una brava persona. Anzi. I tipi come Ivo esistono: e successa veramente la storia di quello che non voleva andare al funerale di suo padre perdio avrebbe perso una giornata di lavoro. E poi c'è la Sicilia: ho un padre che è dovuto emigrerò per vivere e per me la sua terra, per cui nutro un amore bestiale anche se non ci sono nato, è qualcosa di sacro che non ha mantenuto quello che prometteva, che aveva bisogno di un aiuto che non è arrivato». Che cosa vuol dire il titolo del film? «Il padre morto diceva sempre che Ivo e Alex sono come la fame e la sete. Due cose da evitare». Che cosa le piace della regia? «E un lavoro che mi piace tantissimo, certo è molto piii faticoso del recitare e basta, però è anche bello rischiare in prima persona. K poi c'è tutta la parte che viene prima delle riprese: i sopralluoghi, la scrittura, la preparazione. Comunque ho aspettato più di due anni prima di dirigere un nuovo film». Nella scena in cui Alex viene chiuso in carcere c'è un detenuto in doppiopetto e cravatta che si lamenta perché l'Italia è diventata un Paese governato da giudici e pentiti: è un modo per ironizzare su certe posizioni politiche? «Mah, se viene in mente qualcuno in particolare vuol dire che ò così». Dopo i ruoli seri è tornato a quelli comici: è in questi che si sente più a suo agio? «La comicità è una delle forme d'arte più evolute, significa provare a tastare terreni inesplorati, sentire sapori diversi, andare dove non si deve andare. E poi io mi diverto soprattutto a giocare con il corpo: per rappresentare l'imbarazzo del personaggio di Pacifico, per esempio, mi ò venuto in menti; quel fischio... Mi piacciono i movimenti surreali, quellu leggera esasperazione che fa somigliare le persone ai fumetti. La verità è che io cerco di fare veramente quello che sento; l'esperienza con i "Paviani, per esempio, l'ho vissuta con grande passione». (Inai è il suo modello di co¬ micità? «Ho tutto di Jacques Tati, anche le cose inedite. E' da quando ero piccolo che resto affascinato nel guardarlo, nell'osservare la sua camminata, anche un solo passaggio di Tati in una scena equivale a una poesia». Quali sono adesso i suoi progetti? «Dopo la fine delle riprese del film avevo voglia di fermarmi un po', di guardare, di capire... In autunno vorrei riprendere lo spettacolo "Giù al nord" e portarlo in giro per l'Italia, dove non ò ancora stato, per esempio in Sicilia». Non ha voglia di tornare in televisione? «Per adesso no. Ci sono delle proposte, sono contento che ci siano, ma finora ho fatto altre cose che mi hanno riempito di gioia. E poi penso che in televisione, in questo periodo, manchi completamente la voglia di fantasia: se sai fare una cosa sei costretto a ripeterla uguale all'infinito. Mi sembra che ci sia troppa fretta, poca voglia di pensare le cose, poca preparazione». Fulvia Caprara I SUOI VOLTI n Un Drastico Manesco, irascibile, con ambizioni poetiche: amatissimo dai numerosi seguaci televisivi di «Mai dire gol», Alex è la quintessenza del cialtrone meridionale, viziato, figlio di papà, nullafacente Imprenditore nordista, cinico, assetato di guadagno, razzista. Lanciato nello spettacolo «Giù al nord», scritto da Albanese con Serra e Santin, usa un collare che ne accentua la rigidità fisica e intellettuale rum mi E' il gemello dimenticato, tenero e timido fino all'afasia, parente del più celebre Epifanio tv. Appare nell'ultima parte e si rianima solo dopo aver ingurgitato uno spaventoso numero di cannoli ttacoli onaggi di «Mai di Antonio Albanese protagonista e regista di «La fame e la sete», che esce venerdì in trecento sale «La comicità è una delle forme d'arte più evolute: la uso per raccontare l'Italia di oggi tra Nord e Sud con un pizzico di rabbia e cinismo» di «Mai dire gol»

Persone citate: Albanese, Antonio Albanese, Fulvia Caprara, Jacques Tati, Santin, Serra, Tati, Vincenzo Cerami