Wall Street sfonda quota diecimila

Wall Street sfonda quota diecimila Crescita robusta, bassa inflazione, piena occupazione caricano gli operatori: «E' il migliore dei mondi» Wall Street sfonda quota diecimila Record in apertura, poi prevalgono le vendite WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il muro è crollato ieri mattina a Wall Street. Alle 9 e 51 (ora di New York), in un clima da corrida, i tori hanno attaccato e demolito ia fatidica soglia dei die-, cimila punti dell'indice Dow Jones. Poi si sono fermati un po' a «brucar» guadagni e a contemplare la terra incognita che si estendeva oltre la breccia, quindi sono tornati indietro - il Dow Jones ha chiuso a quota 9930 dopo aver toccato la punta massima di 10003. Ma l'assalto di ieri segna comunque una nuova fase nella straordinaria stagione della Horsa americana. Per la verità lo sfondamento di quota diecimila non ha sorpreso nessuno. Dietro a quest'ultima carica dei «tori» c'è un'economia che scoppia di salute e che non dà alcun segno di rallentare il passo per riprendere fiato. E il più lungo boom economico di questo secolo continuerà anche quest'anno, prevedono gli economisti, con un ritmo di crescita che sarà almeno del 3 per cento. Crescita robusta, niente inflazione, piena occupazione e produttività in continuo aumento. «Abbiamo ogni motivo di credere che viviamo nel migliore dei inondi possibili», esulta Bill Mehan, analista della Cantor & Fitzgerald. 11 muro dei diecimila, fanno notare Mehan e altri, è stato sfondato con l'acquisto di titoli-simbolo del Dow Jones: Union Carbide, General Electric, Merck. «Queste sono aziende blue chip. Stiamo parlando dell'America. E' bellissimo», commentava ieri mattina un operatore inebriato dall'ultima conquista a Wall Street. Ma il nuovo record del Dow Jones, insistono gli operatori più esuberanti, offre una visione limitata del boom della Borsa. L'indice Nasdaq, che raccoglie i titoli dell'industria del computer e i titoli Internet - Microsoft, Amazon.com, ecc. - è cresciuto del 3G per cento nel¬ l'ultimo anno - molto più del Dow Jones, che pur macinando nuovi record, e cresciuto solo del 1G per cento. Il presidente della Federai Reserve Alan Greenspan non perde occasione per iniettare una dose di cautela nei mercati, ma con scarsa efficacia. Due anni fa disse che l'esuberanza di Wall Street era «irrazionale», ina i mercati se ne infischiarono e il Dow Jones continuò a salire. L'estate scorsa torno a dire che «una correzione» era inevitabile, e la crisi finanziaria interna¬ zionale per un attimo fece temere il peggio. Ma il Dow Jones si diede una scrollata e ripartì piti forte di prima. Ieri ha accolto le notizie che venivano da Wall Street con la cautela di sempre: «Dopo otto anni di espansione economica c'è qualche rischio all'orizzonte», ha detto a San Francisco. Ma ormai anche lui che ne è il principale artefice fatica a nascondere la sua meraviglia per lo stato di grazia in cui vive l'economia americana. Per gli orsi, insomma, i tempi sono difficili. Ridotti nei ranghi, derisi e inascoltati, continuano a perdere terreno di fronte all'avanzata baldanzosa dei tori. Eppure non rinunciano alle loro previsioni catastrofiche. «11 Dow a diecimila porta lacrime di gioia, ma presto porterà lacrime di tristezza.', assicura Roy Blumberg, analista del Chestnut Investment Group. La spiegazione degli orsi è semplice: l'impennata della Borsa poggia su basi fragili - un numero relativamente esiguo di titoli sovraquotati che cambiano continuamente di mano, Fin¬ tanto che il boom della Borsa non coinvolgerà un numero molto maggiore di titoli, dicono, non potrà durare. Spiega Barton Biggs, analista della Morgan Stanley: «1 titoli sono carissimi, il resto dell'economia mondiale langue e l'economia iperattiva degli Stali Uniti non e una macchina in movimento perpetuo». E brontolando gli orsi ricordano che il Dow supero (piota mille nel I960, poi torno sotto e nel 1982 era ancora a quota BOI). Andrea di Robilant 10 li governatore dello Federai Reserve, Alan Greenspan, definisce «spettacolare» ti risultato economico raggiunto dagli Usa negli ultimi anni. I prezzi al consumo sono fermi all'I ,5%, in febbraio sono stati creati 275 mila posti di lavoro. " Dow Jones perde soltanto pochi punti rispetto alla chiusura del venerdì precedente: aveva superato quota 9700, ed era già record. CORSA VERSO IL RECORD L'ULTIMA SETTIMANA DELL'INDICE DOW JON^S CHIUSURA 10000 Il balzo in avnnti della MERCOLEDÌ' 10 MARZO L'indice dei prezzi alla produzione o febbraio è calato dello 0,4%; la produttività nei settore servizi e m quello industriale è aumentata nel quarto trimestre del '98 del 4,6% (incremento più elevato dal '92). L'indice viene spinto al nuovo record: 9897,44 punti. GIOVEDÌ' Iti MARZO 12 mano L'indice arriva a 45 punti dalla soglia storica, che non viene raggiunta per i realizzi di profitto seguiti ai risultati finanziari deludenti di alcune aziende. In particolare, pesa la debolezza dei titoli tecnologici. VENERDÌ' 12 MARZO 1S mario Uno spinto verso i 1 Ornila punti viene data dall'acquisto della Bank Boston da parte della Fleot Financial: un'operazione do 16 miliardi di dollari. LUNEDI' 15 MARZO Il balzo in avanti della Union Carbide fa toccare quota 10.000. E dalla Federai Reserve arrivano i dati sulla produzione industriale: + 0,2% nel mese di febbraio. 9800 9700 9600 MARTEDÌ' 16 MARZO Nel grafico l'andamento dell'indice Dow Jones e gli avvenirismi che l'hanno progressivamente spinto a quota 10 mila

Persone citate: Alan Greenspan, Andrea Di Robilant, Barton Biggs, Bill Mehan, Chestnut, Fitzgerald, Morgan Stanley, Roy Blumberg

Luoghi citati: America, Boston, New York, San Francisco, Stali Uniti, Usa, Washington