Piombano da Bruxelles altre tegole su Schroeder di Emanuele Novazio
Piombano da Bruxelles altre tegole su Schroeder Piombano da Bruxelles altre tegole su Schroeder e a gestire dunque la crisi più grave della storia comunitaria. Senza un responsabile delle Finanzi;, dopo le clamorose dimissioni del ministro Lafontaine che non potrà essere sostituito - in un incarico chiavi; per gli equilibri fra partner europei - prima del 7 aprile (il successore designato, Hans Heichel, resterà tino ad allora presidente dell'Assia). Impegnata in negoziati cruciali su un pacchetto di riforme che la vedono, contemporaneamente, mediatrice istituzionale e parte in causa in quanto «massimo contribuente netto» al bi¬ da 2000», per non dilapidare l'enorme capitale politico investito dal governo di Bonn: ma che costa a Schroeder l'accusa di «aver contribuito soltanto a rinviare e complicare la crisi per difendere il prestigio della propria presidenza», come notava ieri il responsabile Cdu per gli affari comunitari, Peter Hintze. I democristiani tedeschi del resto non hanno dubbi: a Berlino saranno in molti a rimpiangere e a evocare le «visioni europee» di Helmut Kohl. mestre che doveva diventare, dunque, l'occasione; di ridare smalto, credibilità e prestigio internazionle a un governo visibilmente provato da conti mie {jaime, all'interno. Ma che rischia al contrario di passare alla sloria corno «il semestre maledetto», e di risolversi in un disastro politico per il Cancelliere e il suo Paese. Arrivata alla meta dol suo mandato, la presidenza tedesca naviga in Europa acque tumultuosi; come quelle che assediano la Cancelleria, a Bonn: costretta ad amministrare le dimissioni della Commissione, lancio comunitario, con esplicite e fondate richieste di diminuire la propria quota. In queste condizioni, l'ottimismo di Joschka Fischer assomiglia sempre più a una scaramanzia: per il primo governo rosso verde della storia tedesca, un insuccesso la settimana prossima a Berlino - e comunque la mancanza di risultati entro la fine del semestre - sarebbe una catastrofe politica con inevitabili i; meste ripercussioni interne. Già in gennaio, quando la Commissione aveva rischiato il voto di sfiducia di fronte al Parlamen¬ to europeo, Gerhard Schroeder si era esposto, scendendo in campo in favore dei diciannove «ministri europei» e del loro presidente: le accuse di corruzione devono certamente essere chiarite, aveva sottolineato il Cancelliere. Ma «nell'interesse dell'Unione, Commissione e Europarlamento non devono azzuffarsi»: soprattutto mentre complesse trattative richiedono un esecutivo europeo affidabile e nel pieno dei suoi poteri, aveva chiarito. Una posizione giustificata dalla necessità di far procedere al meglio i negoziati sull'«Agen¬ Emanuele Novazio
Persone citate: Gerhard Schroeder, Hans Heichel, Helmut Kohl, Joschka Fischer, Lafontaine, Peter Hintze, Schroeder
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