Bonn e Londra: subito un nuovo leader Ile di Francesco Manacorda

Bonn e Londra: subito un nuovo leader Ile La decisione al vertice di Berlino, il 24. Per Santer «alla storia passerà l'euro, non la crisi» Bonn e Londra: subito un nuovo leader Ile Bonino: un calvario. Monti: speravo in dimissioni individuali BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Dovrà essere un europeo convinto, un uomo con esperienza politica, sufficienti competenze tecniche ed economiche in ambito europeo o di grande integrità personale». Identikit del prossimo Presidente della Commissione europea a cura del cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, che medita assieme al premieri britannico Tony Blair di sostituire al più presto il dimissionario Jacques Santer. Il teina, ha detto ieri Schroeder, verrà affrontalo la settimana prossima al vertice dei Quindici a Berlino, «anche se la questione di sapere chi sarà e ancora aperta», K se a Berlino non vi saia accordo, Schroeder e «pronto a convocare un nuovo Consiglio europeo informale» a breve scadenza. Mentre nel suo giro delle capitali europee si vede piombare addosso le dimissioni dell'intero esecutivo Dir, il cancelliere lancia un messaggio «Non drammatizziamo». Facile a dirsi in una Bruxelles che ha perso la testa, e non solo in senso metaforico, La mattina dopo le dimissioni di massa dei venti Commissari, Santer rivendica il gesto come atto di responsabilità, ina si dichiara «indignato, choccato dal tono delle conclusioni, che rifiuto», del rapporto dei cinque saggi. Loro, i saggi, hanno detto in sostanza che tutta la Commissione e da condannare porche «l'autorità politica ha perso il controllo sulla struttura amministrativa che si presume che dovrebbe dirigere». K Santer, con inulti Commissari che non conte stano il giudizio sui singoli casi, ma si sentono traditi dalle conclusioni del rapporto, contrattacca «Affermare, partendo da qualche caso, che non ci sono perenne responsabili in questa istituzione ò vergognoso. Non accettiamo che la Commissione in (pianto collegio debba avere la responsabilità di frodi, irrcgohirttà e cattiva gestione». Nonostante questo, lunedi notte si so no dimessi in blocco. Perché? Por- malmcnte per l'impegno che la Commissione aveva preso di rispettare le conclusioni dei cinquesaggi; di fatto perchè, dopo che anche i socialisti al Parlamento europeo avevano chiesto le dimissioni dell'intero esecutivo, hanno capito che non c'era più scampo. Ma Santer è sicuro: «Alla storia non passeranno li; dimissioni, che sono un fatto contingente, ma l'euro, il Trattato di Amsterdam e il mercato unico». La Commissione resta in carica per l'ordinaria amministrazione visto che «il trattato è molto chiaro in proposito», Santer spiega poi di averi; «la dignità e la responsabilità per continuare, se mi verrà chiesto». Ecco il problema. Cosa deci¬ deranno i Ouindici? Se i capi di Stato e di governo accettassero subito le dimissioni di Santer, potrebbero lasciare in carica per l'ordinaria amministrazione una Commissione leggermente modificata, da cui vengano eliminati i Commissari meno «presentabili» come la Cresson, e mettere alla presidenza l'attuale vicepresidente Leon Brittan. In questo caso sarebbe forse possibile lasciare la Commissione fino alla sua scadenza naturale di inizio 2000. Un'alternativa potrebbe essere nominare una Commissione provvisoria, che entri al più presto in carica e poi dal 1" gennaio 2000 lasci il posto a un nuovo esecutivo. Ma entrambe le scelte hanno delle controindicazioni forti. Nel primo caso si rischia di creare una Commissione troppo simile a quella appena dimessasi, provocando le reazioni del Parlamento europeo, che potrebbe ricorrere all'esercizio della censura. Ieri il presidente dell'assemblea José Maria Gii Robles ha detto che vuole una nuova Commissione entro maggio poiché «nessun capo di governo in uno Stato membro resterebbe al potere per nove mesi senza la fiducia del Parlamento». Nel secondo caso sarebbe difficile mettere in piedi un nuovo esecutivo, che avrebbe poi vita brevissima, prima di giugno. L'ipotesi più plausibile, se i Ouindici riusciranno ad accordarsi presto su un nome, potrebbe essere allora quella di un nuovo Presiden¬ te da nominare a giugno - dopo le elezioni europee - che comincerebbe in anticipo, assieme alla sua Commissione, un mandato destinato a scadere a fine 2005. Un'ipotesi non perfettamente in linea con i Trattati, ma che potrebbe funzionare se tra i Quindici - di fronte a questo caso inedito - si trovasse l'unanimità. Ieri si è espresso per una proroga della Commissione fino a giugno il ministro degli Esteri Dini, e anche i tedeschi non sembrano contrari all'idea. La Spagna propone invece che la Commissione resti in carica per l'ordinaria amministrazione fino al gennaio 2000, mentre Londra intende stringere al massimo i tempi. La nomina di una nuova Commissione a giu¬ gno porterebbe tra l'altro ad applicare le norme del Trattato di Amsterdam, che prevede più poteri per il Presidente dell'esecutivo, ma anche un vero e proprio voto di fiducia del Parlamento europeo. In vista di una proroga parziale della Commissione, comunque, è già partito il toio-riconferme. Londra fa sapere che riconfermerà i suoi due Commissari, Neil Kinnock e sir Leon Brittan, quest'ultimo in ottima posizione per una nomina a Presidente fino al 1" gennaio 2000. Emma Bonino e Mario Monti resterebbero entrambi volentieri e sono tra quelli non toccati da alcuna accusa: è probabile siano riconfermati. Anche la Spagna riconferma la coppia Marcellino Oreja e Manuel ★ " ★ •' * + * Marin, che è uscito completamente scagionato dalle accuse rivoltegli. •Il belga Karel Van Miert ha già ricevuto l'invito del suo governo a restare. Perfino il Portogallo fa sapere che Jpao de Deus Pinheiro, bacchettato per aver assunto suo cognato al proprio gabinetto, sarà riconfermato. Per ora gli unici abbandoni sicuri appaiono quello della svedese Anita Gradin, che il governo di Stoccolma ha già detto di non voler ricandidare e quello della Cresson, sulla quale ieri il governo francese ha mantenuto un significativo silenzio. Lei, la Commissaria, ha ammesso: «forse sono stata imprudente». Francesco Manacorda