E LA REGINA DISSE: «CAIROLI, SALVI IL RE»

E LA REGINA DISSE: «CAIROLI, SALVI IL RE» E LA REGINA DISSE: «CAIROLI, SALVI IL RE» Ij'altentato dell'anarchico Passanante a Umberto I MMAZZA, ammazza»: l'antico grido con cui s'accende la folla al primo bagliore del linciaggio crogiuolo che la trasforma, in un istante, in organismo unico e pulsante di voglia di vendetta e violenza e sangue - pare sia fuggito, inarrestabile e potente, dalle belle labbra della regina Margherita. E' accaduto non appena i suoi occhi si sono posati sul pugnale dell'anarchico Passanante che, balzato verso la carrozza reale, sfiora con l'arma - appena comprata per pochi soldi su una bancarella di Piazza Earne.se, il mercato delle pulci partenopeo - il re Umberto I. Accanto al sovrano, oltre alla regina, siedono, in quella visita ufficiale del 17 novembre 1878 all'ex capitale dei Borboni, il figliolo Vittorio Emanuele e il presidente del Consiglio in carica, Benedetto Cairoli. Al balenare della lama la bella regina è la prima a reagire. Risponde istintivamente: lancia il più antico e terribile dei richiami.Nella nostra storia è risuonato infinite volte e nella sua etimologia - la inazza degli scontri armati nelle cento citta dell'Italia medievale - c'è tutta la selvaggia violenza delle guerre civili, la brutalità dell'abbattimento di un avversario ridotto a figura non-umana, la forza compressa della lotta tra contendenti un tempo contigui, «fratelli/nemici» cresciuti dentro gli stessi spazi fisici e uniti dalla stessa «patria». E' un urlo che risuonerà infinite volte. Ad esempio, tariti anni dopo quel novembre del 1878, lo si sente sul Lungotevere: «Dal greto, dal galleggiante, e soprattutto dalle spallette del fiume e dal ponte, perché la chiusura dei cancelli ha impedito ai più l'accesso alla riva, si grida: "Ammazzalo! Affogalo!"». Quell'inaspettata resurrezione ha rinnovato il furore. Come su una miccia a rapida combustione la voglia di uccidere si propaga. E quei ragazzi, solo pochi minuti prima intenti a prendere il sole, «si gettarono in acqua e avvicinatisi al Carretta che immerso con l'acqua al collo e ancora intontito non opponeva alcuna valida difesa, incominciarono a percuoterlo». E' la scena - ricostruita nel bel libro di Gabriele Ranzato II linciaggio di Carretta, Roma 1944 - della drammatica sequenza di eventi che nel settembre successivo alla liberazione di Roma porta a morte l'uomo che era stato il direttore del carcere di Regina Coeli durante l'occupazione tedesca. Scovato dalla folla romana a Palazzo di Giustizia Carretta è linciato: sani il primo ili numerosi altri casi che prendono posto nell'Italia divisa in due. Invece nel novembre del 1878 a Napoli le nuvole tempestose della tragedia - addensatesi improvvisamente sul corteo reale all'irrompere di Passanante - Il re Umberto I con la regina Margheridurano una manciata di attimi. Poi si sciolgono in una specie tli mischia confusa, di surreale e italianissima comparsala. Allo slancio di Passanante mingherlino, un fazzoletto rosso (dove ha compitato rozzamente a mano la scritta «viva la Repubblica universale») per tenere celato (ma non era uno strano modo di celare?) il pugnale - il re Umberto ha reagitovibrando un colpo di sciaboladi piatto per non fargli troppo male, sul capo dell'attentatore. Nel frattempo, come si è detto, s'alza l'urlo della ReginaAnzi, ancor prima dell'urlo, la sovrana ha brandito il mazzo dfiori che le e stato donato all'ar- durano una manciata di attimi. Poi si sciolgono in una specie tli mischia confusa, di surreale e italianissima comparsala. Allo slancio di Passanante mingherlino, un fazzoletto rosso (dove ha compitato rozzamente a mano la scritta «viva la Repubblica universale») per tenere celato (ma non era uno strano modo di celare?) il pugnale - il re Umberto ha reagito: vibrando un colpo di sciabola, di piatto per non fargli troppo male, sul capo dell'attentatore. Nel frattempo, come si è detto, s'alza l'urlo della Regina. Anzi, ancor prima dell'urlo, la sovrana ha brandito il mazzo di fiori che le e stato donato all'ar- rivo in città e, come fosse una clava, ha cominciato a colpire il volto dell'anarchico. Solo a questo punto - visto che col linguaggio dei fiori non riusciva a neutralizzare la minaccia - ha urlato. Qui, per la verità, le versioni di cronisti c storici si dividono. Per qualcuno la Regina avrebbe gridato, appunto, «ammazza, ammazza»: concentrando su di sé l'attenzione dell'attentatore, di re Umberto e, finalmente, di Benedetto Cairoli. Il presidente del Consiglio, pur con un glorioso passato guerriero alle spalle, non era - a quel che si dice - un fulmine di guerra. Piuttosto distratto, e, come dire, solennemente lento nel reagire a quel che gli accadeva attorno. Così si spiega la frase successiva - ma secondo alcune interpretazioni è l'unica ed autentica invocazione - pronunciata da Margherita di Savoia. Con tono pazientemente didascalico, mentre ormai un gigantesco capitano dei corazzieri sta accorrendo per immobilizzare Passanante, la sovrana riassume con quattro parole la situazione e assegna il compito giusto all'uomo giusto: «Cairoli, salvi il re». A questo punto il premier ha capito cosa deve faro. Si alza, si sporge dalla carrozza e afferra l'anarchico per i capelli. Sono folti, ricci e cosi la presa sfugge, oppure non è molto salda. Il tempo comunque perché Passanante ferisca Cairoli alla coscia. Poi l'attentatore ò immobilizzato, il re definitivamente salvo e la giornata napoletana entra nella storia sognando, nel contempo, la politica italiana. Mentre si snoda la drammatica vicenda giudiziaria dell'anarchico - che condannato a morte e successivamente graziato, con commutazione della pena capitale in quella dell'ergastolo, morirà noi 1910 nel manicomio di Montelupo - la contrapposizione fra gli opposti schieramenti sembra netta. E, guarda caso, le posizioni sembrano esemplificarsi nelle due frasi di Margherita di Savoia: all'«ammazza, ammazza» fanno riferimento tutti i conservatori, tradizionalisti, reazionari allarmati dal disordine sociale in atto, scandito dal crescere delle proteste popolari e degli attentati anarchici. Responsabile principale di questo caos crescente sarebbe il troppo debole ministro degli Interni Zanardelli. In realtà un galantuomo di notevole spessore giuridico e culturale, consapevole del rischio - se cedesse alle invocazioni di chi vuole leggi speciali e repressione generalizzata - di rendere ancora più insopportabile il peso dello Stato, e delle sue forze repressivo, sui ceti disagiati. Ovviamente dopo il fallito tentativo le bordate conservatrici contro Zanardelli e il governo s'intensificano. A rintuzzarle scende in campo lo schieramento che si riconosce nella seconda frase della regina. «Cairoli, salvi il re» diventa una specie di viatico, di parola d'ordine che sigilla la fiducia che si dovrebbe avere nel presidente del Consiglio che, pur di salvare il suo sovrano, non ha esitato a versare il proprio sangue. A lui, è sottinteso, si può affidare non solo la vita del re ma anche il benessere dell'Italia. E' una bagarre che dura poche settimane. Alla fine Cairoli e Zanardelli devono subire la mozione di sfiducia presentata alla Camera e per 74 voti di scarto sono sconfitti. Subentra loro l'amico e collega Depretis. Viene dalla sinistra anche lui ma riesce a mettere in piedi un governo che, pur appoggiato da questo schieramento, fa una politica essenzialmente di destra. Come volevano, insomma, gli «ammazza, ammazza». Oreste del Buono Giorgio Boatti gboatti(n>venus.it Il re Umberto I con la regina Margherita Ibernico gesto del primo ministro (che fu anche ferito) fece arrestare l'accoltellatore, ma non impedì il roto di sfiducia e la caduta del suo governo D.i logge re: Sergio Feldbauer Attentati anarchici dell'ottocento Mondadori editore 1969 Pier Carlo Masini Storia degli anarchici italiani, da Bakunin a Malatcsta Rizzoli 1971 Gabriele Ranzato Il linciaggio di Carretta, Roma 1944 il Saggiatore. /997

Luoghi citati: Italia, Malatcsta, Napoli, Roma